Dall’Unione europea spazio (e fondi) anche a istruzione e formazione

da Il Sole 24 Ore

Dall’Unione europea spazio (e fondi) anche a istruzione e formazione

di Claudio Tucci

Migliorare la qualità dell’istruzione e della formazione, contrastando efficaciemente l’abbandono scolastico. Favorire l’apprendimento permanente e la mobilità, incoraggiando innovazione, creatività e imprenditorialità. E puntare su un legame più stretto scuola-lavoro, e sul decollo della valutazione. L’accordo di partenariato sottoscritto ieri tra Italia e Unione europea (mette sul piatto 32,2 miliardi di finanziamenti per politiche di coesione nel periodo 2014-2020) riserva un capitolo ad hoc su istruzione e formazione, con le principali misure che ci si attende dal nostro Paese. Utilizzando fondi Ue, e quindi lavorando a stretto contatto con le regioni.

Contrastare l’abbandono scolastico
Tra i primi obiettivi c’è quello di contrastare la dispersione scolastica e formativa, rispetto alla quale «occorre intraprendere azioni più mirate e coordinate» per affrontare la sfida, «combinando prevenzione, interventi e misure compensative». La dispersione rimane, infatti, su valori ancora troppo elevati, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. La percentuale di giovani in età 18-24 anni che abbandonano precocemente gli studi si attesta al 18,2% a livello nazionale e al 21,2% per il Mezzogiorno, a fronte di un target del 10% fissato per il 2020 dalla Strategia europea e declinato al 15-16%, quale obiettivo italiano, dal Pnr. Il tasso di abbandono è particolarmente marcato nel primo biennio delle scuole superiori e pregiudica, per i ragazzi in giovane età, non solo la possibilità di acquisire un titolo di studio, ma anche di maturare conoscenze e competenze fondamentali per adulti che dovranno adattarsi ad una società e ad un mercato del lavoro in continua trasformazione.

Migliorare le competenze
Altra area di intervento è il rafforzamento delle competenze chiave degli allievi e dell’innalzamento del livello di istruzione della popolazione adulta. I dati delle rilevazioni Ocse-Pisa evidenziano, infatti, come quote troppo elevate di studenti italiani abbiano scarse competenze in lettura e matematica (rispettivamente il 21 e il 24,9% dei quindicenni), attestandosi significativamente al di sotto della media dei Paesi Ocse. Il ritardo, confermato anche dalle prove Invalsi, assume valori particolarmente critici nelle regioni del Mezzogiorno (27,5 per cento e 33,5 per cento) che – nonostante gli importanti miglioramenti registrati – rimangono ancora lontane dagli Obiettivi di Servizio sulle competenze fissati per il 2013. È dunque necessario rafforzare, non solo le competenze di base (italiano, lingue straniere, matematica, scienza e tecnologie, competenze digitali), ma anche quelle trasversali (imparare a imparare, competenze sociali e civiche, spirito di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale) essenziali per lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Il miglioramento dei livelli di apprendimento degli allievi può essere favorito e rafforzato, inoltre, dalla diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola della formazione e dall’adozione di approcci didattici innovativi, attraverso il sostegno all’accesso a nuove tecnologie e la fornitura di strumenti di apprendimento adeguati.

Rafforzare l’istruzione terziaria
Altro obiettivo è il miglioramento l’innalzamento della quota di popolazione con istruzione terziaria ad almeno il 40% (è fra gli obiettivi principali per il 2020). L’Italia, con una percentuale del 20,3%, si colloca lontano sia dal benchmark comunitario che dal target nazionale fissato al 26/27% dal Pnr. Un altro elemento di criticità è rappresentato dall’elevato abbandono degli studi universitari significativamente al di sotto della media Ue e indicativo della mancanza di adeguamento delle abilità/competenze alle esigenze del mercato del lavoro. I risultati attesi e le azioni in questo ambito puntano ad innalzare i livelli di competenze, di partecipazione e di successo formativo nell’istruzione universitaria e/o equivalente, dando priorità sostanziale ai percorsi disciplinari con maggiori ricadute sul mercato del lavoro, tanto in termini occupazionali (ingresso nel mercato del lavoro) quanto al fine di stimolare l’auto-imprenditorialità dei giovani laureati.

Più scuola-lavoro
Si ritiene necessario, poi, puntare su una maggiore qualificazione dell’offerta di istruzione e formazione tecnica e professionale, attraverso l’intensificazione dei rapporti scuola-formazione-impresa e lo sviluppo di poli tecnico professionali. In questo ambito, si tenderà a promuovere una maggiore partecipazione femminile alla filiera di istruzione e formazione tecnico – professionale, in cui le donne continuano a rappresentare una componente minoritaria. Assumono, inoltre, particolare importanza, anche alla luce degli ampi fabbisogni che contraddistinguono il territorio nazionale, gli interventi di riqualificazione degli istituti scolastici e formativi, in direzione del miglioramento della sicurezza, dell’efficientamento energetico, dell’attrattività degli ambienti scolastici, della fruibilità da parte dell’utenza disabile.

Far decollare il sistema nazionale di valutazione
Va poi migliorata la governance complessiva del settore di istruzione e formazione e a svolgere dunque una funzione strumentale al raggiungimento dei risultati attesi. In particolare, interventi di sistema, volti a sostenere e affiancare le istituzioni scolastiche e formative nel miglioramento delle capacità di auto-diagnosi, auto-valutazione e valutazione e delle capacità di innovare la propria didattica adattandola ai contesti. In linea con quanto previsto dal regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione, approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 8 marzo 2013, l’estensione e la messa a regime su tutto il territorio nazionale del Sistema nazionale di valutazione svolgerà un servizio fondamentale di rafforzamento del sistema, aiutando ogni scuola/istituzione formativa a monitorare gli indicatori di efficacia e di efficienza dell’offerta formativa e a spingersi in direzione di un progressivo miglioramento. Il rafforzamento dei processi di valutazione in direzione di un ampliamento delle prove disciplinari volte a monitorare il rendimento degli studenti – attualmente ristrette all’italiano e alla matematica – anche in relazione ad altre competenze di base e trasversali, potrà inoltre offrire un importante contributo all’accrescimento delle competenze dei giovani, anche nella prospettiva del loro inserimento nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.