La protesta delle aule sporche si allarga dal Piemonte alla Sicilia

da Corriere della Sera

La Cgil: l’allarme resta in tutte le regioni. Dal 2011 a oggi i fondi sono stati dimezzati

La protesta delle aule sporche si allarga dal Piemonte alla Sicilia

Giannini promette 20 milioni, ma solo per «tamponare» l’emergenza. I nuovi fondi dovrebbero bastare per un altro mese

«Tamponare la situazione»: dice così il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini quando annuncia la proroga di un mese dei fondi per le pulizie nelle scuole, in modo da garantirle anche a marzo. Sul piatto il ministro mette subito venti milioni, che saranno resi disponibili attraverso una decisione in commissione Bilancio al Senato: il provvedimento dovrebbe entrare in vigore sabato, ma potrebbe essere già troppo tardi. È per questo che il verbo utilizzato, «tamponare», risulta quanto mai calzante. Domani scade infatti la prima dilazione, concessa due mesi fa dal governo, per garantire le pulizie nelle scuole di tutto il Paese, alle prese con un problematico cambio di gestione che mette in ginocchio gli studenti, costretti a far fronte ad aule sporche e i lavoratori delle ditte, che dalle 35 ore di lavoro medio a settimana si sono visti ridurre l’impegno del 50, 60, 70%. In Veneto si viaggia sulle 17 ore medie a testa, ma ci sono casi, come l’Abruzzo e le Marche, dove i dipendenti delle cooperative lavoreranno solo sei ore a settimana. Per capirci, significa partire da stipendi base di 1.000 euro e arrivare a percepire 600, 400 o anche solo 200 euro al mese.

La mappa degli appalti delle pulizie

Cifre che mettono tristezza, la stessa dipinta sul volto del palloncino blu regalato al ministro Giannini da una delegazione di genitori e amministratori, per ricordarle il diritto ad una scuola pulita. «Presto tornerò a farlo sorridere», promette il ministro annunciando la ripartenza del tavolo col ministero del Lavoro. «Se è una proroga per mascherare il disastro, non serve – commenta scettica Carmela Bonvino, del sindacato Usb -. Se invece aiuta la politica a riflettere sulla gestione, allora è una boccata d’ossigeno». Cauta anche la Cgil, che ieri ha organizzato manifestazioni e incontri sul tema in tutta Italia: «Se non vedo non credo – dice la coordinatrice Filcams Elisa Camellini – Ma il segnale è importantissimo: siamo ancora in allarme in tutte le regioni, anche dove gli appalti sono avviati».

Perché non è solo un problema di gare, nuovi appalti e spending review . È vero che nel 2011 si spendevano 600 milioni per le pulizie assegnate all’esterno, mentre nel 2013 se ne sono spesi solo 400, e quelli a disposizione nel 2014 sono 290. Ed è anche vero che nel passaggio dalle vecchie cooperative sociali, foraggiate dagli enti locali, ai consorzi vincitori delle gare d’appalto Consip (la piattaforma digitale della pubblica amministrazione), qualche ingranaggio si è inceppato. Al punto che su tredici lotti ce ne sono ancora due non assegnati (Napoli-Salerno e Sicilia) per ricorsi al Tar e uno non attivato (Basilicata-Calabria): se in queste aree la proroga non arriverà per tempo, c’è il rischio che le pulizie si fermino del tutto, perché i lavoratori non sono stati assunti ancora dalle nuove ditte ma non hanno più il contratto con le vecchie. E anche nelle regioni dove sta avvenendo il cambio di gestione, quelle del Centro Italia e la Sardegna, i sindacati sono ai ferri corti con i nuovi gestori. Ma il nodo sta altrove: e cioè nel meccanismo che assegna i fondi alle scuole non in base ai metri quadrati da pulire, ma sui «posti accantonati», ovvero gli stipendi degli 11.851 collaboratori non assunti in organico. Quando un dirigente scolastico fa «acquisti» di pulizie, quindi, ha risorse non studiate sulle reali esigenze e può far lavorare i «pulitori» solo un certo numero di ore. Fino al paradosso: in Piemonte i tagli di ore e personale sono del 27%, ma a Torino superano il 40%. Ecco perché le dipendenti di una delle cooperative si sono incatenate in Comune per protesta. «Se la distribuzione fosse stata più equa, le cose si sarebbero gestite meglio», spiega Brenno Peterlini, presidente del Consorzio nazionale servizi, che ha l’appalto in Piemonte. Estendendo la stima sul territorio nazionale, è come se su 24 mila lavoratori delle ditte di pulizie se ne tagliassero 9.000. Ma poiché non vengono licenziati, continuano a lavorare tutti, ma molto meno. Così si perdono soldi, e si acquista sporcizia. ©

Valentina Santarpia