IL FONDO UNICO NAZIONALE E IL BLUFF DELLA PENTIADE

DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR: IL FONDO UNICO NAZIONALE E IL BLUFF DELLA PENTIADE

 

E così la Pentiade rappresentativa ha dovuto prendere atto che il MIUR, vale a dire il nostro datore di lavoro, si è completamente sdraiato sulla granitica posizione del MEF, relativamente ai, deteriori, criteri di calcolo del Fondo unico nazionale per gli anni scolastici 2012-2013 e 2013-2014, a valere per tutte le regioni d’Italia e non solo per la Puglia, in cui – secondo allarmistiche e smaccatamente interessate voci di soggetti agenti a titolo personale e/o privato, che contestualmente hanno aperto le “prenotazioni per i ricorsi” – ogni dirigente scolastico dovrebbe restituire tra i 4.000 e i 5.000 euro.

E’ lo scontato esito di oltre un anno di totale silenzio, seguito negli ultimi sei mesi da una intermittente, patetica, “ammuina”; coincidenti con l’arco temporale in cui i quattro sindacati generalisti di comparto – che insieme associano anche, per il 55%, i dirigenti scolastici “datori di lavoro” – sono riusciti ad assicurare alla massa dei “lavoratori”, docenti e ATA, il recupero degli scatti di anzianità e delle posizioni economiche, aggirando il divieto legale, di tremontiana memoria, che impone(va) il blocco delle retribuzioni siccome fotografate al 31 dicembre 2010, e che ora sono impegnati a far cancellare i prefigurati renziani scatti di merito, con il conseguente mantenimento dei vigenti automatismi stipendiali; nel mentre il quinto attore – l’autoproclamatosi “sindacato più autorevole della (ex)sola dirigenza scolastica” e coofirmatario di tutti i contratti nazionali e regionali – ripropone gli sterili rituali, nel segno del reclamato “bon ton”, che dovrebbe sempre contraddistinguere una categoria (mal)trattata alla stregua di dirigenti pezzenti.

Bisogna ora attendere l’emanazione dei provvedimenti amministrativi con cui si procederà alla ripartizione del Fondo tra le diverse regioni e comprendere se, almeno, potrà essere conseguito l’obiettivo “epocale” di conservare le pregresse retribuzioni nominali: sia quella di posizione parte variabile – che per noi dirigenti “specifici” ammonta, in media, alla metà di quella percepita da tutti gli altri dirigenti “generici” (o, semplicemente, “normali”?) –, sia quella miserabile mancia spacciata per retribuzione di risultato; nel mentre “Il Messaggero” del 18-11-14 dava notizia che i dirigenti di pari seconda fascia della Presidenza del Consiglio, su una retribuzione di risultato annua media di 30.000 euro, ne incasseranno una quota garantita di 5.000, solo limitandosi a “spedire entro la fine di dicembre una mail contenente una serie di proposte volte a semplificare i Processi della presidenza del Consiglio(!)”.

Dopodiché occorrerà firmare i CIR e vedremo se le strillanti organizzazioni sindacali al momento rappresentative – che si presenteranno ai tavoli negoziali con i loro vertici costituiti da docenti e ATA distaccati a vita e da qualche attempato dirigente scolastico da tempo in quiescenza – reitereranno il capolavoro di sottoscrivere, come a suo tempo già avvenuto in Puglia e non solo, dei “contratti in perdita”, anziché lasciare all’Amministrazione la responsabilità di procedere in modo unilaterale per poi impugnare l’atto davanti ai giudici del lavoro: e qui – semmai ci fosse bisogno di un’ulteriore riprova – si disvelerà il loro irrefragabile bluff!