Tablet

TABLET TABLET TABLET LA CELLULOSA RESTA NEI BOSCHI

di Umberto Tenuta

I libri non esistevano, tutto era custodito nella memoria. 
Omero cantava nelle piazze gli amori di Elena e di Andromaca.
Poi vennero i papiri e le pergamene, e fu uno scandalo, uno scandalo grande. 
I sapienti gridarono: l’uomo perderà la memoria! 
Poi vennero i libri e il grido fu più forte, perché ora tutti avrebbero perduto la memoria, non solo i maestri. 
Oggi l’Iliade non si scrive più sulla carta, ma sulla superficie di Gorilla Glass e di zircone dei tablet. 
La bella carta di Amalfi, che perdita enorme! 
Certamente, per la Valle dei mulini!
Ma per gli studenti, per i lettori accaniti? 
Un disastro anche per loro.
Addio scaffali di mogano!
Addio scrivania quattrocentesca! 
Ora, là, sul divano del salotto si guarda il telegiornale e, di sbieco, si guarda il tablet dove si proietta un film.
E poi, gli studenti se ne vanno sgambettanti a scuola, con il piccolo tablet nella tasca, le mani libere per gesticolare, sì, come gli uomini che ancora il linguaggio orale non avevano inventato. 
Oddio, tutto ritorna, corsi e ricorsi storici. 
Aveva ragione Giovanbattista Vico!
Gli studenti non si portano più i libri sulle spalle, a rischio di lordosi, di scoliosi, di cifosi.
Quanti malanni evitati! 
Ma dite sul serio?
Non vedete che ora perderemo la memoria, come avvenne dopo la comparsa della stampa?
Oddio,non me ne ero accorto, mi sembra di ricordare tutte le cose belle della mia vita!
Non vedete che ora gli uomini non sapranno più scrivere con la penna d’oca.
Beh, scriveranno con la stilografica, e ancor meglio con la biro. 
Suvvia!
Ma se la biblioteca me la posso portare in tasca, là sulla montagna alta, che per scalarla mi sono liberato di tutti i pesi, compresi quelli dei libri, dei quaderni e delle biro per gli appunti, non vedete che vantaggio ho conquistato?
Ma se la sera, a letto, prima di addormentarmi, mi viene un pensierino e lo detto al tablet, senza nemmeno scriverlo col pennino elettronico, non vedete che sono fortunato?
La parola, la parola memorizzata, la parola tradotta in pittogrammi, tradotta in ideogrammi, tradotta nelle ventuno lettere dell’alfabeto, la parola sulla pelle delle povere pecore, la parola che distrugge tutte le piante di papiro, la parola che distrugge tutta la cellulosa del globo, la parola che ora occupa uno spazio piccolo piccolo nel mio orologio, nei miei occhiali da sole!
O grandezza dell’homo sapiens sapiens!
Dove andrai tu?
Sulla luna?
Ci sei già andato. 
Su Marte?
Ci hai già fatto andare i tuoi robot! 
Dove? Dove? Dove?
Nell’infinito universo, in altre Terre, in Terre lontane, lontane che più non si può. 
E saremo salvi, quando la Terra collasserà, e noi, preveggenti salteremo sulla nuova Terra, non quella di Colombo, ma quella dell’uomo di Prometeo. 
Evviva i tablet, evviva, evviva!
L’uomo è troppo intelligente per non farne un uso intelligente, come ha fatto con la parola, con la cartapecora, con la carta di cellulosa, con la stampa.
Abbiamo fiducia nell’uomo, nell’uomo che nel corso dei millenni ha costruito la cultura, ha costruito l’immenso capitale umano.
Ha costruito se stesso.
E continuerà a crescere, a diventare più grande, fino alla fine del secoli che egli mai vedrà.
Calma, calma, calma!
Per ora accontentiamoci dei Tablet