14 ottobre Audizione Ministro in 7a Camera

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Il 30 settembre ed il 14 ottobre si svolge presso la 7a Commissione della Camera l’audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sull’avvio dell’anno scolastico 2014-2015

(7a Camera, 30.9.14) STEFANIA GIANNINI, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Ringrazio il presidente e gli onorevoli deputati per l’invito a presentare una relazione sull’avvio dell’anno scolastico 2014-2015, alla quale – spero non dispiaccia – sento il bisogno di unire una sintetica presentazione del progetto «La buona scuola» che accompagna l’avvio di quest’anno scolastico e che – per il nostro Governo – è cruciale anche per il suo prosieguo all’interno del dibattito nel Paese.
Per correttezza, presidente, la informo che, in ragione di un’agenda che si è spostata durante tutto il corso della giornata e che, non per mia volontà, mi ha anche impedito di riferire al Comitato ristretto della Commissione che sta esaminando le proposte di legge in materia di contributi universitari – cosa che faremo il prima possibile – ho a disposizione circa un’ora. Cercherò, quindi, di sintetizzare al massimo la mia esposizione e di lasciare spazio agli onorevoli deputati per i loro interventi. Ove vi fosse necessità di una replica, se lei è d’accordo, la destinerei a un successivo e ravvicinato incontro.
Parto dai dati e dalle informazioni di merito che riguardano questo inizio di anno scolastico, che si è avviato regolarmente nel rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente. A tale riguardo, devo ringraziare in modo non rituale tutte le strutture che, silenziose e operose, fanno sì che ogni anno le cose in Italia funzionino. Si nota molto di più quando le cose non funzionano, ma quando funzionano è bene che qualcuno lo ricordi, soprattutto se questo qualcuno ha una responsabilità generale.
Comincio, quindi, col ringraziare il Capo del dipartimento per l’istruzione del Ministero e, a cascata, tutti i responsabili degli uffici scolastici regionali che, in qualche caso, sono entrati in carica in questo stesso periodo, e tutte le strutture che nelle singole realtà periferiche fanno sì che la scuola funzioni dal primo giorno.
Vengo ai numeri che riguardano le assunzioni in ruolo sia del corpo docente sia dei dirigenti sia del personale tecnico-amministrativo. Con decorrenza giuridica ed economica dal 1o settembre, sono stati assunti, quest’anno, 21.653 nuovi insegnanti, di cui 9.148 per attività di sostegno e la parte rimanente su posti comuni di docenza. Gli uffici stanno adesso verificando le ulteriori nomine – a seguito di rinunce – per completare entro il 15 ottobre, a norma di legge, il plafond delle assunzioni dell’anno scolastico 2014-2015, che arriverà a un numero complessivo di 28.567 insegnanti.
I dirigenti scolastici sono stati garantiti a tutte le istituzioni, con un’assegnazione fatta entro il 1o settembre per consentire anche le riunioni del collegio dei docenti e l’avvio regolare delle attività in ciascun istituto. Ricordo che, quest’anno, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Dipartimento della funzione pubblica hanno autorizzato – in via del tutto straordinaria – 620 assunzioni di vincitori e idonei del concorso per dirigenti scolastici che era stato bandito nel 2011. È un segmento quantitativamente rilevante che va a completamento, e anche a diminuire, sebbene non a risolvere del tutto, il problema delle reggenze degli istituti.
Analogamente si sono concluse, negli stessi tempi, le operazioni di immissione in ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) per complessive 4.556 unità.
Gli alunni sui banchi di scuola, quest’anno, sono stati 7.882.211. La popolazione studentesca ha visto un incremento sul totale, ma una diminuzione – rispetto all’ultimo anno – sulla scuola primaria. L’andamento demografico evidentemente si riflette sulle iscrizioni.
Mi preme sottolineare un aumento del numero delle classi, che comporta una modifica in positivo del rapporto tra numero di docenti e numero di studenti. Quest’anno sono state aggiunte 1.659 classi sul totale e questo significa che si passa da un rapporto complessivo alunni/classi di 21,5 dello scorso anno a un rapporto di 21,4. È una diminuzione minima, ma non trascurabile, come trend di miglioramento della qualità dell’offerta didattica.
Un dato che invece preoccupa, almeno per quella che è la mia sensibilità, è un aumento, sia pur lieve, degli alunni disabili, che si concentra soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Mi permetto, presidente, di aprire una brevissima parentesi su cui credo sarà utile e necessario sviluppare una riflessione comune. Gli alunni disabili vengono certificati – in quanto tali – a seguito della segnalazione di un problema e di una verifica diagnostica che li assegna a vari tipi di tipologie, dall’autismo alla dislessia, a disturbi più lievi o più consistenti e gravi.
Quello che ho notato – ma approfondiremo nel corso di questi mesi e in occasione della presentazione del nuovo progetto educativo che abbiamo elaborato e che stiamo discutendo con il Paese – è il fatto che la disabilità si concentra non solo in aree geografiche, ma anche per tipologia di alunni e soprattutto tra gli alunni stranieri. È un tema da affrontare perché c’è il sospetto, credo fondato, che talvolta la disabilità coincida con una difficoltà di integrazione principalmente linguistica, ma non solo. È un capitolo su cui stiamo lavorando, anche di concerto con il Parlamento, che sarà importante approfondire.
