Tablet non più libri e moschetti

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TABLET NON PIU’ LIBRI E MOSCHETTI

di Umberto Tenuta

 

Verba volant.

Meglio l’argilla!

Ma l’argilla si scioglie con l’acqua piovana.

Meglio la pietra!

Ma la pietra è dura da scalfire.

Meglio il bronzo!

Ma il bronzo costa.

Meglio la scorza d’albero!

Ma con la scorza d’albero si distruggono le foreste.

Meglio il papiro!

Ma il papiro chi lo trova più?

Meglio la pelle di montone.

Oh, quante povere pecore scorticate!

Meglio la carta.

La carta, sì, soprattutto se carta di Fabriano, e, soprattutto, se carta di Amalfi.

Che lusso, amici!

Ma, vi rendete conto che così andando di seguito, le foreste scompariranno?

Oddio, e come respireremo senza le foreste?

Suvvia, l’uomo è intelligente, mica si ferma.

Già ha messo i piedi sulla Luna, e su Marte ha inviato il suo robot esploratore.

E un’altra Terra la NASA ha già scoperto.

Ma, mica sulla nuova Terra ci andremo con l’Enciclopedia Treccani?

Troppo pesante!

Ma scherzate, ragazzi, non sapete che ormai la biblioteca ho mandato in mansarda, il PC utilizzo e sulle nuvole i miei libri trovo con un solo clic.

Ma quale PC, amico?

Ora c’è il tablet!

Sì, l’ho comprato, ho comprato il mio Ipad Air.

Ora mi compro anche il LUMIA 2520, e con qualche sacrificio, anche il Surface Pro 2.

Il borsello ho comprato, lo studio ho sgombrato, ed ora sulla scrivania ho tutto quello che mi serve.

Sapete, amici?

Ora i libri di testo a scuola non adotto più!

E che fai, maestro?

Gli studenti dove impareranno a memoria il Fanciullino di Pascoli?

E i fiumi del Sudamerica?

E dove impareranno a memoria la storia di Romolo e Remo?

Ma che dite, sul tablet tutto c’è, anche le videoregistrazioni, anche i panorami aerei!

Io mi avvalgo della facoltà dei testi alternativi.

Basta un clic e voilà!

Non sto scherzando, amici, non sto scherzando.

È questo il destino dell’uomo, non fermarsi mai, fino alla fine dei secoli, ammesso che l’uomo soccomba alla fine dei secoli.

Bè, ancora per qualche miliardo di miliardi di miliardi di millenni, l’uomo andrà avanti così.

Poi vedremo.

Amici cari, vi ascolto, sì, vi ascolto.

Ne discuteremo alla fine dei tempi.

Per ora, prendetevi i tablet, portateli a scuola, dateli ai vostri studenti.

No, scusate, non avete bisogno di darli, i tablet.

I nostri studenti li hanno già avuti in regalo al loro primo compleanno da chi li ha battezzati.

Se lo sono messi in tasca ed ora a scuola fanno a gara a mostrarvi l’ultimo modello, quello col display di zaffiro, che non si graffia e se cade non si rompe.

Ma attenzione!

L’anno prossimo, all’adozione del libri di testo, loro avranno già i nuovi modelli, quelli curvi, a braccialetto.

E in terza classe quelli sugli occhiali.

E in quarta classe quelle nel distintivo della squadra di calcio.

E in quinta classe quelli sul chip impiantato sulla fronte che direttamente comunica con il diencefalo.

Ma, siamo seri!

Ancora qui a discutere se usare il mulo o il supersonico per andare a Tokyo?

 

Ho scherzato davvero.

Col prossimo anno tutte le scuole italiane avranno i tablet per tutti i loro studenti, dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado.

E tutti saranno contenti, financo i docenti.

Ed Albano ci canterà Felicità!

 

Viva i tablet, ma viva soprattutto la scuola che aiuta i giovani ad alimentarsi alle fonti della cultura per crescere, per diventare adulti, uomini intelligenti, dal cuore grande!

Non importa se lo fa con i libri di cellulosa o con i libri digitali.

Sempre libri sono.

Anche se sul tablet ricurvo!