USR Puglia, Praticare l’Europa

PRATICARE L’EUROPA: LA DIMENSIONE DELL’INSEGNAMENTO DEL XXI SECOLO

di CARLO DE NITTI

praticareCon il volume Praticare l’Europa, pubblicato per i tipi delle “edizioni la meridiana”, l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia avvia – come scrive, nella sua Prefazione, La comunicazione nella società della conoscenza. Il ruolo strategico della Scuola (pp. 7 – 10), il Direttore Generale, FRANCO INGLESE – “l’attivazione di un processo di informazione/ documentazione/diffusione/riflessione del <fare Scuola>, ma anche dell’<essere Scuola>, in un contesto che si riconduce geograficamente al territorio pugliese – di qui il titolo della collana Puglia@scuola -, ma che si propone di intercettare la dimensione europeistica e, ancora oltre, la dimensione internazionale del pensiero nel suo continuo evolversi” (p. 8).

Una finalità nobile ed un progetto giustamente ambizioso che sono “frutto di una riflessione, elaborata in questi anni, sulle possibilità di mettere in atto strategie e, unitamente, azioni che possano coniugare il bisogno di innovazione, quale prospettiva di sviluppo della società, della quale la Scuola è parte come elemento-motore, ma anche bisogno di riflessività sui processi di innovazione in atto” (pp. 7-8). Comunicare nella scuola del XXI secolo significa implementare le otto competenze chiave di base e trasversali così come definite nelle Raccomandazioni dell’Unione Europea  del 2006 nell’ambito del Lifelong e Lifewide Learning.

In questa prospettiva, l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia ha dato alle stampe, curato da ROSSELLA DIANA, il volume Praticare l’Europa: esso è diviso in due parti (Il contesto e Le pratiche) e corredato da un’Appendice di documenti. Tematizza, a partire dall’Introduzione di ANNA CAMMALLERI, La Scuola laboratorio d’Europa. Un’analisi sulla scuola pugliese, la dimensione europea dell’insegnamento/apprendimento a partire dagli obiettivi fissati per Europa 2020 – “migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e formazione nell’UE, facilitare a tutti l’accesso ai sistemi di istruzione e formazione; aprire i sistemi d’istruzione e formazione al resto del mondo” (p. 12) – attraverso le pratiche della scuola di Puglia (cfr. pp. 14 – 21), “terra fertile nell’elaborazione di processi di coesione e solidarietà, terra disponibile alle idee nuove” (p. 13).

La Puglia si è sempre distinta positivamente nell’interazione con l’Europa, innovando contenuti e metodologie di lavoro, formando i docenti, ampliando l’offerta formativa ed implementando l’uso delle tecnologie: l’Europa ha modificato profondamente l’approccio delle scuole italiane alla progettualità e di quelle pugliesi in particolare.

E’ il modo migliore – argomenta DONATELLA AMATUCCI, nel suo contributo Internazionalizzazione: una sfida per la scuola italiana – per trasformare l’economia europea (ed italiana) e consentirle di uscire dalla crisi mediante strategie prioritarie per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva (cfr. pp. 33 – 34), vincendo quattro sfide strategiche: l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita; la qualità dell’offerta formativa e la sua efficienza in termini di risultati; l’equità sociale e la cittadinanza attiva; l’innovazione e la creatività.

L’Europa dei cittadini non può non passare attraverso la scuola come luogo privilegiato di formazione alla crescita ed alla cittadinanza europea: l’UE deve essere vissuta dai cittadini come un luogo politico di riconoscimento e fruizione dei propri diritti. Sostiene ANTONIO PAPISCA: “Gli aggettivi <intelligente, sostenibile, inclusiva> imputati all’auspicata <crescita> assumono significato non retorico secondo questo modello olistico di riferimento che comporta, prima di tutto, che lo scopo finale della crescita economica non è né la competitività né la salute dei mercati, ma la piena realizzazione dell’essere umano in città inclusive e in un’Europa inclusiva” (p. 80).