È inoltre cresciuto il numero degli alunni che potranno usufruire – questo è un dato molto positivo – del tempo pieno. L’incremento è del 2 per cento in assoluto, pari a 15.171 unità.
Le iniziative che non riguardano le risorse umane, bensì le strutture e principalmente i lavori di edilizia scolastica, credo siano note a tutti i membri della Commissione. Riassumerò l’avanzamento dei lavori per fornire un aggiornamento in tempo reale di quanto sta avvenendo.
Il grande piano dell’edilizia scolastica che il Governo ha presentato come punto centrale della sua agenda, e a cui si è collegato immediatamente il piano educativo della «Buona scuola», è suddiviso in tre grandi filoni di intervento: le scuole sicure, le scuole nuove e un ampio piano di manutenzione ordinaria, utile al ripristino – talvolta del decoro talaltra della funzionalità degli edifici scolastici – che è stato definito «Scuole belle».
Si tratta di interventi per la messa in sicurezza e l’adeguamento antisismico; per la rimozione delle strutture in amianto, che purtroppo ancora gravano su molti edifici scolastici italiani; per la costruzione, ove di necessità, di nuovi edifici scolastici parametrati a criteri di efficienza energetica, di innovazione digitale e didattica oppure per la manutenzione ordinaria.
In tutti questi capitoli i lavori stanno avanzando secondo la seguente tabella. Per il piano «Scuole belle», 1.000 plessi scolastici bisognosi di interventi semplici, dall’imbiancatura al ripristino di aule mal ridotte, hanno accolto i piccoli alunni in aule ristrutturate già al 1o settembre. Sono tutti interventi realizzati durante l’estate. In queste ore, circa 3.000 scuole stanno comunicando al nostro Ministero la conclusione dei lavori. Sono, quindi, 4.000 gli interventi che hanno già rimesso ordine sul piano della piccola manutenzione. I plessi scolastici coinvolti sono 7.700 nella loro totalità e i lavori si concluderanno, tutti, entro la fine dell’anno solare 2014.
Il tema della sicurezza ha avuto uno stanziamento di 150 milioni di euro, ereditati dal cosiddetto «decreto del fare» del precedente Governo, con cui sono già stati finanziati 632 interventi. Il 69,97 per cento dei cantieri di questa tranche è stato aperto. Vi sono poi un 27,8 per cento di lavori conclusi e una percentuale irrisoria di circa il 2 per cento di lavori che non sono stati avviati per intervenute complessità di natura procedurale.
Per lo scorrimento delle graduatorie regionali non finanziate con il «decreto del fare», che hanno ricevuto finanziamenti aggiuntivi da questo Governo per una quota complessiva di 400 milioni di euro, sono stati aperti e finanziati 1.639 nuovi interventi, che saranno appaltati entro la fine dell’anno secondo una road map già precisata e disponibile presso il nostro Ministero.
La costruzione di nuovi edifici è un processo più lungo, ma comunque avviato. I 122 milioni di euro stanziati per il 2014 e l’analoga cifra per il 2015 consentiranno a 404 scuole di poter sorgere. Complessivamente, stimiamo 400 milioni di euro di investimento per ciascuna delle due annualità.
Per completezza unisco a queste voci le quote INAIL che avevo già ricordato in una precedente relazione presso questa Commissione. Ricorderete che c’è un budget di 300 milioni di euro con cui stiamo definendo la fase di programmazione e di possibile intervento. Trattandosi di risorse che devono essere adoperate in modo da garantire una rendita, è necessario un accordo con l’ente erogatore.
Infine, i mutui per l’edilizia sono in corso di definizione nella programmazione regionale, che porterà, nel 2015, ad appaltare opere per un valore complessivo di 900 milioni di euro di cui beneficeranno circa 4.000 scuole in Italia. Tutto ciò è stato definito formalmente nell’ultima Conferenza Stato-regioni del 25 settembre, con relativo decreto interministeriale.
L’ammontare di tutte le cifre che ho analiticamente presentato arriva a circa 1,5 miliardi di euro. Questo, per ora, è il capitolo edilizia che sta procedendo con i tempi e i ritmi che ho descritto.
Passando invece alle iniziative che riguardano l’avvio di un progetto educativo che risponde ai principi del piano che il Governo ha presentato e che abbiamo deciso di proporre al Paese sotto la semplice etichetta «La buona scuola», mi piace iniziare da un tema cardine di questo progetto e che, già da quest’anno scolastico, prenderà corpo grazie a un regolamento che è stato finalmente definito e varato nello scorso settembre. Mi riferisco al regolamento per l’auto-valutazione delle scuole italiane. Il progetto riguarda sia le scuole statali sia le scuole non statali. Il processo sarà graduale e andrà a regime nel 2016-2017, coinvolgendo tutti gli istituti scolastici, che dovranno compilare, all’interno del sistema nazionale di valutazione, un format che l’INVALSI fornirà alle scuole nei prossimi mesi.
