Matematica bella

MATEMATICA BELLA LA BELLEZZA MATEMATICA NASCOSTA NEL MONDO

di Umberto Tenuta

… Un’ultima spiegazione, pedagogica, ha a che fare con l’anacronismo della nostra scuola. Ministri e funzionari insensibili e inesperti, programmi e testi antiquati e aridi, esercizi sadici e noiosi, inflitti con metodi di insegnamento antidiluviani, completano l’opera di allontanamento anche degli studenti meglio disposti.
Con queste premesse, non c’è da stupirsi che la matematica sia così poco apprezzata e capita: semmai, ci sarebbe da stupirsi del contrario. Peccato però che, in un mondo tecnologico, chi non la conosce finisca per rimanere un vero e proprio
analfabeta. Con gran cruccio di quei governi e di quelle società che prima fanno di tutto per bruciare la terra attorno alla matematica, e poi si preoccupano di esserci riusciti, domandandosi impotenti e tardivi come rimediare.
(La bellezza matematica nascosta nel mondo di Piergiorgio Odifreddi, LA REPUBBLICA, 28 marzo 2014)

 

Tanto premesso, mi domando come io abbia fatto ad amare la matematica sin da quando sono andato scuola, a sei anni di età, allora si usava così!

Prima nei campi, né prati, sulle colline, nel torrente pietroso dopo l’inverno delle piene straripanti, delle terre allagate, dei pioppi trascinati nel vortice impetuoso delle acque terrose.

I miei giochi erano corse, salti, girotondi, pistole di sambuco, archi di salice e fionde di gelso.

La scuola con le sue regole, col suo forzoso silenzio, le bacchettate che timbravano di rosso e di blu  il palmo delle mani a chi le prendeva, come me che scrivevo mondi anziché monti, ma in matematica ero il più bravo.

Un amore, il mio, sbocciato non so perché, ma fedele per una vita. Ancora adesso ne canto la magia, la poesia, la bellezza che nell’intero cosmo si ritrova come sulle labbra di una donna.

Piergiorgio Odifreddi stamattina me ne spiega il perché.

Il perché di questo mio amore grande che per una vita mi affascina, e non ne so il perché.

Certo, lo intuisco

La mia amata matematica è tutta frutto di intuizione.

Erano le pietre, e non i dischetti del pallottoliere, che io contavo.

Erano le macine del mulino, abbandonate a lato della mia strada bianca, che io misuravo in cerchi, cilindri, prismi.

La mia passione ho portato ai bimbi dei Campelisi, la scuoletta nel sottoscala sui dirupi di Sciuddri, tutti bravissimi in matematica, ma in lingua come me esitanti tra mondi e monti.

Il primo laboratorio matematico inaugurato da dirigente scolastico è stato quello dei Blocchi logici, dei Blocchi aritmetici moltibase (BAM) del Dienes, dei Numeri in colore di Cuisenaire-Gattegno, del Calcolatore lineare Tenuta, dell’Abaco digitale di Arcisio Brunetti, della Bilancia Matematica anche digitale di Umberto Tenuta.

E poi, da tecnico ispettivo, alle maestre ed ai maestri ho cantato la poesia della matematica.

La matematica è sorella della poesia.

“Un matematico che non abbia un po’ del poeta non può essere un perfetto matematico” ( Karl Wierstrass).

La matematica si impara con le mani e con i piedi, andavo predicando, e le maestre ed i maestri non sapevano che cosa io dicevo, ma restavano incantati, per la prima volta nella loro vita, e innamorati della matematica, della meravigliosa matematica che scoprivano.

Ed i bimbi erano felici, quando entravo nelle aule e mi tiravano per la giacca quando andavo via: Maestro, resta, resta, resta con noi!

Oh! Che passione, che amore, quello della matematica!

Se il principe del foro non la ama, non è colpa sua, non gliel’hanno mai fatta incontrare.

La matematica non gliela poteva insegnare, non gliela poteva fare amare il docente che l’aveva imparata nei suoi assiomi, nei suoi corollari, nei suoi teoremi, e così costringeva ad apprenderla.

La matematica la può fare amare solo chi la sente nella bellezza della corolla di una margheritina di campo, nella fillotassi di uno stelo, nelle simmetrie di un viso di bimbo.

Per carità, lo chiedo per carità, lo chiedo per amore dei giovani, per amore di questa scienza regina, non insegni la matematica chi non la ama nel profondo del suo cuore!

Come dice la sua etimologia, la matematica è la scienza dell’apprendere per antonomasia.

Chi l’amore dell’apprendere non sente ardere nel suo cuore, abbandoni l’insegnamento della matematica.

E abbandoni l’insegnamento di qualsiasi altra disciplina!

Insegnare significa tradurre in segni, segni delle lettere dall’alfabeto, segni delle vestigia storiche, segni della cartografia, segni della fisica, segni dalla musica, segno del verso della poesia.

La matematica è sorella della poesia.

A chi, a chi la bellezza dell’universo cosmo non è stata contagiata, è stata negata la bellezza della matematica, la divina bellezza della matematica nascosta nel mondo.

Non per nulla Papa Francesco ha scritto che la bellezza salverà il mondo!

Anche la bellezza della matematica.