Quella inclusività che è il punto di imputazione della nuova cittadinanza europea, così come postulata da LUCIANO CORRADINI, La dimensione europea dell’istruzione, nel contesto di Cittadinanza e Costituzione (pp. 97 – 116): “Le trasformazioni politiche e giuridiche interne ed internazionali dovrebbero essere pensate in prospettive di senso criticamente aperte, capaci di mobilitare intelligenze, affetti, volontà di convivenza e di superamento di ostacoli, nella consapevolezza dei valori personali, civili e  politici che sono in gioco” (p. 109).

E’ il senso profondo del <fare scuola>, oggi, in una dimensione europea: come non ripensare, leggendo questo passo, al significativo esergo – tratto dall’intervento di Karl Raymund Popper, Libertà e responsabilità dell’intellettuale – collocato in apertura della Prefazione del volume qui presentato? Una società nazionale del XXI secolo che ha l’Europa come orizzonte di riferimento non può non assumere come compito primario quello di “garantire una formazione completa ed adeguata a ciascun alunno […] all’interno di una cornice semantica che faccia dell’idea di cittadinanza  la chiave interpretativa ed esistenziale dell’intero esito formativo” (p. 129).

Da questa idea-forza prende abbrivo il contributo di ROSSELLA DIANA, “Fare scuola” in dimensione europea (pp. 129 – 146) che chiarisce il suo pensiero in appresso: “<Educare alla cittadinanza> significa, infatti, formare un cittadino consapevole, capace di comprendere la realtà e di esprimere in libertà il proprio pensiero, animato sia dalla capacità di rispettare le regole sociali che da una tensione  a costruire nuove forme di convivenza civile, attraverso l’affermazione di  quei principi democratici basati sui valori della giustizia pace e legalità” (p. 129).

Il luogo specifico in cui, nelle singole scuole, in tutte, si può/deve progettare la propria dimensione europea è il Piano dell’Offerta Formativa, “il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche” che “esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia”. Ottimi paiono i suggerimenti  per un metodo di lavoro con caratteristiche che consentano di mettere capo ad un P.O.F. ‘a dimensione europea’ (cfr. pp. 139 – 140): interdisciplinarità; orientamento al valore; pensiero critico e problem solving; approccio multi metodologico; tecnica euristica concordata; decisionalità partecipata; rapporto global/local.

All’interno del quadro concettuale qui solo sommariamente delineato – né poteva essere diversamente a causa della tirannide dello spazio – si situano le ottime “pratiche” che l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia e le scuole autonome hanno progettato, realizzato ed ancora implementano: l’esperienza di un Comenius Regio (pp. 149 – 153); l’e-Twinning (p. 155 – 167); il progetto Europapuglia.it (pp. 169 – 177); il Parlement Européen des Jeunes (pp. 179 – 184); il progetto FELJEU, acronimo di Festival Européen du Livre et de la Lecture Jeunes (pp. 185 – 189); l’utilizzo dei Fondi Strutturali Europei (pp. 191 – 201); i Fondi Europei per l’Integrazione (pp. 203 – 212); la certificazione linguistica  (pp. 213 – 218); l’inclusione dei diversamente abili (pp. 219 – 226); il Piano per l’Europa dell’istruzione dell’USR per la Puglia (pp. 235 – 238).

Per chi scrive, pensare a questa progettualità così seria, competente, articolata, mirata su obiettivi specifici che consentano alla scuola pugliese di crescere migliorandosi significa riflettere sul presente di una scuola che lavora alacremente cercando di incidere sulle realtà culturali, affettive, sociali ed economiche in cui opera e di consegnare ai giovani un’idea fondamentale: “Il futuro è decisamente aperto. Esso dipende da noi, da tutti noi. Dipende da quello che noi e molte altre persone facciamo e faremo; oggi e domani” (K. R. POPPER, p. 7).