Si badi che con questo non ha a che fare l’INVALSI che misura le competenze matematiche, argomentative, comprensive e testuali degli studenti. In questo caso, l’INVALSI opera a fianco delle scuole per poter avere meccanismi di auto-valutazione della qualità e dell’organizzazione della didattica.
Le scuole avranno un quadro nazionale di riferimento e un preciso format per scrivere il loro rapporto di valutazione e, il tutto, sarà reso pubblico entro e non oltre il luglio del 2015.
Questo ci consente di fare un passo decisivo verso l’idea di una scuola trasparente e aperta. Ciò non significa stilare una classifica di bocciati e promossi o – ancor peggio – di vincitori e perdenti. È uno strumento scientificamente fondato e internazionalmente diffuso di valutazione dei punti di forza e di debolezza, per avere indicazioni e innescare un meccanismo di miglioramento e/o di potenziamento della qualità esistente. Tengo a sottolineare ciò, spendendo qualche parola in più, presidente, perché questo è il vero cardine di tutta la nostra proposta e delle attività concrete che partiranno da quest’anno scolastico.
Un altro elemento non trascurabile, secondo una massima degli antichi che recitava «Quis custodiet ipsos custodes ?», i dirigenti scolastici saranno soggetto e oggetto di questa valutazione. All’interno di questo format sono, infatti, previsti anche i criteri che consentono di valutare le attività di coordinamento e organizzazione che un dirigente scolastico svolge come primo responsabile di un istituto o di un plesso scolastico.
A partire dall’ottobre del 2015, ogni anno verrà quindi prodotto un rapporto nazionale sul sistema scolastico italiano tramite un’analisi molto approfondita e accurata, condotta scuola per scuola, dello stato di avanzamento della qualità. Ci sembra un passo veramente importante, anche per riferirci a un benchmark internazionale da cui non si può e non si deve prescindere né per l’istruzione superiore né per l’istruzione scolastica.
Un altro capitolo importante riguarda l’accelerazione e il consolidamento di un solido sistema di formazione congiunta tra scuola e mondo del lavoro che, già quest’anno, abbiamo cercato di potenziare e che coinvolge il quarto e il quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado e, in particolare, il settore tecnico e professionale. Vi sono alcuni esempi paradigmatici che vorremmo diventassero un sistema diffuso nel sistema della scuola italiana.
In particolare, abbiamo concluso un accordo con l’ENEL per stipulare 145 contratti di apprendistato distribuiti in 7 istituti a indirizzo elettrotecnico ed elettronico. Si badi che questo programma prevede 280 ore di formazione-lavoro. Ciò è importante perché, senza continuità e regolarità nel processo strutturato di formazione tra teoria e pratica, la formazione-lavoro può essere un’esperienza bella e suggestiva per un giovane adolescente, ma non offre quell’efficacia formativa da cui dipende, molto spesso, il superamento del mismatching tra competenze acquisite e competenze richieste dal mercato del lavoro.
Tutto questo funziona naturalmente più nell’ambito tecnico-professionale, ma mi permetto di dire come osservazione personale, pur segnalando che si tratta di uno spunto presente nel rapporto della «Buona scuola», che per un Paese come l’Italia è possibile – e doveroso – immaginare lo stesso percorso anche all’interno degli istituti a carattere umanistico e storico-culturale. Come si fa in molti Paesi, ad esempio, l’azienda di promozione turistica di una qualunque città italiana potrebbe assorbire e dare opportunità di stage e di formazione lavorativa a chi compie percorsi artistici o di carattere umanistico.
Un altro tema importante su cui stiamo lavorando è quello della graduale riorganizzazione del sistema di istruzione per gli adulti. In ambito europeo questo tema rientrava nel capitolo del lifelong learning, punto cruciale del precedente settennio di stanziamento dei fondi della Direzione generale Education and Culture della Commissione europea, mentre adesso rientra in Erasmus plus, il grande ombrello onnicomprensivo della formazione continua e permanente, con i suoi 14,5 miliardi di euro di finanziamenti disponibili.
Come loro ricorderanno, i centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione in età adulta (CTP) sono stati integrati dai centri per l’istruzione degli adulti (CPIA), che in alcune regioni hanno già concretamente preso vita. Sono 56, tra Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia-Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana Umbria e Puglia.
È un altro settore molto importante in cui c’è la possibilità di approfittare di un grande programma europeo, con grandi stanziamenti. Per questo, il miglioramento e l’aggiornamento delle competenze dei cittadini adulti è una sfida educativa a cui non possiamo sottrarci.
Sempre cercando di estrapolare i blocchi tematici più significativi, rimandando a eventuali approfondimenti per altri settori, segnalo che, con l’avvio del nuovo anno scolastico, giungerà a compimento il quinto e ultimo anno delle classi secondarie superiori interessate dal riordino dei decreti del Presidente della Repubblica n. 87, 88 e 89 del 2010.
Abbiamo pensato di attivare subito un percorso di monitoraggio, che vorremmo poi estendere a tutte gli altri settori dell’attività scolastica, in modo tale che si possa verificare se questi percorsi di istruzione diano un effettivo miglioramento della qualità formativa e rispondano alle sfide, come era parso nel 2010, quando sono stati introdotti. La disciplina dell’esame di Stato si adeguerà alle novità introdotte dallo stesso decreto.
