Filosofia a scuola

Filosofia a scuola

di Umberto Tenuta

 

Ora studieremo la filosofia!

Che barba, professo’, da dove cominciamo?

Da Talete, e poi Anassimandro? E poi Eraclito! E poi Socrate della cicuta!

E poi… e poi… Campanella, che non suona mai!

E poi, oddio che barba, Kant col noumeno! Ma se non si conosce come facciamo a studiarlo?

Ma meno male di Hegel col suo essere, non essere, divenire…

E, non per finire, Spaventa, proprio così, che spavento! Ma su, chi volete che oggi si spaventi?

E della FILOSOFIA poi!

Ma, curiosone quale son, sono andato a consultare il Dizionario etimologico cartaceo di Cortellazzo- Zolli: filosofia, il filo per cucire e Sofia, l’amica, di mamma.

Ma no, che dici, leggi bene!

Leggo.

Filo, in greco: amore. Che bello! Anche l’amore a scuola!

Sofia, sì, proprio Sofia la bionda, ma di nascosto, perché non se ne accorgano i Professori!

Ma no! Sofia, quella sapientona della professoressa che tutto sa, che tutto ti insegna, che tutto ti chiede quando ti interroga.

Comunque, FILOSOFIA, AMORE DEL SAPERE.

Ma dov’è questo amore, ma non sapete che a scuola l’amore è proibito?

Lo trovi solo quando esci da scuola e la tua amata ti aspetta e ti corre incontro col cuore che le scoppia: amore, finalmente sei libero, finalmente sei uscito, sei uscito dal carcere, dalla tua prigione. Io ti aspettavo, ti aspettavo, io la tua Sofia, io la tua amata Sofia, FILOSOFIA.

E sì, nella scuola gli amori sono proibiti! È proibito amare.

Solo odiare, solo odiare si può!

Mica si ama la Storia, con tutte le sue cronologie, dei Re, degli Imperatori, delle Guerre, delle Battaglie, delle Sconfitte, delle Cadute, dei Secoli bui, degli Evi (ma non si chiamava Eva?), delle Rivoluzioni, quella Francese, quella dell’Ottobre, quella della Terra intorno al Sole…

FILO! Ma quale filo di seta, quale amore? La scuola è un campo di battaglia: il professore sfida gli alunni, li interroga, li punisce con un bel QUATTRO MENO, e li respinge!

Gli alunni sfidano il Professore, si scambiano i bigliettini sotto i banchi, hanno fatto la statistica delle domande che fa il professore e sanno qual è la più probabile.

E gli studenti non amano i loro compagni, i loro compagni che siedono al primo banco, perché figli di papà.

E l’ultimo banco? È quello degli animali… dei somari, i più stupidi, si dice. Oibò, vai a vedere se è proprio vero!

Sì, l’ultimo banco! Ma, poi, è pure comodo, il professore si dimentica di te!

L’un contro l’altro armato, di petardi, di pietre, di pungiglioni: hai visto quando il Professore ti punzecchia, e tu soffri, soffri, soffri.

Qui regna l’Amore!

Ma quale amore? Qui regna l’ODIO, l’odio dell’odiata Matematica, la più astrusa delle discipline, col Pi greco, ma come si scrive? Con la Tavola pitagorica! Ah, sì, l’ha inventata quel nemico degli studenti che si chiamava, pace all’anima sua, Pitagora che pure a Crotone approdò.

Beh! Direi che a scuola non c’è l’amore, ma c’è la guerra, addio, quella che sempre ha portato feriti e morti.

Ferite che ti restano nel corpo, nell’anima. Sì, nel corpo, per l’educazione fisica con le sue quaranta flessioni, con le sue assicelle che sono uguali per Marco, alto un metro e sessanta, e per Filippo, alto un metro e venti.

Sapete, la scuola fa le parte uguali!

Ma, don… don… Don Milani non l’aveva predicato, là, sull’altare, che cosa non c’è cosa più ingiusta che fare le parti uguali tra diseguali?

Ma vai, chi vuoi che di Don Milani si ricordi ormai, sono decenni che è morto, e poi chi lo conosceva? Se ne stava lassù, sulla montagna di Barbiana!

La sua voce a valle certo non poteva giungere.

