Valutazione delle scuole: siamo già in ritardo

da La Tecnica della Scuola

Valutazione delle scuole: siamo già in ritardo

Entro fine ottobre doveva essere pubblicato il modello di RAV (rapporto di autovalutazione) che le scuole dovranno utilizzare per dare avvio alle attività previste dalla direttiva n. 11. Sembra però che gli esperti non siano d’accordo su alcuni aspetti.

Dieci giorni fa il Ministero avrebbo dovuto pubblicare il modello di RAV (rapporto di autovalutazione) che le scuole dovrebbero utilizzare per dare il via alle attività autovalutive previste dalla direttiva n. 11 del settembre scorso.
In realtà il documento non è ancora stato divulgato e anzi sembra che lo staff di super-esperti che ci stanno lavorando sia in difficoltà per portare a termine la redazione dei materiali.
Difficile sapere dove stiano i problemi anche se qualche ipotesi si può fare.
Intanto c’è il nodo delle prove Invalsi: in che misura e con quali modalità gli esiti delle rilevazioni dovranno “entrare” nel processo di valutazione/autovalutazione?
C’è chi sostiene che dovranno avere un peso decisivo ma ci sono anche esperti che vorrebbero evitare di dare troppa importanza a questa parte (forse anche per il timore che una scelta di questo genere alimenti ulteriormente polemiche e dissensi con le organizzazioni sindacali).
E poi c’è un’altra questione: in che misura l’ autovalutazione di scuola potrà/dovrà influire sulla valutazione del merito dei docenti ed eventualmente sulla loro progressione di carriera?
Anche in questo caso le risposta sono variegate e si va da chi pensa che fra le due procedure ci dovrà essere un legame molto stretto e chi ritiene che merito e carriera non dovranno neppure far parte di una futura riforma del sistema scolastico in quanto si tratterebbe di materia squisitamente contrattuale e sindacale.
Il fatto è che i nodi su cui si sta discutendo fra gli esperti sono davvero questi, è ben difficile che il RAV esca in tempi rapidi: la valenza politico/sindacale delle questioni è talmente elevata che una soluzione rapida si presenta come altamente improbabile.
La sensazione è che il ministro Giannini abbia sottovalutato la difficoltà del problema e che, al momento della firma della direttiva, non abbia adeguatamente riflettuto sulle possibili conseguenze politiche e operative dell’intero progetto.