Amore di nascere alla vita Amore di diventare grandi

AMORE DI NASCERE ALLA VITA AMORE DI DIVENTARE GRANDI

di Umberto Tenuta

 

Che altro è il parto se non un atto di amore, forse e senza forse, il più grande atto di amore di cui solo le donne sono capaci?

Che cosa è l’educazione se non un atto di amore, un parto all’umanità del figlio di donna?

Gestazione fisiologica, in gran parte, la prima, quella delle madri.

Gestazione culturale, la seconda, quella della scuola.

Una gestazione educativa che il cucciolo d’uomo veste di cultura, della cultura che solo lo fa un essere umano, un uomo.

Senza il grembo culturale, Victor, il Selvaggio dell’Aveyron, non diventò un uomo, nella foresta e, a undici anni, messo nella cultura, morì a sedici anni.

Comincia l’educazione sin dai primi vagiti del bambino, e anche prima, continua nella famiglia, poi nella scuola, grembo culturale, schola gremii materni, come la definiva come J.A.Comenius.

Con amore, con gioia, con ogni possibile cura la madre per nove mesi se lo porta nel grembo, e anche se scalcia, mai lo sgrida, mai lo punisce, sempre lo accarezza: stai buono, amore mio, ti voglio bene!

E il bimbo, subito, appena apre gli occhi, le sorride, le si attacca ai seni: mamma, io voglio il latte, il tuo latte, il latte che mi farà crescere, mi farà diventare grande, grande più di te, o madre mia, grande più del babbo mio.

Una sete grande il bimbo ha e i capezzoli succhia fino all’ultima goccia di latte.

E poi sorride soddisfatto, contento sorride alla vita.

Una gran fame di latte, di alimento il bimbo si porta sin dalla nascita.

E una gran fame di conoscenza il bimbo si porta nel cuore.

Una sola goccia di latte non lascia nei seni materni, un solo sguardo al mondo il bimbo non smette mai di rivolgere, tutto preso dalla sua innata curiosità, da una fame che lo prende, che lo divora, che lo porta ad esplorare il mondo intero che, vicino e lontano, gli si squaderna.

Tutto egli desidera prendere, apprendere, conoscere, imparare, fare suo, Carne della sua carne, sangue del suo sangue.

E la mamma lo asseconda, gli libera i piedi perchè possano scalciare, gli libera le manine perchè possano toccare, toccare tutto ciò che la mamma gli para attorno.

E poi sgambetta, muove le braccia, muove le gambe.

Carponi si trascina nella culla, sul tappeto pulito che nel salotto buono la mammina gli prepara.

Poi si sposta a quattro zampe, pardon, con mani e piedi, come i suoi antenati e, infine, si erge traballante sulle gambe ed il girello la mamma gli offre perché vada ove il suo desiderio lo chiama, non importa se la credenza ne fa le spese.

Il bimbo va incontro al mondo, sui prati, sulle erbe, sulle terre e fiori tocca, profumi odora, petali e farfalle lo incantano.

Ora la mamma gli parla nella sua lingua ed egli la ascolta, come la musica che dallo stereo la casa riempie.

Pronunzia i primi fonemi, le prime sillabe, il primo nome: mamma!

Ora cammina eretto, parla la lingua della madre e del padre, di tutti e due se sono diverse, pattina.

A tre anni suona il violino e parla due lingue, come Michel de Montaigne.

Ma ora il suo campo di esperienze si è allargato oltre la casa materna, gioca con gli amichetti, esplora oltre la casa il più vasto mondo che si squaderna davanti ai suoi occhi curiosi.

Il suo piccolo mondo non gli basta.

Ora egli ha bisogno di uscire da casa.

Va nella scuola dell’infanzia e là si nutre di nuove, ricche, meravigliose esperienze ludiche.

È tutto un gioco la sua vita!

Nulla lo costringono a fare le sue brave maestre!

Certo, mettono sotto i suoi occhi curiosi ambienti che egli possa esplorare, gli offrono doni che egli possa utilizzare per i suoi giochi di forme, di colori, di costruzioni.

Il bimbo parla, le amichette e gli amichetti gli rispondono.

Dialogano tra di loro, si scambiano doni, anche doni di parole: io ti do la mia, tu mi dai la tua!

È tutto un gioco.

Ma intanto il bimbo si alimenta di conoscenze, di capacità, di amori, amore per i coetanei, , amore per le piantine coltivate nel giardino della sua scuola, amore per i criceti, amore per i pesciolini, lì, nell’acquario, amore per i gattini, amore per il sole che lo riscalda, per la luna che corre nel cielo…

Ormai, il bimbo è un ometto, sa camminare, sa correre, sa saltare, sa danzare anche.

Sa parlare una, due, tre lingue.

Sa contare:UNO, DUE, TRE, la figlia del re!

Che volete di più?

Sa fare anche di più.

Ora può andare alla Scuola Primaria!

Egli non capisce che cosa significa PRIMARIA: pensava che primaria fosse quella da lui già frequentata con le maestre della scuola dell’infanzia.

Ma lo capirà ben presto, sin dal primo giorno della SCUOLA PRIMARIA.

Lo capirà molto bene!

FINE DELLA PRIMA PUNTATA

La seconda puntata arriverà domani, allo stesso posto, alla stessa ora!