La morte della dirigenza scolastica

La morte della dirigenza scolastica

 

IL DDL 1577

UNA NORMA CON IMPIANTO BUROCRATICISTA

 

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/798577/index.html

 

 

 

1) LE PREMESSE SONO BUONE; MA……

Le intenzioni dichiarate nell’Art. 1 del DDL sono buone:

  1. Al fine di ridurre la necessità dell’accesso fisico dei cittadini alle sedi degli uffici pubblici,….
  2. b)ridefinizione del processo decisionale,….
  3. c)previsione dell’aggiornamento continuo, anche previa delegificazione o deregolamentazione,….

 

 

2) MA….. L’ESITO E’ QUELLO DELLA “COMPLICAZIONE” (CON UN INEDITO

   APPARENTAMENTO DI SCUOLE E UNIVERSITA’)

 

Mentre il “vecchio” D.L.vo 165/2001 prevedeva la sola categoria delle “amministrazioni pubbliche” ( Art. 2: 2. Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado…..), Il DDL 1577, in omaggio alla semplificazione, istituisce ben 7 differenti categorizzazioni interne:

 

Capo II ORGANIZZAZIONE

Art. 8. (Definizioni di pubblica amministrazione)

  1. …. si intende per:
  2. a)«amministrazioni statali»: la Presidenza del Consiglio dei ministri, le amministrazioni del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello Stato, i Ministeri, le agenzie fiscali, le altre agenzie governative nazionali…………, escluse le amministrazioni di cui alla letterad);
  3. b)«amministrazioni nazionali»: le amministrazioni statali, nonché l’amministrazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, delle autorità indipendenti e delle commissioni di garanzia e gli enti pubblici non economici nazionali, escluse le amministrazioni di cui alla letterad);
  4. c)«amministrazioni territoriali»: le regioni, le province, i comuni, le città metropolitane, le comunità montane o isolane, le agenzie regionali o locali…..
  5. d)«amministrazioni di istruzione e cultura»: le scuole statali di ogni ordine e grado, le università statali….i musei, gli archivi e le biblioteche dello Stato e delle amministrazioni territoriali;
  6. e)«amministrazioni pubbliche»: le amministrazioni nazionali, quelle territoriali, quelle di istruzione e cultura, nonché gli ordini professionali;
  7. f)«soggetti di rilievo pubblico»: le amministrazioni pubbliche nonché le aziende e gli enti pubblici economici, le società a partecipazione pubblica….
  8. g)«organismi privati di interesse pubblico»…le scuole paritarie, le università non statali…

 

Quello che più sorprende di tale siffatta articolazione è il criterio, chiaramente di tipo nominalistico, non certo “funzionale” o di “complessità gestionale” (altrimenti a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere insieme le università con gli archivi……) .

 

 

3) LA NUOVA CLASSIFICAZIONE DELLA DIRIGENZA (Art. 10)

Il DDL dichiara di ispirarsi a criteri di semplificazione e efficienza; però introduce ben 11 criteri di classificazione generale e 4 articolazioni del “sistema della dirigenza pubblica”: statale, regionale, territoriali e segretari comunali/provinciali (NB: diversamente dagli annunci, il DDL mantiene le province !).

Dai “ruoli unificati” in cui si articola il sistema della dirigenza pubblica, come noto, sono preventivamente escluse la dirigenza scolastica e quelle mediche (il DDL, per tali figure, non stabilisce alcuna ricollocazione).

 

E’ del tutto evidente (e sorprendente) che il criterio ispiratore del DDL per la dirigenza pubblica è principalmente questo: la vera dirigenza è solo quella “amministrativa”; più esattamente quella “amministrativa pura” (burocratica pura?); senza cioè implicazioni professionali e/o organizzative specifiche. Per l’estensore del DDL il dirigente scolastico e quello medico, che evidentemente mettono in gioco competenze specifiche, non sono veri “amministrativi” (“passacarte?).

 

 

4) CONSIGLIO NON RICHIESTO

Per l’Art. 8 le PA vanno classificate in base al “prodotto” (statali, regionali, EE.LL., istruzione & cultura etc); personalmente condivido molto poco questo tipo di criterio.

Ritengo piuttosto che le PA vadano riguardate come “organizzazioni” e che, pertanto, l’eventuale criterio di classificazione dovrebbe essere quello della complessità, o “architettura di sistema” (o, se si preferisce, del “contenuto di informazione” residente). Ragionando sulla base della complessità, ad esempio, si sarebbe evitato di mettere insieme un’università con un archivio…… .

