Studio incendio d’amore

STUDIO INCENDIO DI AMORE

di Umberto Tenuta

  né dolcezza di figlio, né la pietà del vecchio padre, né ‘1 debito amore lo qual dovea Penelope far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore eh’ ì ebbi a divenir del mondo esperto, e delli vizi umani e del valore… .

…Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, e, come vedi, ancor non m’abbandona…

 

 

Lo studio è incendio di amore!

Ogni essere umano ha due madri.

La madre genitrice che per un atto di amore lo fa nascere, lo cresce nel suo ventre, grembo di amore.

La maestra -e sono tutti maestre, mamme, papa, docenti, insegnanti, professori- seconda madre che si prende cura della seconda gestazione, quella che il giovane alimenta di cultura e lo fa diventare uomo.

Se anche le cure della genitrice possono ancora e sempre essere migliorate, le cure della maestra hanno ancora bisogno di urgenti miglioramenti radicali. Sono attualmente, salve pochissime eccezioni, molto, molto inadeguate.

La casa della scuola ha bisogno di essere dichiarata agibile, di essere comunque ben arredata e attrezzata, almeno a livello delle comuni abitazioni, ove sono ormai presenti anche le ultime tecnologie.

Ma non bastano le LIM e nemmeno i TABLET, se non si cambia il modo di essere scuola, di essere maestra.

Se per nove mesi la genitrice ha portato amorevolmente il bimbo nel suo grembo, nutrendolo di sangue e di amore, la maestra lo deve nutrire di cultura e, pur essa, di grande amore.

Lo studio è amore, lo studio è filosofia!

Ma soprattutto e innanzitutto lo studio non è condanna, non è pena, non è sofferenza, non è mortificazione quotidiana di silenzi obbligati, di immobilità contro natura, di panico per un voto, per un richiamo, per una sospensione dell’ossigeno della vita.

Studio è amore, amore di vivere, amore di alimentarsi alle fonti della cultura, del sapere e delle virtù che l’uomo ha creato nel corso dei millenni e che uomo lo hanno fatto, uomo come Socrate, come Dante, come Colombo, come Galileo, come Kant, come Beetoven, come Marconi, come Einstein.

E, soprattutto, come Francesco.

Cartesio si accorse che la ragione non basta all’uomo e Pascal glielo confermava. Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non può comprendere!

E al cuore dei giovani che occorre puntare lo sguardo, l’attenzione, la cura, anche e soprattutto nella scuola.

O maestra, a te il compito generoso, grande, nobile, insostituibile, necessario di incendiare i cuori dei tuoi studenti!

No, lasciamelo gridare forte!

Maestra, la cultura non è olio di ricino.

Se pure tu dovessi riuscire a farglielo bere, il giovane lo vomiterebbe appena dopo gli esami.

Non solo, ma ne sentirebbe da lontano il puzzo!

È questa la verità scarnificata della scuola.

Se lo studio è amore, non può essere una condanna.

“Per la contraddizion che noi consente”!

Nessun giovane può essere condannato a bere l’olio di ricino quotidiano, implacabile, che uccide l’innato bisogno umano di conoscere, di alimentarsi, di crescere, di diventare alto, adulto, uomo.

Basta con l’obbligo militare!

Ormai, anche per l’esercito esiste il volontariato.

Occorre abolire l’obbligo di studiare!

Non più scuola dell’obbligo, ma scuola dell’amore.

Nessun giovane deve essere obbligato a studiare!

Maestra, so che tu questo obbligo lo hai abolito nella tua scuola, per i tuoi studenti, che studenti sono, filosofi, innamorati come te della matematica, della storia dell’uomo, delle terre e della Ter­ra, del cielo stellato.

Maestra, so quanta cura tu hai messo nel far vivere ai tuoi studenti la gioia di imparare, di crescere in virtute e canoscenza, di divenire uomini.

So che il primo giorno di scuola tu sei arrivata ingioiellata della tua Logica, della tua Aritmetica, della tua Geometria, della tua Algebra.

E gli studenti ti hanno guardata ammirati da tanta bellezza che addosso offrivi ai loro sguardi at­tenti, e dei tuoi amori si sono innamorati.

.. .amor che a nullo amato amar perdona…

Tu lo hai nutrito, lo hai coltivato nel cuore, il grande amore della matematica ed ora spandi e con­tagi i tuoi studenti.

Li hai innamorati tu col fuoco dell’amore che ti arde dentro e che incendia, appicca il fuoco anche alle pietre, ed intorno a te è un incendio di cuori innamorati della più odiata delle di­scipline.

E anche la tua collega di Lingua è rimasta da te folgorata e nuovo fuoco di amore ha cominciato ad ardere nel suo cuore.

E la Lingua è stata un’altra esplosione di amore che ha attecchito nel cuore dei suoi studenti tuoi.

Tu ne hai sentito l’eco nelle poesie che per la prima volta i tuoi studenti si portavano dentro e ne scoprivano la parentela con la matematica, matematica che è sorella amata della poesia.

Maestra, io ricordo Antonino Zichichi che a Erice organizzò un convegno sulla poesia per parla­re di Scienze!

La cultura è tutta poesia, creazione, arte dell’uomo.

Così la vivono gli scienziati che stanchezza mai non provano nell’impegno assiduo che li prende giorno e notte.

E così la vivono quei piccoli scienziati, gemelli dei poeti, che sono gli studenti della tua scuola, o maestra.

Maestra, tu sei stata grande a non spegnere l’innato amore della conoscenza, l’innata curiosità umana, che ai bimbi ha regalato madre natura.

Ma tu sei grande, ancora più grande ad alimentare questo fuoco che in ogni cuore umano arde, desiderio infinito di crescere, di diventare uomo delle cose umane esperto, come dice il Poeta.
Maestra, ti prego, nel collegio dei docenti contagia questo tuo grande amore ai tuoi colleghi.
Forse il tuo dirigente ti loderà.

Ma tu non cerchi elogi, tu sei felice del tuo amore e tutti, dirigenti, colleghi, studenti contagi del tuo amore.

Grazie, a nome di tutti gli studenti italiani!

 

P.S.

 Maestra, ti segnalerò alla Ministra Stefania Giannini perché ti invii nelle scuole d’Italia ad appiccare fuochi!