Camusso: basta pasticci sulla scuola, è ora di ridargli i soldi tagliati

da La Tecnica della Scuola

Camusso: basta pasticci sulla scuola, è ora di ridargli i soldi tagliati

Così si è espresso il segretario generale Cgil, durante una manifestazione a Torino per la campagna ‘Riformo io’: siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione, sulle radici di un Paese. Bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, allungare l’obbligo fino a 18 anni, riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria: hanno tenuto il sistema mentre veniva svillaneggiato, ora meritano risposte straordinarie.

La misura è colma: è arrivato il momento di “smetterla di pasticciare sulla scuola, ripristinare i finanziamenti tagliati in questi anni. Senza soldi non ce la facciamo”. Sono le parole di Susanna Camusso, segretario generale Cgil, durante la manifestazione del suo sindacato a Torino per la campagna ‘Riformo io’ avviata a Roma la scorsa settimana.

“Il Paese è in difficoltà – ha aggiunto Camusso – perché ha fatto poca ricerca, ha speso poco per l’innovazione e non è competitivo con il resto del mondo. Siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione. L’istruzione rappresenta le radici di un Paese. A tutti quelli che annunciano riforme e fanno minacce dobbiamo dire che bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, bisogna allungare l’obbligo fino a 18 anni, bisogna riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria, hanno tenuto il sistema mentre veniva tagliato e svillaneggiato e quindi meritano risposte straordinarie”.

L’appello del leader della Cgil verrà accolto dal Governo? L’intenzione, al momento, appare solo quella di riformare il comparto. Sul fronte dei finanziamenti, invece, l’impressione è che non si vada molto oltre il reperimento di risorse all’interno delle stesso settore scolastico. Derivanti proprio dalla riorganizzazione del sistema. Vale come esempio, l’idea esplicitata dal sottosegretario, Roberto Reggi, di eliminare le supplenze brevi: affidandole a docenti di ruolo in soprannumero o a coloro che devono completare l’orario per raggiungere la “cattedra” completa, si risparmierebbero non pochi soldi. A danno dei precari.