Il Governo punta forte sugli stage, ma lo Stato non li finanzia più

da La Tecnica della Scuola

Il Governo punta forte sugli stage, ma lo Stato non li finanzia più

In attesa che si potenzi l’alternanza scuola lavoro approvando la Buona Scuola, gli istituti sono chiamati a far svolgere gli stage contando su finanziamenti risibili: in tutto 11 milioni di euro, quasi la metà del 2013/14. Nel 1999 per l’allora terza area alle scuole superiori arrivarono 345 milioni di euro. La contrarietà dei sindacati.

A parole il Governo punta forte sull’alternanza scuola/lavoro, prospettando 200 ore di stage e centinaia di milioni di euro di investimenti utili a svolgere tirocini e stage nel triennio finale delle superiori. In attesa che le line guida della Buona Scuola vengono confermate e approvate dal Parlamento, gli istituti debbono però fare conto con dei finanziamenti sempre più ridotti: “sono solo 11 milioni di euro e sensibilmente inferiori rispetto allo scorso anno quando erano pari a 20.600.00 euro e al 2012-2013 (26.790.000)”, ha ricordato il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Che poi ha aggiunto, con vena polemica: “tutta la partita dell’alternanza viene gestita in maniera autoreferenziale, senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali”.

“Si accentua l’idea che deve essere finalizzata unicamente a dare risposte alle richieste del mercato del lavoro e che i percorsi – osserva ancora il sindacalista – debbano essere co-progettati con le imprese. Voglio ricordare che le norme in vigore prevedono che i percorsi di alternanza scuola lavoro debbono essere progettati, attuati, verificati e valutati dalle istituzioni scolastiche. Vi è il rischio concreto di sfruttamento degli studenti da parte delle aziende per utilizzare manodopera a costo zero. Non vengono garantite nemmeno – aggiunge Pantaleo – le norme sulla sicurezza”.

A fornire ulteriori numeri sul progressivo decrescere dei finanziamenti pubblici per attuare le esperienze studentesche in azienda è l’Anief: “gli 11 milioni stanziati per quest’anno scolastico sono stati ripartiti in proporzione al numero degli iscritti nelle classi seconde, terze e quarte dei diversi ordini di scuola e spetteranno: 6 milioni di euro per gli istituti tecnici; 4 milioni di euro per gli istituti professionali; 1 milione di euro per i licei. Si tratta di cifre davvero esigue, ormai quasi simboliche – sostiene il sindacato autonomo -, visto che dovranno essere ripartite tra i circa 2mila istituti scolastici superiori interessati. Ogni scuola superiore riceverà, in media, 5.500 euro. Se si dividerà questo finanziamento per le varie classi terze, quarte e quinte di ogni istituto, ne consegue che ad ognuna arriverà appena qualche centinaio di euro.”

In effetti, la serie storica sulle risorse ministeriali destinate al cosiddetto fondo della Legge 440, sono passati dai 345 milioni di euro del 1999 ad appena gli 11 milioni di euro dell’anno scolastico in corso. Il crollo dei finanziamenti è stato verticale: oggi alle scuole superiori italiane è rimasto a disposizione appena il 3% di quello che veniva corrisposto dal Miur tre lustri fa.

“Viene da chiedersi – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – se il Governo è a conoscenza di questa situazione: perché la discrasia tra il dire e il fare da parte di chi amministra lo Stato e la scuola pubblica italiana è troppo grande per essere vera. Basta dire che i 5mila euro che verranno assegnati nel 2015 ad ogni scuola superiore per le attività di alternanza, sono quelli che 15 anni fa venivano assegnate ad ogni classe interessata alle stesse attività di collegamento scuola-lavoro”.

L’argomento è entrato però anche nei palazzi della politica: “chiediamo al governo di chiarire quanto prima sui fondi destinati all’alternanza scuola-lavoro”, ha detto Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola e Università di Forza Italia. “Si fa un gran parlare di integrazione tra percorso educativo e sistema economico-imprenditoriale, di obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro e di sistema duale, ma – ha continuato Centemero – se si taglia sulla possibilità di avviare progetti seri per preparare i nostri giovani alle richieste che vengono dal mondo del lavoro, allora ciò che resta sono, come al solito, solo parole e retorica”.

“Il piano scuola del governo Renzi – ha concluso l’esponente di FI – non può rinunciare a quello che, almeno sulla carta, dovrebbe essere uno dei suoi obiettivi fondamentali, ossia migliorare l’occupabilità degli studenti per combattere una disoccupazione giovanile indegna di un Paese civile”.