Sulle politiche che riguardano lo studente, cito quella che mi sembra una sfida irrinunciabile per il sistema educativo italiano e cioè l’integrazione e l’attuazione di politiche attive per la partecipazione dei ragazzi stranieri all’interno delle classi, a partire dall’integrazione linguistica, ma non solo.
Come loro ricordano, è stato istituito un Osservatorio nazionale per l’integrazione degli studenti stranieri e da esso stanno emergendo proposte, anche operative, che abbiamo inserito all’interno del progetto della «Buona scuola» come spunti per possibili azioni. Si tratta di azioni di inclusione e di coordinamento che riguardano non solo la scuola, ma anche gli stakeholders più coinvolti come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, gli enti locali e tutte le associazioni che hanno a che fare con questo mondo importante e numericamente crescente. Stiamo predisponendo anche il rapporto annuale sulla presenza degli alunni stranieri nelle scuole italiane, per scattare una fotografia non solo quantitativa, ma anche qualitativa del loro grado di integrazione.
Una seconda attività altrettanto importante è il nuovo piano nazionale per il contrasto alle diverse forme di bullismo e cyberbullismo, che rappresentano una piaga crescente. Mettiamo a disposizione delle scuole alcune risorse, ma divulghiamo anche linee di orientamento che possano prevenire e/o contrastare il fenomeno.
Torno invece al tema della disabilità che, come ho detto in precedenza richiamando i numeri, è un tema fondamentale nella nostra agenda. Sono 103 i centri territoriali di supporto (CTS) che stanno già lavorando e svolgendo consulenza alle scuole, grazie alla presenza di docenti specializzati. Recentemente, è stato anche istituito il coordinamento nazionale per una migliore sintonia tra l’amministrazione centrale e le reti periferiche, un punto essenziale per la buona riuscita e non solo su tale terreno. Su questo, oltre che su altri temi, siamo in costante dialogo con il Forum delle associazioni dei genitori e con quello delle associazioni studentesche.
Continua anche l’esperienza della carta dello studente, che ricordo è la carta dei servizi che permette di dimostrare il proprio status e di accedere alle agevolazioni e ai servizi offerti dalle amministrazioni locali. È un bel progetto che intendiamo estendere ad altri partner che aderiscono al circuito interistituzionale pubblico-privato.
Concludo parlando di «Sport di classe», un progetto che è stato presentato ufficialmente due settimane fa, qui a Roma, con il sottosegretario Delrio e il presidente del CONI, Giovanni Malagò, e su cui contiamo molto. Riteniamo che l’educazione motoria, l’educazione ambientale e alimentare, l’educazione a un corretto stile di vita e alla salute debbano entrare strutturalmente – e non solo occasionalmente – nel percorso formativo fin dalla scuola primaria. È un obiettivo che rientra nelle potenzialità delle nuove competenze della «Buona scuola».
Solo per fornirvi qualche stringatissima linea di presentazione del progetto, ricordo che la consultazione è partita il 15 settembre scorso e sta andando avanti molto bene. A oggi, abbiamo 248.000 contatti diretti sul sito. È un dato in crescita sistematica. Abbiamo decine di migliaia di proposte derivanti dalla consultazione e dalle risposte al questionario e abbiamo qualche centinaio di proposte autonome. La terza finestra sul sito della «Buona scuola», infatti, dà l’opportunità di scrivere il proprio pensiero a proposito della scuola che si vorrebbe avere, e i numeri sono quelli che alcuni giornali, oggi, hanno avuto la bontà di pubblicare.
C’è una grande soddisfazione sul piano della quantità e ci auguriamo che anche il lavoro dei parlamentari, a prescindere dalle loro convinzioni e dalle loro posizioni politiche, possa essere quello di alimentare questo dibattito, se non altro per prenderne atto ed eventualmente per formulare osservazioni o critiche.
I cardini di questo progetto si possono riassumere in pochi punti. Il primo è chiudere la parentesi dolorosa – io direi devastante per la scuola italiana –, durata oltre vent’anni, del precariato storico, e questo si farà, a partire dal 1o settembre 2015, con il piano assunzionale per i 148.000 docenti delle graduatorie storiche.
Il secondo cardine è il contestuale e non scindibile cambiamento delle regole di lavoro e di insegnamento, ma – se mi permettete – anche di soddisfazione e di avanzamento nella qualità della professione per insegnanti e operatori del mondo della scuola, a partire dalla formazione continua, permanente e obbligatoria, cosa che può apparire scontata, ma che nel nostro Paese non esiste, se non nella forma del nobile volontarismo di molti insegnanti e dirigenti scolastici.
Il terzo principio, che ho già citato prima anticipando l’azione che stiamo portando avanti da quest’anno, è la valutazione di sistema, la valutazione delle scuole e scuola per scuola. Alla valutazione si affianca, sulla base di parametri che combinano strumenti di auto-valutazione interna a strumenti di valutazione esterna secondo un benchmark internazionalmente riconosciuto, un mutamento di carriera e di corrispettivo stipendiale.
