Edilizia, alla ricerca di fondi

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da Corriere.it

IL PIANO DA 3,5 MILIARDI

Edilizia, alla ricerca di fondi

I dubbi dei Comuni, il no dell’Inail:le nostre risorse non sono a fondo perduto

di Valentina Santarpia

Tre miliardi e mezzo per costruire e ricostruire le scuole. Il piatto offerta dal premier Matteo Renzi è interessante, ma la ricetta appare ancora oscura. Dopo l’annuncio bomba che ha entusiasmato sindaci, professori, presidi, famiglie, bisogna fare i conti con i numeri, e con i malumori. Quelli che serpeggiano nell’Anci, l’associazione dei Comuni, che non è stata interpellata per realizzare il famoso piano dell’edilizia scolastica, che pure i sindaci dovrebbero contribuire a realizzare. E quella manifestata dall’Inail, che ha messo sul piatto 300 milioni, ma «non a fondo perduto». «Costruiremo le scuole, ma con un minimo di remunerazione, siamo un’assicurazione, non un ministero», fanno sapere. E intanto a palazzo Chigi la task force per l’edilizia, che già esisteva ai tempi di Letta, è alle prese con la lista delle disponibilità.

La conta dei fondi nel salvadanaio

Come è arrivato Renzi a quei tre miliardi e mezzo sbandierati in Consiglio dei ministri? Probabilmente facendo una semplice somma di somme già disponibili e messe in conto, ma ancora non spese, per la solita catena di ritardi burocratico-amministrativi che negli ultimi anni hanno reso farraginoso il meccanismo di stanziamento e utilizzo dei fondi per riparare le scuole: un processo che riguarda tre ministeri, quello dell’Economia, quello dell’Istruzione, e quello delle Infrastrutture, e che coinvolge enti locali e Stato, ha spesso finito per incagliarsi. I dati sui soldi a disposizione sono aggiornati a novembre, ma dopo lo stop dell’anagrafe scolastica in Conferenza Stato—Regioni per la protesta dei sindaci, non è cambiato molto.

I soldi gestiti dal Miur

La prima tranche di soldi è quella gestita dal ministero dell’Istruzione. Cento  milioni sono quelli, poi ridotti a 98 in seguito ai tagli, del fondo per l’edilizia scolastica gestito dal Miur. Trentotto milioni sono finalizzati al cofinanziamento di interventi di edilizia scolastica da realizzarsi attraverso lo strumento del fondo immobiliare: per gli interventi già individuati serve però il protocollo d’intesa tra il Comune e il Miur. Gli altri 60 sono destinati all’Emilia Romagna. Sempre all’Emilia, sono destinate risorse derivanti da una serie di revoche, per circa 74 milioni. Altri venti milioni sono quelli del fondo per il rischio sismico (ex art.32 bisdel decreto legge 269 del 2003), incrementato appunto di venti milioni per interventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici. Da quest’anno questi soldi dovrebbero confluire sul Fondo unico per l’edilizia scolastica del Miur. Poi ci sono i 150 milioni del Dl Fare: a novembre sono stati assegnati i soldi stanziati, che hanno consentuito di finanziare 692 interventi, ovvero il 27,5% del totale. Gli enti locali avrebbero dovuto avviare le gare per l’affidamento dei lavori entro il 28 febbraio 2014, ma la scadenza è stata prorogata, visti i ritardi. Altri cento milioni vengono dal Fondo di sviluppo e coesione iscritte sul capitolo 8425 del ministero dello Sviluppo economico, gestito dal Miur: si tratta di risorse destinate per il 60% alla messa in sicurezza, adeguamento sismico e ricostruzione degli edifici scolastici danneggiati o resi inagibili dai terremoti in Emilia. Siamo a 442 milioni.

Le risorse delle Infrastrutture

Poi ci sono le risorse gestite dal ministero delle Infrastrutture e i Trasporti, che ha predisposto due programmi stralcio approvati dal CIPE e in corso di realizzazione. Il terzo programma stralcio è stato oggetto di una risoluzione parlamentare, la cosiddetta risoluzione Alfano, e approvato con decreto interministeriale. Per i primi due programmi, il primo di poco meno di 194 milioni e il secondo di poco più di 295 milioni, ad oggi non sono ancora stati attivati 244 interventi, il 15%, per circa 85 milioni. Potrebbero essere riprogrammati con delibera Cipe, previa verifica della disponibilità delle risorse. Per quanto riguarda il terzo (di 112 milioni circa), ci sono state finora 794 manifestazioni di interesse, per circa 95 milioni. Sempre sotto la gestione del Mit, c’è un’altra fetta di soldi che pesa sul Fondo infrastrutture, per la messa in sicurezza degli edifici scolastici: il primo stralcio ha permesso di avviare 1640 interventi, per 349,6 milioni, il secondo stralcio 34 interventi avviati per 8,5 milioni. Sui 357 milioni complessivi di questo fondo, 199 milioni sono caduti «in prescrizione» perché non utilizzati, e solo 88 sono stati reiscritti. Anche il Fondo per lo sviluppo e la coesione ha una quota complessiva destinata alla messa in sicurezza delle scuole,  per 259 milioni, e una destinata solo all’Abruzzo, per 226 milioni. Siamo a un miliardo e 443 milioni.

I mutui europei e i fondi dell’Inail

Le ultime due tranche sono quelle europee e quelle dell’Inail. I quaranta milioni all’anno, a decorrere dal 2015, sono quelli previsti dal decreto istruzione, e prevedono che le Regioni possano essere autorizzate a stipulare mutui trentennali con la Banca di sviluppo europea e quella degli investimenti,   con oneri di ammortamento a carico dello Stato per qualsiasi miglioria delle scuole, dalla ristrutturazione all’efficientamento energetico. In totale dovrebbe trattarsi di 800 milioni. Le risorse Inail, invece, sono quelle che prevedono fino a 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2014 al 2016,  secondo un programma concordato tra Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’Istruzione e Ministero delle Infrastrutture, sentita la Conferenza unificata. Ma l’Inail su questo punto è chiaro: non intende finanziare a vuoto la ristrutturazione delle scuole, ma è disposto a mettere soldi per costruirne di nuove, avendone in cambio un rendimento, anche piccolo. Le ipotesi in campo sono due: o l’investimento diretto dei fondi, coordinando i criteri di costruzione con le autonomie locali; oppure stornarli a Invimit, la società messa su dal Tesoro per valorizzare il patrimonio pubblico, perché li utilizzi attraverso il suo fondo scuola ad hoc. Ma, in ogni caso, l’Inail in cambio vorrebbe una forma di rendimento: una sorta di affitto sulle scuole. Siamo ad un altro miliardo e 100.

I fondi bloccati nelle casse dei Comuni

Complessivamente in ballo ci sono due miliardi e 985 milioni, poco meno di tre miliardi, di cui chiaramente non tutti immediatamente disponibili e spendibili. A questi bisognerebbe aggiungere i fondi che i Comuni hanno in cassa ma che finora non hanno potuto spendere: ma questo dato per ora non è disponibile, perché l’unico riferimento che ha l’Anci sono i 12 miliardi bloccati per le opere pubbliche. Quanti di questi saranno destinati all’edilizia scolastica, considerato che ci sono Comuni al limite del dissesto che hanno sicuramente altre priorità? La risposta per ora resta nebuloosa.