2 giugno

2 giugno

di Luciano Corradini

Considero il 25 aprile e il 2 giugno come eventi che valgono, in termini laici, come la Pasqua e come il Natale in termini cristiani.

Mi fanno capire il valore e la bellezza di essere cittadini praticanti.

Da piccolo, secondo lo Statuto albertino, ero un “regnicolo”, con la qualifica prima di “figlio della Lupa”, poi di “Balilla”.

Nel retro della tessera c’era scritto” Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze, e se necessario col mio sangue, la causa della rivoluzione fascista”.

Con la Repubblica democratica fondata sul lavoro, sul riconoscimento della dignità della persona, con connessi diritti inviolabili e doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, in vista del pieno sviluppo della persona umana e della partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale, sono diventato un cittadino.

Essere praticante significa esercitare diritti e adempiere doveri, ossia impegnarsi a rispettare gli altri e a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.

Non essere all’altezza della situazione non significa lasciar perdere, col rischio di tornare agli anni 30.

Ecco perché c’è da festeggiare e da rallegrarsi il 2 giugno, anche durante la crisi.

Il futuro non è una guerra di conquista, come allora, ma un impegno di pace e di fedeltà agli impegni assunti anche a nostro nome da parte dei Costituenti.