Apprendimento permanente

Apprendimento permanente (L. 92/12, D.Lvo 13/13 e linee strategiche 10/07/14)

di Salvatore Nocera

 

In applicazione della L. n° 92/2012 art. 4 commi da 51 a 69 è stato affrontato il problema di come garantire agli adulti un apprendimento permanente di carattere:

  1. formale: cioè istituzionale, ed es. scuola, università, formazione professionale…,
  2. non formale: ad es. mondo del lavoro autonomo o dipendente
  3. informale: esperienze di vita.

Per realizzare ciò è indispensabile l’interazione di numerosi soggetti, istituzionali e non, a livello nazionale (Ministeri dell’Istruzione del Lavoro ed Economia, Sindacati…) e locale (Regioni, Enti Locali, soggetti del Terzo Settore, Centri Provinciale per l’Istruzione degli Adulti – CPIA, Università…).

Le indicazioni per organizzare le reti territoriali necessarie sono fornite dalle linee strategiche adottate dalla Conferenza Stato regioni nella seduta del 10 luglio 2014attuative dell’intesa Stato Regioni del 20/12/2012.

L’importanza degli interventi sta nel fatto che gli apprendimenti formali, non formali ed informali vengono valutati da appositi centri pubblici ed accreditati sulla base di standard e di un “repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali” formulati secondo regole europee che consentano quindi la spendibilità delle certificazioni delle conoscenze e delle abilità acquisite su tutto il territorio dell’UE.

Le norme per tali certificazioni sono contenute nel D.Lvo n° 13/2013.

OSSERVAZIONI

  1. Le norme sopra citate insistono sulla necessità che tutta l’operazione debba avvenire senza oneri aggiuntivi per l’erario. Pertanto gli Enti pubblici che interverranno potranno contribuire solo sulla base delle disponibilità residue di bilancio. Ciò comporta che uno sforzo maggiore verrà richiesto ai soggetti del Terzo Settore e a quei privati che vorranno spontaneamente inserirsi nella rete territoriale per la realizzazione degli interventi.

  2. Pur non essendovi nei documenti sopracitati alcun riferimento esplicito agli adulti con disabilità, è ovvio che, trattandosi del riconoscimento generalizzato di un diritto di cittadinanza attiva all’apprendimento permanente, esso riguarda sicuramente gli adulti con disabilità ai quali debbono essere necessariamente riconosciuti tutti i diritti concernenti l’inclusione scolastica e formativa.

  3. Questa normativa, come pure quella per la Garanzia Giovani e l’apprendistato, sembra voler contrastare l’attuale grave situazione di disoccupazione giovanile o di perdita del lavoro da parte di adulti, nel tentativo di offrire strumenti di maggiore mobilità per uscire dalle secche della crisi occupazionale, facendo in modo che la forza lavoro disponibile possa qualitativamente adeguarsi ai nuovi progressi tecnologici e organizzativi del mondo del lavoro.