L’ora (mancante) di Educazione civica

da Corriere.it

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

L’ora (mancante) di Educazione civica

Previsto per primo da Aldo Moro, l’insegnamento dei diritti e doveri dei cittadini italiani non è mai diventato una vera e propria materia scolastica. Resta affidato alla buona  volontà delle maestre e dei prof di storia e diritto

di Antonella De Gregorio

Per Roberto Benigni è «la più bella del mondo». E nelle performance in piazza e in tv strappa applausi ed emozione recitando gli articoli della nostra Carta costituzionale e calandoli nella vita e nelle esperienze quotidiane. Ed è così che il fondamento della Repubblica democratica andrebbe trasmesso, spiegato, recitato, illustrato: emozionando.  Ne è convinto Luciano Corradini, professore di Pedagogia generale all’Università di Roma Tre e sottosegretario all’Istruzione in un governo precedente, che  della Costituzione nella scuola ha fatto materia di insegnamento, argomento di libri, tema di dibattito, spunto per la  formazione di     docenti. «Perché non basta il sapere – dice – nella società secolarizzata, tecnologica e globalizzata», ma bisogna apprendere e sviluppare anche personalità e responsabilità sociale, sentimenti di empatia, rispetto, appartenenza e partecipazione». Una scuola vissuta come comunità educativa non fa solo imparare le scienze e le tecniche, ma aiuta a «crescere in umanità».

Materia chimera

Previsto dalle Indicazioni nazionali per le scuole di ogni ordine e grado come uno degli assi e dei terreni comuni della formazione di base, l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione è però una materia-chimera, un mostro, un esperimento, con facce e caratteristiche diverse a seconda di chi la insegni. Introdotta nella scuola statale da Aldo Moro, nel 1958 è diventata materia curricolare, subendo negli anni trasformazioni continue nell’intitolazione, nei contenuti  e nella collocazione.  E se Moro chiedeva di «trovare senza indugio un adeguato posto nel quadro didattico della scuola… al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacri retaggio del popolo italiano», e Luigi Sturzo avvertiva: «Se (la Costituzione) cade dal cuore del popolo… se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento  e l’educazione scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà», a chiarire il compito della scuola in proposito è stato di recente il presidente Giorgio Napolitano: «È importante che la Carta Costituzionale venga sistematicamente insegnata e analizzata nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro di riferimento indispensabile per costruire il loro futuro di cittadini, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri». In quell’anno (2008), al ministero si stava lavorando a un disegno di legge che assegnava a questo compito un monte ore annuale di 33 ore. Ma la previsione è poi scomparsa.

La storia
L’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» voluto dalla Gelmini nel 2008  viene impartito dai prof di storia come un’appendice della materia: i testi sono solo «consigliati»

Negli ultimi 50 anni, la materia si è chiamata «Educazione civica», affidata  per due ore mensili al docente di storia; nel 1979 lo studio della Costituzione venne relegato alla terza classe  della scuola media. E poi: nel 1985 (ministro Falcucci) si chiamò «Educazione alla convivenza democratica» e venne inclusa nella materia «Studi sociali», accanto alla Storia e alla Geografia. Nel 1996 (ministro Lombardi), la norma che  prevedeva l’insegnamento di un’ora mensile di «Educazione civica e cultura costituzionale» non entrò in vigore per la caduta del governo Dini, mentre trovarono spazio le altre educazioni (alla salute, all’ambiente, alla pace, all’intercultura), esplose nella scuola come risposte alle emergenze di fine secolo.  Il ministro Berlinguer  (1998) varò lo «Statuto delle studentesse e degli studenti». La Moratti nel 2003 propose l’«Educazione alla convivenza civile» nella scuola primaria. La sistemazione attuale fu voluta dal ministro Gelmini, che con la legge 169 del 2008  tentò la sintesi tra il termine internazionalmente accreditato di «Cittadinanza» e i documenti del fondamento istitutivo della Repubblica italiana. Oggi non è una «materia» (o «disciplina», in gergo ministeriale),  con un quadro orario definito, ma «una sorta di filo rosso che attraversa le discipline, un insegnamento rimesso a docenti di area letterario-umanistica», spiega Carmela Palumbo, a capo della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici del Miur.

