Educare è meglio che rieducare

EDUCARE è meglio che rieducare di Umberto Tenuta

CANTO 163 È meglio educare che rieducare, sia dal punto di vista pedagogico che dal punto di vista economico

 

La democrazia è governo del popolo, di tutto il popolo.

Ma il popolo, per governare, deve essere libero, libero dagli istinti bestiali innanzitutto, dagli istinti che lo fanno homo homini lupus.

Questa liberazione avviene solo attraverso l’educazione.

In tal senso John Dewey ha scritto che democrazia è educazione.

Una società è democratica solo se tutti i suoi cittadini sono democratici, sono stati educati, non solo istruiti.

L’istruzione serve anche ai ladri.

Solo l’educazione rende onesti i lavoratori, i cittadini, gli uomini tutti.

Ci si rende conto dei danni della mancata educazione solo quando i lavoratori non sono esperti, quando i cittadini non riescono a governarsi democraticamente, quando gli uomini delinquono.

Soprattutto quando la delinquenza dilaga e costituisce un pericolo grave dal punto di vista economico, sociale, civile.

Soprattutto allora ci si rende conto dell’importanza dell’educazione.

Anche dal punto di vista economico.

Ingente è il costo della delinquenza.

Allora, tardivamente, si ricorre ai ripari.

Ma la riparazione costa di più della prevenzione.

Facile dire che il carcere deve rieducare!

Quanto sia difficile ed aleatorio rieducare lo sanno bene coloro che nelle carceri si occupano di rieducazione.

Ne ho fatta l’esperienza diretta come direttore di corsi per educatori di minori.

Quante storie, quanti problemi, quante difficoltà occorre affrontare.

Là non c’è la scolaresca!

Là ci sono protagonisti di reati l’uno diverso dall’altro.

Là si fa, si deve fare la personalizzazione educativa.

In quelle scuole si è impegnati sempre a studiare i soggetti, a studiare le strategie educative, a progettare esperienze, non ad acquisire conoscenze che abbondano, non a perdere tempo a compilare registri e schede che nessuno legge.

Difficile lavoro!

Rieducare, educare di nuovo.

Educare di nuovo o educare, sic et simpliciter?

Se erano stati educati, non stavano lì.

Se stanno lì, evidentemente non sono stati educati!

Istruiti sì, e molto, anche e soprattutto fuori della scuola.

Ma educati no.

Ecco l’interrogativo: la scuola educa?

Forse sì, ma non tutti i giovani.

Non il giovane che sta lì, all’ultimo banco!

Sempre rimproverato, biasimato, ammonito, punito, rimandato, bocciato, respinto.

Respinto dalla scuola che doveva educarlo.

Respinto dalla scuola che doveva garantirgli il successo formativo, non solo l’istruzione, ma anche e primieramente la formazione, l’educazione, la umanizzazione.

Meravigliose esperienze di scuole che questo lavoro hanno fatto e fanno ce ne sono, e ce ne sono tante.

Ma basta una sola scuola, una sola sezione, una sola classe in cui questo lavoro non viene fatto, perchè domani tre individui creino un danno immenso alla società tutta.

Basta leggere i giornali.

Li legge anche chi di scuola si occupa?

Se sì, se ne preoccupi!