La crisi colpisce la scuola dell’infanzia non statale

da tuttoscuola.com

La crisi colpisce la scuola dell’infanzia non statale

Dai primi dati ufficiosi della scolarizzazione dei bambini nelle scuole dell’infanzia (statali e non statali) emerge una situazione nuova provocata dalla crisi economica e, in parte, anche dal decremento demografico che sta già investendo il settore.

Calano, se pur di poco, gli iscritti, attestando il tasso di scolarizzazione, rispetto ai nati del triennio considerato, intorno al 95,5% (in linea, quindi, con il benchmark del 95% che l’Unione europea ha fissato per il 2020).

Cambia, invece, il rapporto tra bambini iscritti alla scuola dell’infanzia statale e a quella non statale.

Per anni, infatti, il rapporto si era attestato intorno al 60% di iscritti alla statale e al restante 40% alle scuole non statali.

Ora non è più così: negli ultimi anni si è registrato un graduale spostamento di iscrizioni, al punto che nella statale risulta attualmente presente il 62,2% di tutti i bambini iscritti; nella non statale il restante 37,8%.

Quel 2,2% di bambini in meno nella non statale corrisponde a circa 35 mila bambini che hanno optato per un’altra scelta, probabilmente dettata da motivi economici, perché nella scuola statale dell’infanzia le rette sono più basse, in quanto i costi del personale non incidono, essendo a totale carico dello Stato.

In diversi casi, inoltre, la crisi ha costretto alcune piccole scuole non statali in difficoltà di gestione a chiudere i battenti. Anche grazie alla crisi delle non statali, le scuole dello Stato riescono a salvaguardare i livelli occupazionali.

E nel giro di un paio d’anni il decremento demografico coinvolgerà ancor più l’intero settore.