Bene! Ma allora a scuola che cosa c’è, se nessun studente può amare Sofia?

Ma non ve lo ho già detto!

Qui regna… Odio.

L’odio delle guerre fratricide, l’odio che ha ucciso… ha ucciso…  milioni di esseri romani nelle guerre di tutti i tempi.

Ma soprattutto l’odio che ha ucciso l’amore del sapere, la filosofia che ogni figlio di donna si porta sin dal suo primo sguardo al mondo.

Ma chi sei tu che mi sorridi dietro la vetrata!Sì, ho capito, sei il nonno!

Ah! Adesso vi vedrò e vi riconoscerà tutti: Nonno, Nonna, Zia, Parenti, Amici vicini e lontani, tutti!

Finestre e porte, soffitti celesti e cieli azzurri! La culla che mi dondola, la sonagliera che mi diverte, il latte della mamma mia che più buono non c’è!

E, via via, quante cose il bimbo ama conoscere! Gli occhi, i sorrisi, le ninne nanne, le musiche di Mozart…

E poi, i cieli, le nuvole, i prati, le colline in fiore… E, poi, ancora, quante cose imparerà!

Si rotola, si trascina… ora cade! No, tranquilli, non cade, non soffoca sotto il cuscino.

Va il bimbo incontro al mondo che gli sorride, gli sorride, gli dà gioia: gioia di sapere, di saper fare, di saper essere.

Imparerà la lingua italiana, francese, tedesca, spagnola, russa, cinese… che intorno a lui parlano zie, nonne, cugini e cugine, amiche di mamma..

Ma la grammatica, la sintassi?

Deve aspettare la scuola, la scuola primaria perché in quella dell’infanzia non si impara!

E no, anche nella scuola  materna delle Sorelle Agazzi il bimbo impara il lessico, la grammatica, la sintassi, l’etimologia: mamma mammina; casa casetta; studio studioso!

I bambini nascono studiosi, filosofi!

E tali restano anche a scuola.

Ma no, perché a scuola mica si impara con la gioia dei primi anni di vita!

La scuola segna la cacciata dal Paradiso terrestre, dal suo mondo di vita innocente, di scoperte spontanee, di esperienze con il corpo, con le mani, con i piedi, con la bocca, con il naso…

A scuola si impara sui libri, sui quadernoni a righi e a quadretti, sulla lavagna, anche su quella digitale!

Mica a scuola puoi mettere le mani sul fuoco per imparare che scotta?

A scuola sta scritto sul libro che il fuoco scotta, brucia, arde. A scuola sta scritto sui libri che il ghiaccio gela, che la pioggia cade leggera, che la neve fiocca fiocca, sì, fiocca proprio come quella che tu guardavi dietro i vetri della finestra e, quando la mamma non ti vedeva, uscivi a coprirtene i capelli, i vestiti, le manine aperte…

INCIPIT VITA NOVA!

A scuola comincia una nuova vita, una vita nuova, di pianti e lai, di lacrime e sangue, di lotte per un misero SETTE, di pianti per un disgraziato QUATTRO, di note sul registro perché ti sei ostinato a parlare con la tua amichetta dell’altro banco per suggerirle fraternamente che SETTE PER NOVE FA SESSANTATRè!

Ma, insomma, lo volete capire che la filosofia abitava nei giardini fioriti della prima infanzia e a scuola non c’è posto né per Filomena né per Sofia?

 

Ma, o giovani studenti, non vi preoccupate più di tanto!

Fuori della scuola c’è il vostro tempo extrascolastico, e in quello potete ancora amare la vostra Sofia, potete ancora coltivare la vostra innata curiosità, chiedendo alla mamma ed alla zia perché l’acqua bollente della pentola sta scomparendo nelle nuvole di vapore che sulla cappa di acciaio inossidabile si trasformano in tante goccioline che, come la pioggia, ricadono sui coperchi poggiati là vicino.

Insomma, vorrei dire, vorrei dire che poi la scuola tanto male non fa, perché la forza dalla vita, l’élan vital, l’innata curiosità umana, l’amore di Sofia è più grande di ogni pena di apprendere che la scuola infligge, ed alla fine, alla fine, proprio alla fine, la filosofia trionferà:

OMNIA VICIT AMOR!