 

Il presidente provinciale

Giuseppe Guastini


la morte della dirigenza scolastica

 

CAMBIAMO IL DDL 1577: LA SCUOLA MERITA UN “VERO” DIRIGENTE

SE PARTECIPIAMO COMPATTI POSSIAMO VINCERE QUESTA BATTAGLIA

 

scarica il testo del DDL al link: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/798577/index.html

 

 

Cara/o collega

ti informo che giovedì 18/9/2014, come dirigenti scolastici della provincia di Viterbo, ci siamo riuniti per approfondire la previsione dell’Art. 10 del DDL 1577 il quale, come noto, non prevede il mantenimento della dirigenza scolastica nell’ambito del “sistema della dirigenza pubblica”.

Nei punti seguenti riporto una sintesi delle valutazioni e delle strategie espresse dall’assemblea viterbese.

 

1) LE SCUOLE MERITANO UNA “VERA” DIRIGENZA

La complessità ed il ruolo strategico che le istituzioni scolastiche giocano nell’ambito del sistema statale dell’istruzione “obbligano”, invece, la preposizione di un “vero” dirigente statale, non meno di quanto accade negli uffici ministeriali, degli EE.LL. etc. Un dirigente cioè di alto profilo per competenze, inquadramento, reclutamento e formazione.

 

2) L’IMPIANTO DEL DDL 1577

Il DDL sembra invece delineare un sistema dirigenziale di stampo “vetero-militarista”, basato cioè su una gerarchia nella quale una ristrettissima élite prevale (anche economicamente) su tutti gli altri ruoli della PA, inclusi quelli direttamente impegnati nell’organizzazione dei servizi al cittadino.

Un altro elemento debole del DDL è che per “vero” dirigente viene inteso esclusivamente il “dirigente amministrativo”, escludendo da tale profilo ogni contaminazione di competenze tecnico-specialistiche.

 

3) IL RETRO- PENSIERO

Il DDL, in aggiunta al testo dichiarativo, reca evidentissimi tratti trans-testuali: le scelte dell’Art. 10

conseguono agli interessi corporativi della burocrazia ministeriale, nell’intento di escludere gli altri dirigenti dalle risorse destinate alla retribuzione dirigenziale. Sfortunatamente, questi interessi assai poco confessabili, godono della protezione anche di sindacati e associazioni che, a parole, si dichiarano difensori della dirigenza scolastica (non abboccate !).

 

4) STIGMATIZZIAMO

I dirigenti scolastici stigmatizzano l’assordante silenzio di sindacati, associazioni etc su tale misfatto che viene compiuto ai danni della scuola italiana.

Chiedono che questo problema venga recepito come una priorità da quanti si dichiarano difensori della scuola italiana, assumendo posizioni chiare, non mediante generiche dichiarazioni retoriche ma con strategie e impegni precisi.

 

5) STRATEGIE

I DS di Viterbo chiedono l’impegno diretto e continuo di tutti i colleghi italiani, condividendo le seguenti iniziative:

  1. a) fate girare quanto più possibile questo comunicato e/o producetene di vostri; manteniamoci in

contatto, inviamo mail etc;

  1. b) promuovete incontri, assemblee, iniziative etc sul vostro territorio; stanate sindacati, partiti,

politici etc;

  1. c) inviate la comunicazione sotto riportata a “LA BUONA SCUOLA”;
  2. d) le alleanze: prendete accordi e richiedete la collaborazione di quei sindacati, associazioni etc

che, invece, si dimostrano sinceramente impegnati a difesa della scuola italiana;

  1. e) stiamo pensando di organizzare una grossa convention nazionale dei DS italiani a Roma; è

un’impresa difficile; per questo chiediamo:

  • a tutti i colleghi di partecipare;

  • ai colleghi di Roma di supportarci in questa iniziativa individuando una sede possibile e

collaborando per gli aspetti logistici (per contatti: icmonaci@alice.it;   tel.: 3294512842).

 

Viterbo 19/9/2014

Giuseppe Guastini

 

 

Da inviare a “la buona scuola”:

 

Non squalifichiamo la scuola italiana; la scuola italiana merita un “vero” dirigente che, per profilo di competenze, inquadramento e formazione, sia a pieno titolo inserito nel sistema della dirigenza pubblica. Richiedo la modifica dell’Art. 10 del DDL 1577.