È un elemento che abbiamo affrontato in maniera diretta, ponendo il mondo della scuola di fronte all’interrogativo se andare in questa direzione e – come noi fortemente riteniamo – abbinare questo aspetto al miglioramento della potenzialità e della qualità del sistema, oltre che dell’individuo, oppure no.
Il quarto è il principio dell’autonomia. Nella nostra visione quello dell’autonomia è un principio strutturale di tutto il sistema dell’educazione. Autonomia non significa irresponsabilità o perdita delle linee guida nazionali, soprattutto in un sistema dell’istruzione come quello italiano che è un sistema pubblico ed esprime un valore pubblico, cioè la conoscenza che diventa competenza per la maggioranza dei cittadini giovani e meno giovani.
Autonomia significa poter dare strumenti, numeri, qualità e possibilità di formulare progetti didattici che facciano la differenza e che potenzino un certo istituto rispetto ad altri in determinati settori. Potrei fare degli esempi, anche se non voglio tediarvi perché sarebbero di natura specifica.
Nel pacchetto delle cosiddette competenze antiche, quali la storia dell’arte, l’educazione musicale o l’educazione linguistica, che è competenza antica, ma – ahimè – per noi drammaticamente bisognosa di diventare moderna, si può e si deve riformulare il modello didattico. Da specialista di alcuni argomenti posso dire che, se la lingua straniera viene insegnata fin dalla scuola primaria non solo come materia di studio, ma come veicolo per trasmettere altri contenuti, il risultato in termini di apprendimento, alla fine di un ciclo di studi, a parità di ore di insegnamento, è scientificamente dimostrato – nel mondo – essere diverso.
Questo, presidente, è solo uno degli esempi. Un altro cardine importante è l’alternanza scuola-lavoro. Ricordo un numero che mi ha impressionato. Oggi, in Italia, il 9 per cento degli studenti della scuola superiore fa un’esperienza occasionale di scuola-lavoro. Noi vogliamo che questo numero cresca e che le aziende coinvolte superino quella soglia imbarazzante di meno dell’uno per cento, che è la soglia attuale.
Ho concluso.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Non voglio rubare tempo alla discussione, che so essere attesa, a dimostrazione del fatto che i parlamentari recepiscono dal territorio le esigenze e le problematiche, e questo della scuola è uno dei temi più sentiti in assoluto.
Abbiamo programmato i nostri interventi in modo che tutti i gruppi abbiano diritto di parola e che la consistenza dei gruppi sia rispettata.
Chiedo al Ministro di assicurarci la sua presenza in un’altra occasione, il prima possibile, per poter contare su una replica tempestiva alle domande.

STEFANIA GIANNINI, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Do la mia disponibilità, sia nel caso che oggi si esauriscano gli interventi, sia nel caso in cui ciò non sia possibile.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MARA CAROCCI. Ringrazio la Ministra per le numerose informazioni che ci ha dato. Ha lottato contro il tempo ed è stata molto veloce. Le vorrei porre alcune domande e richieste di approfondimento per il nostro successivo incontro.
La prima riguarda il riordino dei cicli scolastici. Ci ha annunciato un monitoraggio, che peraltro la Commissione ha più volte chiesto, sul riordino dei cicli. Volevo chiederle se l’esito di questo monitoraggio influirà sulla redazione definitiva dei provvedimenti legislativi del piano scuola.
Legato a questo aspetto mi pare di aver colto un suo accenno all’esame di Stato. Molti studenti e docenti ci stanno chiedendo lumi in merito alle sue interviste, perché abbiamo letto a mezzo stampa che intenderebbe rivedere l’esame di maturità già da quest’anno scolastico, eliminando i membri esterni delle commissioni. Debbo dirle che ho ricevuto pareri piuttosto negativi su questa sua proposta.
Volevo poi chiedere un approfondimento sull’educazione permanente rispetto a quanto ci ha detto, oggi, brevemente, per motivi di tempo.
In merito al questionario che viene proposto attualmente per il piano scuola e la richiesta di contributi, come verranno vagliate le risposte ? Ci è stato fatto presente che ci si può iscrivere più volte con diversi nickname. In che modo vengono depurate le risposte multiple ?
In che modo se ne terrà conto e quale sarà la restituzione che il Ministero darà ?

LUIGI GALLO. Il Ministro afferma che non ci sono stati ritardi in partenza e che la scuola funziona dal primo giorno. Questo è vero se ci fermiamo all’aspetto formale.
Se entriamo nelle scuole, ci accorgiamo che non ci sono gli insegnanti, si lavora a orario ridotto e, come lei ha ricordato, il 15 ottobre si concluderanno le assunzioni in ruolo, ma dopo inizieranno quelle per le supplenze che scaturiscono dalle graduatorie di istituto. A me sembra assurdo, dopo vent’anni che si adopera sempre lo stesso sistema per graduatorie a esaurimento e graduatorie di istituto, che l’anno scolastico inizi senza avere tutti i docenti in classe e un orario pieno, dovendo arrivare a ottobre o novembre senza che la scuola sia definitivamente partita.
