Riorganizzare l’istruzione

Riorganizzare l’istruzione

di Stefano Stefanel

         L’interessante intervento di Antonio Valentino Progressione di carriera e figure di sistema pone in maniera estremamente corretta quello che è un  problema centrale della scuola italiana: la totale assenza di una carriera dei docenti che poggi sulle esigenze della scuola e non sull’anzianità del personale. Una proposta analoga l’aveva avanzata anche Giancarlo Cerini qualche tempo fa:  Non solo “spending review, www.edscuola.it, 1 gennaio 2014. Chi lavora nella scuola sa che non è più tempo di improvvisazione, di esperienze buttate via, di egualitarismo che uccide l’equità. Dunque ritengo che la proposta di Valentino sia veramente intelligente e da esplorare magari attraverso l’attivazione di una consultazione a più livelli che definisca bene percorsi e profili.

La proposta di Valentino però contiene anche due “polpette avvelenate”, una che anche lui riconosce e un’altra che sta purtroppo nelle cose:

–      le figure di sistema non devono diventare una “piccola casta” di teorici dell’autonomia e templari delle competenze;

–      la proposta di Valentino (come quella di Cerini) prevede un aumento di costi e di organico, visto che gli esoneri o i semi esoneri non verrebbero ricavati da una contrazione degli orari, ma da un aumento delle cattedre (e questa pare un’utopia bella e buona).

Ritengo però che prima di entrare nel merito di questi due problemi vada spazzato il campo dagli equivoci presenti nella funzione docente e stratificati in un Contratto che ormai è un dinosauro privo di contatti con la realtà. Gli equivoci stanno negli articoli 28 e 29 del Contratto Collettivo Nazionale laddove distingue tra ore di insegnamento, ore funzionali, ore non conteggiabili, ore per esami e scrutini, ecc.. Se non si leva questo macigno dalla funzione docente non si può modificare nulla. Il motivo è per me molto semplice: l’articolo 28 disciplina il “lavoro”, l’articolo 29 le “aggiunte”. E come si vede chiaramente tutto quello che propone Valentino sta nelle “aggiunte”.

Nel periodo caldo della dissennata proposta del Governo Monti di alzare a 24 le ore di cattedra dei professori, i sindacati e i docenti stessi portarono ad esempio le ore funzionali del loro lavoro, mentre il Governo parlava di insegnamento. E nel caos che si è creato tutto è rimasto intatto. Qualcuno parlò anche di un impegno di 1700 ore annue dei docenti (se io fossi stato al governo avrei proposto subito un Contratto per 1700 ore annue tutto incluso).

Io mi accontenterei di un contratto che preveda per tutti gli insegnanti (dalle scuole dell’infanzia a quelle secondarie di secondo grado) un impegno annuale di 1200 ore che comprendano tutto (orario curricolare, esami, scrutini, funzioni di sistema, correzione di compiti, preparazione delle lezioni, ecc.) e che siano definite nell’ambito del piano delle attività della scuola dal docente con il dirigente. Queste ore vanno espletate quando servono e poi il docente ha diritto di stare a casa senza che qualcuno possa dire che viene pagato e non lavora. Ma vanno declinate su base annuale, con un piano rigoroso che tenga conto di tutte le esigenze della scuola. Se in queste 1200 ci sta tutto vuol dire che tutte le ore valgono uguale, perché la scuola è un organismo complesso. Qualcuno sarà più utilizzato come docente di classe, qualcun altro come figura di sistema.

A quel punto si può decidere come creare la progressione di carriera. Non può esserci progressione di carriera se quei famigerati articoli mettono un tipo di lavoro davanti all’altro. Se quegli articoli stabiliscono che una parte di lavoro non deve essere calcolata. Se non permettono che ogni scuola abbia le sue esigenze e le possa definire col personale.

Non ci dovrebbero essere ore buche, orari settimanali, rigidità, ecc. Ma solo l’esigenza della scuola nell’ambito di un lavoro atipico che si fa quando serve. Fatto questo poi è possibile ragionare sulla proposta di Valentino. Altrimenti sempre della seconda serie parliamo.