L’ultima di Renzi: mille nidi per mille giorni A regime servono ogni anno 1,5 miliardi

da ItaliaOggi

L’ultima di Renzi: mille nidi per mille giorni A regime servono ogni anno 1,5 miliardi

Il progetto riprende il ddl Puglisi (pd) in corso di approvazione al senato

Emanuela Micucci

«Ci saranno mille asili nido in mille giorni». Il premier Matteo Renzi l’ha annunciato, ieri, nella conferenza stampa sul programma dei Millegiorni del governo, svelando uno dei punti del Piano Scuola in discussione domani in Consiglio dei ministri. È «questa una misura molto forte» su nidi e scuola dell’infanzia a cui il sottosegretario Graziano Delrio poco prima aveva appena accennato, sottolineando sul tema «una grande sensibilità del governo». Il riferimento ai mille asili in mille giorni è il disegno di legge n.1260 sul sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni in dirittura d’arrivo in Commissione cultura del Senato, dove ad agosto è terminata la discussione degli emendamenti. La legge prevede un piano nazionale pluriennale per raggiungere entro il 2020 una copertura del 33% degli asili nido e una generalizzazione della scuola dell’infanzia. Con una copertura economia ingente: secondo le stime, a regime, ci vorrebbe 1 miliardo e mezzo all’anno per dare completa attuazione al piano di riforma 0-6, che però include anche l’incremento della scuola dell’infanzia.

 

Sostenuto da 20mila firme in tutto il Paese, il ddl delinea i livelli essenziali di qualità, introduce il coordinamento pedagogico, la qualificazione e la formazione continua del personale e traccia un nuovo piano nazionale di azione per assicurare a tutti i bambini pari opportunità di apprendimento. «Per superare – spiega la relatrice Francesca Puglisi (Pd) – le profonde differenze tra Nord e Sud del Paese, che hanno anche evidenti ripercussioni sull’occupazione femminile, rendendo sostenibile il sistema, istituisce una quota capitaria cofinanziata per ogni bambino, che deve essere finanziata per il 50% dallo Stato, e per il 50% da regioni ed enti locali e che deve vedere la compartecipazione delle famiglie per un tetto massimo del 20%».

 

Un punto, il divario territoriale, sottolineato ieri anche da Renzi: «Negli ultimi dati economici sul nostro Paese – spiega – c’è un elemento di diversità tra il Nord e il Sud, un elemento molto importante. Su questo, la logica dei mille asili nido è un elemento molto importante che caratterizzerà l’azione di governo». L’Istat certifica (luglio 2014), infatti, che i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai comuni variano dal 3,6% dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5% al Centro. La percentuale dei comuni che garantiscono il servizio varia dal 22,5% al Sud all’76,3% al Nord-Est. Sommando gli utenti dei nidi e quelli dei servizi integrativi sono 218.412 i bambini che nell’anno scolastico 2012/2013 si sono avvalsi di un servizio socio-educativo pubblico o finanziato dai comuni, il 4,8% in meno rispetto all’anno precedente. Un calo che per il nido è di circa 2.900 bambini. Tuttavia, la percentuale di comuni che offrono il servizio, sia sotto forma di strutture che di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, è passata dal 32,8% del 2003/2004 al 50,7% del 2012/2013.

 

Sono 152.849 i bambini di 0-2 anni iscritti ai nidi comunali; altri 45.856 usufruiscono di quelli privati convenzionati o con contributi da parte dei comuni. Ammontano, così, a 198.705 gli utenti dell’offerta pubblica complessiva, con una spesa impiegata nel 2012 per i nidi di circa 1 miliardo e 559 milioni di euro: il 19,2% rappresentato dalle quote pagate dalle famiglie, mentre a carico dei comuni c’è circa 1 miliardo e 259 milioni. Di qui la richiesta dell’Anci sul ddl Puglisi: «Serve un impegno forte di risorse anche per sostenere i comuni che fanno fatica a mantenere i servizi».