Apprendistato per gli studenti del biennio finale delle superiori: sì della commissione Lavoro

da Tecnica della Scuola

Apprendistato per gli studenti del biennio finale delle superiori: sì della commissione Lavoro
di A.G.
Il via libera è arrivato ad un emendamento al decreto legge sul lavoro, a firma della deputata del Pd Manuela Ghizzoni: il provvedimento, assieme a diverse altre modifiche, si avvia a incassare il primo sì anche in Parlamento.
La commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera ad un emendamento al decreto legge sul lavoro, a firma della deputata del Pd Manuela Ghizzoni, che consente l’apprendistato a chi frequenta l’ultimo biennio delle superiori. Gli studenti che frequentano le classi terminali e il quarto anno della secondaria di secondo grado potranno così svolgere le attività formative in azienda anche attraverso un vero e proprio inquadramento contrattuale, tutelando però anche l’attività formativa.
Il provvedimento, collocato all’interno del dl lavoro, si avvia a incassare il primo via libera in Parlamento con l’ok a tutte le proposte di modifica della commissione della Camera atteso già nella serata del 16 aprile. Dopodiché il testo passerà, da venerdì 18 aprile, all’esame dell’Aula. Dove la prossima settimana è attesa la fiducia.
Nel provvedimento vi sono anche altre novità. Come il ripristino di una quota di stabilizzazioni per gli apprendisti: le imprese con oltre 30 lavoratori potranno accendere nuovi contratti da apprendista solo dopo aver confermato il 20% di quelli già in essere. Il dl aveva cancellato i paletti esistenti in passato, che prevedevano rispettivamente una soglia di 10 dipendenti e una percentuale del 50 per le stabilizzazioni. Sempre all’interno di questo capitolo, è previsto il ritorno della formazione obbligatoria. Infine, è destinato a ottenere il via libera anche il tandem di proposte sul diritto di precedenza, che prevede che un’azienda che voglia assumere dia la priorità ai propri precari e alla norma che prevede che ai fini del conteggio dei mesi valga anche il congedo di maternità.
Se sul fronte del cosiddetto ‘causalone’ (la possibilità di non indicare un motivo per contratti a tempo fino a tre anni) il Pd, minoranza compresa, hanno dovuto accettare l’altolà del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, su altri capitoli le modifiche sono state frutto di un lungo lavoro di mediazione con il governo e con le altre forze politiche, Ncd in testa. I democratici hanno infatti chiarito, scrivendolo nero su bianco, che il tetto del 20% dei contratti precari che può permettersi un’azienda deve essere calcolato sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato e non sul complesso dell’organico.
Tra i punti innovativi vi è anche l’abbassamento del tetto dei 36 mesi, vale a dire del periodo entro il quale è possibile stipulare un contratto a termine senza individuare una ragione specifica. Mentre è destinata a ottenere il via libera la diminuzione delle proroghe (vale a dire la possibilità di reiterare un contratto) da otto a cinque. Così come sono state approvate alcune modifiche all’apprendistato, dalla formazione obbligatoria al capitolo stabilizzazione dei precari. “Abbiamo votato e discusso tutti gli emendamenti senza contingentamento – ha detto il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio Cesare Damiano – e così tutti i gruppi si sono potuti esprimere democraticamente. E da parte di tutti – aggiunge – c’é stato un sostanziale rispetto”.