Altro problema è quello delle «classi pollaio». Se il rapporto docenti/studenti è alto, è perché in quel rapporto vengono conteggiati gli insegnanti di sostegno e gli insegnanti dei laboratori, che in altri Paesi, invece, non vengono tenuti in considerazione nel calcolo. Fatto sta che, quando va bene, abbiamo classi di trenta alunni e i docenti faticano a proporre una didattica adeguata.
Siccome lei ha accennato ai progetti per l’edilizia, ci vorremmo soffermare sul fatto che, ancora oggi, il Ministero non ha un progetto per le scuole pulite. Il Governo Letta e il Governo Renzi non hanno risposto al problema prodotto dalla riduzione delle esternalizzazioni dei servizi. Abbiamo più volte proposto al Governo la soluzione e c’è anche un disegno di legge in merito. Speriamo sempre in un confronto proficuo.
Passando al piano scuola, innanzitutto, Ministro, al di là della replica, le chiederei del tempo aggiuntivo per parlare anche di questo. Sebbene le consultazioni con tutti i cittadini siano state avviate, sembra assurdo che questo Parlamento non abbia la possibilità, prima che arrivi un decreto o un disegno di legge, di avanzare le proprie proposte in un confronto dialogante con il Governo. Per questo chiedo un ampliamento del tempo per il prossimo incontro.
Arrivo a una domanda che per noi è cruciale. Nella prossima legge di stabilità quante risorse aggiuntive ci saranno per la scuola ? Nelle pieghe del piano scuola abbiamo trovato tanti risparmi, come, ad esempio, il risparmio sugli stipendi dei docenti e sugli esami di Stato che si vogliono riformare. Vorremmo capire quante risorse aggiuntive ci saranno nella legge di stabilità perché, in termini di spesa pubblica, siamo in forte declino dal 2008. Nel 2013, siamo arrivati all’8,8 per cento della spesa pubblica complessiva, sempre più in basso rispetto ad altri Paesi. Speriamo in un’inversione di tendenza.
L’ultima osservazione riguarda la valutazione. Fatta salva l’auto-valutazione, le altre due gambe della valutazione, ovvero gli ispettori e i test INVALSI, non ci sembrano strumenti di valutazione della scuola così scientifici.

ILARIA CAPUA. Sarò molto rapida e mi atterrò a un suggerimento, che spero possa essere utile.
Si parla di auto-valutazione all’interno della scuola e di valutazione dei docenti per le progressioni di carriera ed eventuali gratificazioni economiche. Mi permetto di suggerire di copiare un modello che esiste in altri Paesi e cioè inserire nel gruppo di valutazione gli studenti più meritevoli della singola scuola. Si potrebbe utilizzare lo stesso metodo anche all’università.
Gli studenti che hanno ottenuto i risultati migliori sono i più titolati a esprimere un giudizio, anche perché ci sono professori che hanno una conoscenza profonda della materia, ma non sono in grado di trasmetterla.
La conoscenza e la capacità di coinvolgere gli studenti e di colmare le lacune che possono derivare da altre carenze della scuola, secondo me, sono fondamentali.

ROBERTO SIMONETTI. Ringrazio il Ministro per la sua illustrazione. Capisco che il Governo abbia la necessità e il dovere di fare una pianificazione di ampio respiro e di porsi prospettive che vadano al di là della quotidianità, ma il dramma della scuola italiana è proprio la quotidianità.
Io provengo da un territorio che non sa se potrà aprire le scuole. Facciamole pure belle e sicure. Quanto alle scuole nuove, io non appesantirei il patrimonio demaniale e, anzi, utilizzerei edifici esistenti piuttosto che costruire nuove strutture. L’ordinarietà, però, sta anche nel riscaldamento delle scuole. L’assessore all’istruzione della regione Piemonte Pentenero, oggi, dovrebbe avere un incontro al Ministero per chiedere un aiuto economico per aprire le scuole della regione Piemonte. Se mi desse certezza di questo, gliene sarei grato.
La cosa che io trovo stridente, pur capendo la situazione dei 150.000 precari, è che il valore di queste assunzioni è di circa 3 miliardi di euro. Voi li definite spese per investimento ma, secondo me, le spese per investimento sono altre. Credo che questa sia, piuttosto, spesa corrente. Pertanto occorre fare una riflessione sulla spesa pubblica.
Oggi, tutti i Paesi europei si riuniscono qui in Italia per parlare di fiscal compact e delle disposizioni del Trattato sull’Unione europea che prevedono un contenimento della spesa pubblica. Non vorrei che si arrivasse, com’è successo in Grecia, a un obbligo sostanziale di riduzione della spesa pubblica, attraverso una coercizione non proprio indolore. Mettiamo in conto anche questo.
Capisco le problematiche delle graduatorie di istituto e dei precari, ma dobbiamo inserirle in un contesto di sostenibilità. Io, 3 miliardi di euro li destinerei all’edilizia.
Il piano poi è ambizioso. Speriamo che non rimanga sulla carta e non crei problemi come tutti i piani ambiziosi, che non si concretizzano né semplicemente né velocemente.
