I presidi che non spendono i fondi nazionali devono restituirli all’erario

da  Il Sole 24 Ore

I presidi che non spendono i fondi nazionali  devono restituirli all’erario

di Eugenio Bruno

In alcuni casi direttamente e in altri per via indiretta, fatto sta che anche i presidi dovranno fare i conti con più di una modifica voluta dal disegno di legge di stabilità. A cominciare dalla necessità di spendere i fondi nazionali a disposizione delle scuole altrimenti dovranno restituirli all’erario.

Stretta sui fondi non spesi

La prima novità interessa i finanziamenti non utilizzati. Stabilendo che vanno considerati definitivamente acquisite all’erario tutte le somme giacenti presso le contabilità delle istituzioni scolastiche per progetti nazionali non utilizzati dalle scuole. una misura che nel 2015 dovrebbe valere 10 milioni. Al tempo stesso viene decurtata di 30 milioni la dotazione della legge 440 del 1997 che è destinata al funzionamento delle scuole. Due notizie che i dirigenti scolastici non accoglieranno con molto favore.

Addio esoneri e semi-esoneri

Difficilmente i presidi faranno salti di gioia per un’altra novità prevista dal ddl. Si tratta dell’eliminazione degli esoneri e dei semi-esoneri dall’insegnamento per i docenti che svolgono funzioni vicarie dei dirigenti scolastici. Una figura che dopo le politiche di dimensionamento degli istituti scolastici, con presidi chiamati a gestire due o tre sedi, è diventata cruciale in diverse realtà per gestire l’ordinaria amministrazione. Una norma contestata dalla Flc Cgil e dall’Anief che lancia l’allarme: «Dal 1° settembre 2015, in pratica, su 8.400 scuole autonome complessive, ben 1.200, attualmente in reggenza, saranno private anche del responsabile di sede».

I compiti in vista della nuova maturità

I presidi dovranno prendere presto dimestichezza con le nuove regole sull’esame di maturità. In una duplice direzione. Da un lato, dovranno nominare i commissari interni designati dal consiglio di classe sulla base dei nuovi principi introdotti dal ddl. Dall’altro, potranno essere scelti come presidenti di una commissione. Proprio i dirigenti scolastici delle scuole secondarie di II grado rappresentano uno dei tre bacini a cui i capi degli Uffici scolastici regionali potranno attingere per scegliere i presidenti, insieme ai docenti con almeno 10 anni di servizio e ai professori universitari di ruolo.