DIFFIDA

LO SNALS-CONFSAL DIFFIDA IL GOVERNO:

LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA,
DI CONDANNA ALL’ITALIA PER L’ABUSO
DI CONTRATTI A TERMINE NELLA SCUOLA,
VA INTEGRALMENTE APPLICATA

Roma, 27 novembre.  La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per l’abuso del contratto a termine, ritenendo la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nella scuola contraria al diritto dell’Unione.
In particolare, la Corte ha rilevato che l’accordo quadro del 18 marzo ‘99, che disciplina il lavoro a tempo determinato, si applica a tutti i lavoratori, senza distinzione in base alla natura pubblica o privata dello stesso. Si applica, quindi, anche ai docenti e al personale ATA assunti con contratto annuale.
Lo stato italiano ha abusato nell’utilizzare in modo continuativo i contratti a tempo determinato. In particolare, non ha indicato nei contratti né le ragioni che giustificavano il rinnovo né la durata massima totale dei contratti né il numero dei loro rinnovi.
Secondo la sentenza la normativa italiana, non prevedendo criteri obiettivi e trasparenti per verificare se il rinnovo risponda davvero a reali esigenze, non  può rispettare l’accordo quadro. In sostanza, essa non contempla nessuna misura diretta a prevenire e a sanzionare sul serio l’abuso di ricorso al contratto a termine da parte dello stato italiano.
Da anni lo Snals-Confsal porta avanti la battaglia per la stabilizzazione di tutto il personale precario della scuola e da sempre sostiene che dalla stabilizzazione deriverebbe un risparmio per lo stato italiano. Oggi, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia, lo Snals chiede che il governo attui una risoluzione “definitiva” che stabilizzi tutto il personale precario, docente e Ata, della scuola.
Sul fronte giudiziario, sono già migliaia i ricorsi patrocinati dai nostri legali su tutto il territorio nazionale in favore degli iscritti che avevano lamentato il comportamento illegittimo dello stato italiano. Altrettanti ricorsi partiranno se il governo non deciderà, come chiediamo, di porre fine a questa vergogna tutta italiana.