Se ci potesse dire l’esito dell’incontro con l’assessore Pentenero, andrei a casa fiducioso e potrei dire ai miei concittadini che potranno mandare i figli a scuola.

TAMARA BLAZINA. Ringrazio il Ministro. Sarò telegrafica e mi atterrò alla prima parte del suo intervento, perché di maggiore attualità.
Lei ha parlato dei dirigenti scolastici. Volevo fare presente che ci sono situazioni abbastanza critiche in alcune parti del Paese. In particolare, mi riferisco alla regione Friuli-Venezia Giulia, dove ci sono oltre quaranta istituti dati in reggenza, perché la graduatoria dei dirigenti scolastici è stata esaurita. Auspico che il nuovo corso-concorso per i dirigenti si faccia o – almeno – venga bandito entro la fine dell’anno, per porre rimedio a questa criticità.
Molte di queste reggenze, peraltro, sono prive di vice dirigenti con possibilità di esonero. Stiamo parlando di scuole molto sparse sul territorio. Mi riferisco, in particolare, alle scuole slovene dove avere quaranta classi per ottenere l’esonero, trattandosi di una minoranza, è molto difficile.
La seconda questione riguarda gli uffici scolastici regionali. L’ufficio scolastico della regione è stato declassato. Siamo ancora in attesa della nomina del coordinatore per avere un punto di riferimento e poter portare avanti tutte le problematiche aperte.
La terza questione concerne l’ufficio scolastico regionale per le scuole slovene, dove c’è stato un «inghippo» rispetto al precedente organico e all’organico che è uscito dal nuovo concorso. Di fatto, abbiamo una struttura che non ha le necessarie competenze didattiche per poter procedere.

MARIA MARZANA. Sarò brevissima, Ministro. In vista del pensionamento di un’altra parte dei lavoratori salvaguardati dalla riforma Fornero, tra cui molti cosiddetti «quota 96» del mondo della scuola, le chiediamo di procedere – assieme all’INPS – all’aggiornamento della ricognizione che il suo Ministero ha svolto, nel mese di ottobre 2013, in maniera da poter ricalcolare gli oneri e salvaguardare tutti i predetti «quota 96» della scuola.
Le chiedo, poi, se non sia il caso di considerare, nel piano di assunzioni, anche i docenti abilitati di seconda fascia, che vantano esperienza oltre alla formazione e che, a oggi, si ritrovano in una graduatoria che non dà accesso al reclutamento per una mera contingenza storica. Su questo punto, tra l’altro, le anticipo che le chiederemo un incontro, perché abbiamo elaborato una proposta sul reclutamento, coinvolgendo rappresentanti dei docenti di tutta Italia. Teniamo particolarmente a questo aspetto.
Inoltre, alla luce dell’emanazione dello schema di regolamento per la destinazione dell’otto per mille del gettito IRPEF a diretta gestione statale all’edilizia scolastica, le chiediamo di intervenire personalmente e, sin da subito, di mettere le amministrazioni locali nelle condizioni di chiedere i fondi. A oggi, infatti, nonostante sia prevista una scadenza, sul sito della Presidenza del Consiglio non è ancora disponibile il modello adeguato, bensì è presente il vecchio modello per la richiesta dei contributi, che non include la quinta opzione, relativa alla fruizione dei fondi per l’edilizia scolastica. Vorremmo anche che si sollecitasse la proroga di un mese delle istanze per l’ammissione ai contributi, che è stata accolta durante l’esame del parere sul predetto atto del Governo n. 109 in Commissione bilancio, in modo che la scadenza slitti al 31 ottobre.
Anche quest’anno i contributi delle famiglie risultano determinanti per il funzionamento delle scuole. Vorremmo capire chiaramente che cosa abbia intenzione di fare il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per dedicare maggiore impegno nei confronti della scuola statale e assicurarne il funzionamento senza pesare sulle famiglie.
Da ultimo, i ragazzi che hanno consentito la realizzazione del progetto di alfabetizzazione motoria nelle scuole attendono ancora il saldo del loro compenso per l’attività svolta lo scorso anno. Sollecitiamo il MIUR a onorare, sin da subito, questo impegno.

MARIA GRAZIA ROCCHI. Ringrazio il Ministro che, nonostante i tempi limitatissimi, è riuscita ad aggiornarci sullo stato d’avvio dell’anno scolastico.
Abbiamo salutato tutti, molto volentieri, il programma della «Buona scuola». Abbiamo intravisto, finalmente, una visione e un orizzonte sia per il lavoro di questa Commissione sia, soprattutto, per il lavoro dei tanti docenti e dirigenti che stanno operando con sempre maggiori difficoltà affinché si innalzi il livello qualitativo di istruzione e formazione nel nostro Paese.
Apprezziamo, in modo particolare, il fatto che si voglia rafforzare l’autonomia, fornendo all’autonomia stessa uno degli strumenti indispensabili e cioè l’organico. In particolare, mi vorrei concentrare sulle linee che già, da quest’anno, si vogliono sostenere e che la «Buona scuola» riafferma e sottolinea.
