Scuola, niente assunzioni. Il governo promette un patto con le famiglie

da La Stampa

Scuola, niente assunzioni. Il governo promette un patto con le famiglie

Renzi rinvia la riforma al 3 settembre e avverte “C’è chi chiede di valutare il lavoro dei docenti”

Mercoledì 3 settembre. C’è una nuova data segnata in rosso sul calendario della riforma della scuola. Matteo Renzi lo ha annunciato ieri, al termine della conferenza stampa sul consiglio dei ministri. Sarà breve l’attesa per il mondo dei docenti, che aspettava con ansia l’annuncio del «pacchetto» ed in particolare del piano di assunzioni da 100mila posti di cui si è parlato negli scorsi giorni. Anche se – ha tenuto a precisare il premier, forse freddando gli entusiasmi – «la riforma non si articola sulla stabilizzazione dei precari, è l’assunzione di un patto con le famiglie e gli insegnanti ». E ha aggiunto: «C’è un’Italia che chiede di valutare il lavoro dei docenti», aprendo all’ipotesi di un sistema di premialità che piace poco ai sindacati. Quanto ai presunti dissapori col ministro Giannini, anche qui Renzi ha smentito su tutta la linea: «Ho letto di litigi ma non c’è stato nessun contrasto. Dopodiché non sempre condivido quello che dice la Giannini, ma credo sia un fatto di sanità mentale». E chissà se Renzi approva le novità in tema di università che ha in serbo la Giannini. Parallelamente alla scuola, infatti, la titolare di viale Trastevere lavora ad una vera e propria rivoluzione per la facoltà di Medicina: l’abolizione dei test d’ingresso. L’ipotesi era stata avanzata negli scorsi mesi ed è stata confermata mercoledì sera in un incontro con la Conferenza dei rettori (Crui), nettamente contraria alla proposta. L’idea del Miur è di eliminare lo sbarramento iniziale, e spostarlo al termine del primo semestre o del primo anno di corso, prendendo spunto dal modello francese. La perplessità maggiore delle università riguarda l’invasione di studenti a cui sarebbero sottoposte. Per farvi fronte, il Ministero ipotizza una riorganizzazione di tutti i corsi riguardanti le professioni sanitarie (medicina, farmacia, biotecnologia), in un unico tronco iniziale, con esami comuni. Anche su questo punto, però, i rettori restano dubbiosi: «Ci vorrebbe una revisione dei programmi radicale», spiega Roberto Lagalla, vicepresidente della Conferenza e delegato alla Medicina. «Al massimo si arriverebbe ad un bacino di 30mila studenti: più di tanti allo stato attuale non potremmo ospitarne, proprio per una questione normativa. C’è un rapporto minimo di studenti/docenti da rispettare». Mentre all’ultimo concorso i candidati erano quasi 65mila. La Crui, dunque, continua ad escludere «categoricamente» la possibilità di un accesso libero nel rapporto di 1 a 1 (come ventilato dal Ministero). L’obiettivo è quello di raggiungere un compromesso su una forma di preselezione oltre la soglia dei 30mila posti complessivi. «La riunione comunque è stata positiva», commenta Lagalla. «Siamo felici di vedere disponibilità al dialogo. Anche noi siamo convinti della necessità di rivedere profondamente il sistema attuale.Macerti cambiamenti vanno ponderati bene». Nelle prossime settimane partiranno i tavoli di lavoro congiunti. Punto fermo, comunque, la programmazione della professione su base nazionale: non ci sarà una sovrapproduzione di medici; la selezione potrà solo spostarsi in uscita (o nel corso degli studi). IlMinistero vorrebbe la riforma pronta già per l’avvio del prossimo anno accademico. Per cui, dunque, potrebbe non esserci alcun test d’ingresso.

L.Vend.