I contenuti

Il documento di indirizzo elaborato dal ministero prevede percorsi specifici per ogni ordine e grado: il concetto di famiglia, scuola e gruppo, e i modi di agire corretti, nella scuola dell’infanzia; prime nozioni su Costituzione e convivenza, diritti dell’uomo, tutela del paesaggio, rispetto delle regole, nella primaria; Costituzione e diritti umani alle medie; Costituzione con uno sguardo all’attualità al liceo, insieme  a promozione del volontariato, del fair play, dell’educazione stradale e della tutela dell’ambiente. L’ampliamento a temi che vanno oltre il classico ambito dell’educazione civica va nel senso del «pieno sviluppo della persona umana» che la Costituzione prevede all’articolo 3, sostiene Corradini. Che ricorda che  «si va a scuola non solo per prendere un titolo di studio e trovare un lavoro, ma per diventare una persona umana, un cittadino, un lavoratore. E in questo percorso è importante rendersi conto di avere diritti inviolabili e di dover esercitare doveri inderogabili».

Senza voto

Quando venne introdotta, ci fu un ampio dibattito su quale collocazione trovarle e in quale ambito. I sostenitori dell’autonomia della disciplina (che tradotto significa insegnanti ad hoc, formati appositamente, con ore dedicate) si sono dovuti scontrare con i tagli di spesa. Che forse hanno contribuito non poco a creare nei ragazzi un senso di smarrimento e di scarsa confidenza con le istituzioni. Oggi se ne parla nelle ore di storia (nelle primarie se ne occupa la maestra di ambito storico-letterario; dove c‘è, alle superiori è affidata al prof di diritto) e il  voto confluisce nella valutazione per questa materia. I testi su cui studiare sono solo «consigliati», oppure si trovano appendici e sezioni di approfondimento nei libri di storia.

Bullismo e «genere»

Occasione preziosa per affrontare anche temi come  bullismo, violenza domestica e questioni di genere, la «formazione civile»  dovrebbe educare la personalità dei ragazzi in tutte le dimensioni.  «Argomenti come il bullismo  vanno ricondotti a temi fondamentali, da trattare in termini sociologici, ma non è escluso che la scuola si apra anche a un taglio pedagogico», dice Palumbo. E se il confine tra cosa insegnare e cosa tener fuori è difficile da tracciare «è  perché la nostra Costituzione è un documento ampio e completo, tutela i nostri diritti e l’ambiente, le istituzioni e la salute».

Insegnamento

Tra quello che «non è», Palumbo ricomprende le «generiche “educazioni”»:  finanziaria, assicurativa, alimentare, alla guida sicura, o ai principi base del Pronto Soccorso, «talvolta impropriamente rimessi a competenze scolastiche». Che cos’è dunque? «Un insegnamento, cioè qualcosa che ha a che fare con conoscenze, competenze, cultura». Fulcro, la Carta Costituzionale, da integrare negli argomenti di studio: non come un monumento del passato o una tavola della legge, ma come perno che regge la convivenza civile, una risorsa per orientarsi e una matrice di valori. E poi  il cittadino con i suoi diritti, doveri e prerogative, anche in una dimensione europea. «E il fatto che oggi si fatichi a capirne le ragioni è un po’ il sintomo della difficoltà che abbiamo a prendere contatto con il nostro Dna democratico», sostiene  Corradini. Che ha da poco pubblicato il volume «La Costituzione nella scuola. Ragioni e proposte» (Erickson, 2014), in cui parla della Costituzione con affetto: non un vecchio oggetto vecchio, ma una meravigliosa «macchina d’epoca», di cui è fondamentale recuperare  e trasmettere ai giovani  il valore storico e la meraviglia.