La prima di queste linee è l’alternanza scuola-lavoro. Chi ha sperimentato certe attività sa perfettamente quanto queste possano essere motivanti e importanti per l’apprendimento dei ragazzi e la riduzione degli scarti che si creano tra domanda e offerta di lavoro. In questo senso, vorrei far notare che non si parte dall’anno zero. La scuola è ricca di esperienze, che purtroppo sono dissipate nel tempo.
Penso, per esempio, all’esperienza dell’area professionalizzante o «Terza area», che è andata assottigliandosi e – praticamente – morendo con il riordino dei cicli, riordino che ha ridotto sia le ore destinate a questa attività sia le ore destinate ai laboratori. In quel contenitore erano maturate esperienze e, soprattutto, reti di relazioni produttive tra le scuole che le avevano positivamente sperimentate e le imprese.
Si tratta di vedere se si possa ripartire da quelle esperienze: possono essere la base che ci consente di riprendere il filo di un dialogo interrotto ? C’è la volontà di modificare in tal senso le linee guida ? C’è la volontà di iniziare un grande piano di formazione affinché tali esperienze possano essere capitalizzate ed estese ? Noi soffriamo di un grosso problema, in quanto le buone pratiche difficilmente diventano patrimonio stabile dell’istituzione.
L’altra nota riguarda la formazione nelle lingue straniere. Sappiamo di dovere avviare e potenziare la pratica del Content and Language Integrated Learning (CLIL), ma le risorse professionali destinate a questo tipo di insegnamento particolare – e importante – ancora scarseggiano. Per questo, molte scuole non possono offrire non un’opportunità, bensì un obbligo previsto dal riordino dei cicli: siamo nell’impossibilità di poterlo garantire.
Molte scuole, per poter dare una minima risposta all’insegnamento di una disciplina non linguistica, hanno attivato progetti finanziati con il fondo di istituto. Mi domando se, per il 2014-2015, le scuole italiane potranno contare sul reintegro di queste risorse, che potrebbero metterle in condizione di riprogrammare attività quali i corsi di recupero, il potenziamento delle lingue straniere e tutte le altre iniziative che arricchiscono l’offerta formativa.

MARIA COSCIA. Anch’io ringrazio il Ministro per averci fornito dati significativi circa l’andamento del nuovo anno scolastico.
Come ogni anno, anche questo avrà qualche criticità, ma lei sottolineava alcuni segnali positivi come quello di aver aumentato le classi a tempo pieno. Si tratta, a nostro avviso, di un’inversione di tendenza molto importante. Analogamente, lei ha sottolineato le assunzioni degli insegnanti di sostegno, che è stata una delle scelte più importanti compiute da questo Governo e da quello che l’ha preceduto. L’impegno dell’allora Ministro Carrozza, e il suo, hanno consentito di andare in questa direzione per arrivare ad avere, negli anni, un organico al 100 per cento.
In questo quadro le vorrei porre una domanda molto specifica, già in parte anticipata. Vorrei capire se sarà ripreso il tema che riguarda la cosiddetta «quota 96» e cioè se, nel quadro della previsione eccezionale di azzerare le graduatorie ad esaurimento e con esse il precariato storico, sarà possibile recuperare quei 4.000 posti che potrebbero essere utili per aggiungere qualche risposta in più a quella – già eccezionale – di assumere circa 150.000 insegnanti il 1o settembre dell’anno prossimo.
Prendo atto, molto favorevolmente, della sua disponibilità a dedicarci un po’ di tempo per ragionare sul progetto della «Buona scuola». Penso che questa Commissione possa avviare un confronto molto costruttivo perché, come già dicevano le colleghe che mi hanno preceduto, apprezziamo la visione contenuta in questo progetto.
Dopo anni di tagli, anni in cui la scuola è stata considerata semplicemente come un capitolo da tagliare, si riparte dall’idea che l’istruzione è la leva fondamentale per il futuro del nostro Paese. Ci sono tante idee importanti, una delle quali è l’alternanza scuola-lavoro a cui lei, Ministro, accennava. C’è il tema dell’arricchimento dell’offerta formativa e ci sono proposte che vorremmo discutere. In particolare, le segnalo che nel decreto n. 104 del 2013 c’era la richiesta di monitorare le previsioni della cosiddetta riforma Gelmini per capire, in ragione delle scelte, a nostro avviso sbagliate, che furono fatte allora, quali ulteriori correzioni, oltre alle segnalazioni contenute nel documento del Governo, sarebbe possibile fare.
Siamo convinti che, sussistendo l’obiettivo di assumere 150.000 nuovi insegnanti, ci sia la possibilità di promuovere l’innovazione e il cambiamento nonché di ripristinare e potenziare alcune discipline che sono state sacrificate, soprattutto, in alcuni ordini scolastici. Penso ai laboratori, ma non solo.

PRESIDENTE. Mi sembra che siamo riusciti a rispettare i tempi. La aspettiamo prossimamente per la replica, Ministro.

STEFANIA GIANNINI, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Se ritenete, vorrei cogliere l’invito dell’onorevole Gallo – e di altri commissari – a unire la mia replica all’inizio di un dibattito e di un confronto diretto con la Commissione sul progetto della «Buona scuola», che oggi, volutamente, non è stato al centro dell’attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa la seduta.