Virtù prima che nozioni

Virtù prima che nozioni

di Umberto Tenuta

<<Nella visione della vita della filosofia antica greca, la concezione dell’areté (virtù) non era connessa all’azione per il conseguimento del bene, bensì indicava semplicemente una forza d’animo, un vigore morale e anche fisico. Essa coincide con la realizzazione dell’essenza innata della persona, sia sul piano dell’aspetto fisico, il lavoro, il comportamento e gli interessi intellettuali>> (http://it.wikipedia.org/wiki/Virt%C3%B9 ).

La virtù come essenza della persona, come ciò che fa uomo il figlio di donna.

Ma innata, nel senso di costitutiva, non di congenita.

Non si nasce virtuosi, ma lo si diventa.
Diversamente, saremmo tutti virtuosi, al mo’ di CANDIDE o DELL’OTTIMISMO di Voltaire.

La virtù è una conquista faticosa del figlio di donna, ma la condizione inderogabile del suo farsi uomo.

Diversamente, si rimarrebbe allo stato animale, come Victor. IL SELVAGGIO DELL’AVEYRON.

Virtuosi, uomini non si nasce ma si diventa, e si diventa attraverso l’educazione.

L’educazione che la società deve garantire ai suoi componenti, a tutti i suoi componenti, nessuno escluso, tutti al più alto livello.

Nella Scuola o nel Carcere.

Meglio nella Scuola, preventivamente, direbbe Don Bosco.

È più facile, meno costosa, evita danni.

D’accordo?

Dovrebbe sembrare scontato.

Ma non lo è, di fatto.

Non lo è, se ancora oggi non vi provvede la Società educante e molto spesso nemmeno la Famiglia.

Fatto grave, se le conseguenze si pagano così care per i fenomeni del bullismo, della delinquenza minorile, delle devianze e delle morti dei giovani e delle giovani, comprese le vendite dei corpi.

Mortalità anche nelle scuole, con le ripetenze, le bocciature, gli abbandoni.

E perchè?

Perchè, se la scuola c’è?

C’è!

C’è ma non funziona per promuovere l’acquisizione delle virtù.

A scuola ci sono sempre gli Insegnanti.

Mancano spesso i Maestri.

Gli insegnanti tengono lezioni, leggono, espongono, presentano, dicono, parlano, interrogano, assegnano e correggono compiti (Ahi quanti! Per loro e per gli alunni).

Ma le Virtù?

Chi le vuole se li procura a proprie spese e nel poco tempo extrascolastico delle quaranta ore (tempo del Tempo Pieno e del Tempo normale con compiti a casa anche per il sabato e la domenica).

Ma a scuola si accumulano nozioni, si travasano dai libri di testo e dai CDROM nella memoria non sinaptica, perchè quella digitale a scuola è vietata, mancano i tablet ed i minidisk, fatta eccezione per gli smartphone presenti nelle tasche di tutti gli studenti, ricchi e poveri che siano.

Insomma, a scuola piccole enciclopedie crescono e si perdono appena dopo gli esami, come l’abbecedario di Pinocchio.

Insomma, a scuola pochissime figure strane di Maestre e di Maestri si preoccupano delle virtù che fanno uomo il figlio di donna.

Le conseguenze le paga la società che paga la scuola e non ottiene i risultati sperati, l’educazione dei giovani, l’acquisizione delle virtù sociali, civiche, democratiche, umane.

Debbo elencare?

Ancora una volta?

A scuola si fa ginnastica ma non si diventa ginnasti.

A scuola c’è un docente di disegno ma non si formano pittori.

A scuola c’è un docente di Musica ma non si formano musicisti.

A scuola si imparano a memoria, si traducono in prosa e si riassumono le poesie, ma non si diventa poeti.

A scuola si impara a leggere ma non si leggono le opere letterarie, nemmeno i Ragazzi della Via Pal.

A scuola si impara a scrivere, ma non si scrivono novelle.

A scuola si imparano gli algoritmi aritmetici ed algebrici ma non si impara la logica e la poesia della Matematica.

A scuola si imparano le definizioni delle colline, dei monti, dei laghi, dei torrenti, dei fiumi, dei mari, ma non si impara ad ammirare la bellezza dei meravigliosi paesaggi che il Pianeta Terra ci offre.

A scuola si imparano i nomi dei Sette Re di Roma ma non si acquisisce la gioia di ripercorrere il lungo cammino degli uomini che hanno costruito l’uomo dei nostri giorni.

Che altro ancora?

Riassumiamo anche noi.

Piccole, ridicole, insignificanti enciclopedie craniche.
Ma non uomini capaci di seguir virtute e canoscenza!

Tutto sommato, poco male!

In fondo, basterebbe che i giovani avessero almeno conservato l’innata virtù umana della curiosità.

Basterebbe che i giovani fossero rimasti fedeli al loro status di studenti, di filosofi, di innamorati del sapere.

La virtù è il destino dell’uomo!

Basta che la Scuola non distrugga questo destino con le sue meschine enciclopedie, lasciando almeno ai giovani la volontà, il desiderio ardente, l’impegno lungo quanto la vita, di coltivare ogni umana virtù!