LA DIRIGENZA SCOLASTICA ANCORA NEGLETTA: RASSEGNARSI O REAGIRE?

LA DIRIGENZA SCOLASTICA ANCORA NEGLETTA: RASSEGNARSI O REAGIRE?

 

Si sono ultimamente verificati due eventi concomitanti, più un terzo, che meriterebbe – si fa per dire! – un commento a parte, concernente l’invereconda vicenda della c.d. Quota 96 e una prospettata – entro questo mese – sua più corposa appendice.

1Con l’avvenuta firma in sede ARAN i sindacati generalisti di comparto hanno, ancora una volta, dato mostra di saper svolgere egregiamente il proprio mestiere: tutelare le centinaia di migliaia di docenti e le decine di migliaia di personale ATA, che – dopo quelli del 2010 e del 2011 – hanno acquisito, anche per il 2012, il recupero degli scatti di anzianità e delle posizioni economiche. Col che è stato bellamente (ri)aggirato il divieto legale, di tremontiana memoria, che imporrebbe il blocco delle retribuzioni siccome cristallizzate al 31 dicembre 2009. Il meccanismo – che naturalmente sarà replicato per il 2013, e poi per il 2014 – consiste in una sorta di partita di giro, essendosi ulteriormente potati i già esangui fondi del MOF (miglioramento dell’offerta formativa).

Dovrebbe derivarne che, non essendoci a breve più nulla da contrattare a livello d’istituto, non si comprende più la permanenza del barocco sistema di relazioni sindacali ivi incardinato e delle RSU che lo presidiano. O invece lo si comprende fin troppo bene: il primo – ancorché, in fatto, un vuoto simulacro – è (e continuerà a essere) preordinato ad erodere i poteri del dirigente scolastico per garantire, a prescindere, l’indistinta massa impiegatizia del lavoratori; le seconde serviranno per consentire, ogni tre anni, ai sindacati tradizionali e a quelli meno risalenti, di integrare il dato associativo con quello elettorale al fine di misurare le relative rappresentatività.

Per contro, le stesse sigle sindacali – parimenti rappresentative della dirigenza scolastica, complessivamente per oltre il 55%, unitamente a una quinta sigla relativamente maggioritaria – sono silenti, da cinque mesi, sul destino dei fondi regionali per la retribuzione di posizione variabile e di risultato, spettanti ai dirigenti scolastici e sempre riferite al 2012.

A suo tempo la Pentiade inscenò dei sit-in sui gradini del palazzo di Viale Trastevere e financo minacciò cruenti scenari perché, secondo l’Ufficio centrale di bilancio presso il MIUR, i dirigenti scolastici non solo non potevano vedersi attribuite le inerenti retribuzioni nella misura superiore a quelle percepite al 31 dicembre 2009, ma dovevano subire una decurtazione pari a duemila euro medi all’anno!

Spentisi quei fatui fuochi di paglia, tutto tace. E i colleghi, sempre più depressi, attendono ancora di percepire poco più che una miserabile mancia.

2- A distanza di due mesi dal trionfale annuncio in Consiglio dei ministri – dove, evidentemente, non si licenziano più articolati normativi, ma si coniano accattivanti slogan e si proiettano variopinte slide -, dopo un testo apocrifo e uno semi-ufficiale, pare finalmente essere pervenuta alla presidenza del Senato la stesura definitiva del disegno di legge delega n. 1577, a firma del presidente del Consiglio, di concerto con il ministro della Pubblica Amministrazione e con il ministro dell’Economia e delle Finanze, corredato di relazione illustrativa, relazione tecnica, analisi tecnico-normativa e analisi di impatto della regolamentazione.

Riguarda la Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, da realizzare non più in un mese, e neanche in un anno, bensì in mille giorni, quanti ne mancano per la fine della legislatura. Se basteranno.

L’articolo 10 ( articolo 3 nella versione apocrifa), già oggetto di nostri interventi, è dedicato alla riforma della dirigenza pubblica. E, contrariamente ai propositi iniziali della leggiadra trentatreenne titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione, statuisce che quella esercitata nelle istituzioni scolastiche non è una dirigenza manageriale, siccome preposta alla conduzione di strutture organizzative dotate di intrinseca complessità, tramite la gestione di risorse umane, strumentali e finanziarie ( e correlate, esclusive, responsabilità giuridicamente esigibili). Non lo è, nonostante l’inoppugnabilità del dato normativo, le puntuali e argomentate pronunce sia della Corte dei conti che del Consiglio di Stato o, ancor prima, il mero riscontro fattuale percepibile – beninteso, se correttamente informato – dall’uomo comune. Ma non è neanche una dirigenza professionale, la cui funzione inerisce all’esplicazione di qualificate, e circoscritte, prestazioni tecniche, in via esclusiva o prevalente ( come nel caso dei dirigenti medici del SSN o dei dirigenti tecnici del MIUR, ex ispettori scolastici): tal che qui, a rigore, la dirigenzialità rileva, fondamentalmente e solo, quoad pecuniam.

