20 istituti musicali verso la chiusura?

da La Tecnica della Scuola

20 istituti musicali verso la chiusura?

L’allarme è della Conferenza delle Regioni: i 39 milioni di euro, oggi a carico degli Enti Locali, non sono più sostenibili ed in mancanza di tempi certi per l’avvio della statizzazione degli Afam il rischio della soppressione è concreto. Con conseguente perdita del posto per oltre 800 dipendenti tra insegnanti e personale Ata.

Ben venti Istituti superiori di studi musicali in tutta Italia sono concretamente a rischio soppressione: l’allarme è stato lanciato dai governatori, attraverso un documento approvato nell’ultima seduta della Conferenza delle Regioni.

Gli istituti a rischio chiusura, che in gergo più tecnico vengono classificati come Afam, con 7.500 allievi iscritti ed oltre 800 dipendenti tra insegnanti e personale Ata, sono equiparati ai Conservatori statali. “la questione negli anni – scrivono i governatori – è stata più volte sottoposta all’attenzione dei Ministri competenti, della Presidenza del Consiglio e degli organi parlamentari, che ne hanno condiviso le preoccupazioni e motivazioni, senza però aver individuato una positiva soluzione della vicenda che, oltre a prevedere tempi e modalità certi per l’avvio della statizzazione, dovrebbe necessariamente prevedere un finanziamento che accompagni tale percorso e consenta nel frattempo a tali istituti di sopravvivere”.

Attualmente per il mantenimento di questi istituti musicali, gli Enti Locali sostengono costi pari a circa 39 milioni di euro. Il nodo della questione è proprio questo: il finanziamento degli istituti. Che tarda a passare tra le competenze dell’amministrazione centrale.

Le Regioni affermano di condividere “pienamente la volontà di avviare finalmente il percorso di statizzazione che consenta il passaggio del personale allo Stato in tempi certi e ritengono – in linea con quanto sostenuto dall’ANCI – che ciò debba avvenire con contestuale e proporzionale riduzione degli oneri riduzione degli oneri fino ad oggi sostenuti dagli Enti locali ed assicurando, comunque, una adeguata presenza delle istituzioni Afam sui territori”.

“Si tratta, infatti – concludono le Regioni – di Istituti conosciuti ed apprezzati non solo a livello nazionale, che rappresentano un importante patrimonio culturale ed una tradizione storica per il nostro Paese e per i territori che li ospitano, che va salvaguardata”. Un punto, quest’ultimo, su cui ben pochi hanno qualcosa da eccepire.