Ragion per cui la dirigenza scolastica non è compresa nel nuovo ruolo unico, neanche in un’ apposita sezione speciale del medesimo. Resta quindi una dirigenza sospesa, nei cui confronti non valgono l’abolizione delle distinzioni tra prima e seconda fascia; la conseguente mobilità sia in verticale (c.d. carriera) che in orizzontale, cioè nei diversi settori delle amministrazioni statali e, latamente, pubbliche; la consustanziale omogeneizzazione-perequazione delle retribuzioni nell’ambito del ruolo unico, in esito alla riparametrazione di tutte le voci retributive.

Per converso, non sarà incisa da un’ordinaria valutazione dei risultati e delle prestazioni organizzative: né in positivo, a fini premiali, né in negativo, comportante extrema ratio il licenziamento. Sembrerebbe un trattamento di riguardo, ma in realtà è l’ennesima replica di una collaudata – e mai contrastata! – strategia per non attribuire la ( una non risibile e offensiva) retribuzione di risultato. In sostanza, a significare che – quella scolastica – è una dirigenza farlocca. Perché, per definizione, se non c’è valutazione non c’è dirigenza!

Ancora, dunque, imbutati nella riserva indiana a contemplare la propria sublime specificità; contrassegnata da carichi di lavoro, e correlate responsabilità, incomparabilmente più gravosi rispetto alla restante dirigenza pubblica di – attualmente – pari seconda fascia.E retribuita giusto per la metà: in media 55 mila euro lordi annui per chi è specifico, a fronte di 110 mila, sempre lordi, per chi è generico. Cliccare sui vari siti Trasparenza per credere!

Ma c’è una novità. Perché di tale autentica aberrazione, sovranamente ignorata dai sindacati di comparto, si è finalmente accorto il presidente del più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica, nonché presidente della CIDA-FP.

Dopo essersi rigorosamente astenuto dal profferire una sola parola-una nei vari incontri ufficiali, lo ha finalmente scritto nell’editoriale dell’ultimo numero della propria rivista ufficiale, sottolineando che il disegno di legge delega non ha ancora cominciato il suo cammino parlamentare e che ora si può immaginare che la discussione in autunno potrà essere interessante e vivace.
Bene, vuol dire che – al di là della prosa vellutata e un po’ criptica – è disposto a spendersi per la dignità della categoria? Se ciò avverrà DIRIGENTISCUOLA sarà ben lieta di unire i propri sforzi, punto o poco interessata a rivendicare diritti di primogenitura o ad appuntarsi medaglie sul petto.

3- Per la prova dei fatti, peraltro, non occorrerà attendere l’autunno, in quanto entro questo mese – sempreché l’ennesimo annuncio non sortisca l’ennesimo slittamento dei tempi di attuazione di quanto promesso – sarà messo a punto un organico pacchetto sulla scuola, il cui valore è stimato in un miliardo di euro, comprensivi – ma è da credersi veramente? – di quei quattro spiccioli necessari a risolvere l’annosa questione della Quota 96 (che, dal prossimo primo settembre, diventerà Quota 103!) e che ora non paiono più suscettibili di mettere a repentaglio l’intero bilancio dello Stato italiano.

Si parla di ripensare la scuola media, di incrementare i curricoli dei vari tipi e indirizzi di studio, di potenziamento dei laboratori e di apertura della scuola sino alle 22.00, periodo estivo incluso. Ancora, si parla di generalizzare l’alternanza scuola-lavoro, di far finalmente decollare l’autonomia in uno con l’implementazione di un articolato e generalizzato sistema di valutazione, con connessa valorizzazione del personale della scuola – i cui stipendi sono ridicoli o quasi, a detta del nostro presidente del Consiglio – e quindi anche della sua dirigenza – oppure no? -, comunque intestataria di ulteriori compiti e delle responsabilità di valutare – e remunerare – le prestazioni dei singoli e l’apporto da loro recato al miglioramento del servizio.

Dovrebbe così esserci lo spazio perché la dirigenza scolastica possa cominciare a raccontarsi, e quindi a esistere, anche con interlocutori sbrigativi: mandateci un twitter e poi decidiamo noi.

Se qualcuno vorrà dare una mano, il momento è quello giusto. Se poi questo qualcuno è anche il più autorevole e più rappresentativo dei sindacati della dirigenza scolastica, meglio ancora.