Insegnare ed imparare

Insegnare ed imparare di Umberto Tenuta

canto 324

−INSEGNARE: tradurre in segni

−imparare:

  • scoprire( inventare, costruire) SAPERI

E attraverso queste attività:

  • acquisire competenze ed atteggiamenti

 

 

Le parole sono simboli.

Segni ai quali si è convenuto di dare un determinato significato.

Simboli, linguaggio simbolico.

Se non ci si mette d’accordo assieme −sun, insieme− sui significati, i significanti non dicono niente, sono meri flatus vocis.

Credo che ormai tutti siano d’accordo nel ritenere che insegnare non significa imprimere le conoscenze nelle menti degli studenti.

Se non altro, perchè, se così fosse, ogni onesto insegnante stamperebbe (imprimere, dal francese, stampare) le stesse conoscenze nelle menti di tutti i suoi venticinque studenti.

E perciò sarebbe preferibile utilizzare altri termini al posto di insegnare, insegnante, insegnamento.

Ma non è facile cambiare il lessico che si è consolidato nei secoli.

Ed allora sembra opportuno dare una interpretazione accettabile del termine INSEGNARE.

INSEGNARE, in−segno, in−segni, tradurre in segni.

Che fa l’insegnante?

Traduce in segni orali o scritti i significati che vuole siano appresi.

Utilizza, cioè, simboli grafici oppure orali.

Spetta agli studenti decodificare i simboli offerti dal docente.

Ma per essere capace di decodificare, lo studente deve avere codificato.

A quel particolare frutto deve avere associato il simbolo MELAGRANA.

Solo se questa associazione ha precedentemente fatto, lo studente capisce che il simbolo grafico oppure orale MELAGRANA significa, indica quel determinato frutto.

Si potrebbe ipotizzare di utilizzare immagini anziché oggetti fisici.

Ho sempre sconsigliato di sposare per procura, previo scambio di fotografie!

Soprattutto oggi con le tecniche fotografiche disponibili anche negli smartphone!

Meglio fare come SAN TOMMASO!

Mettere le mani nel costato.

Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu.

Pertanto, atteniamoci al motto di Confucio:

Se ascolto, dimentico

Se vedo, ricordo

Se faccio, capisco.

Occorre cominciare dal fare, manipolare, toccare…

Cose dette e ridette, anche in precedenti scritti.

Allora?

Un bravo maestro si legge:

prima:

ROSA AGAZZI , IL Museo didattico

poi:

MARIA MONTESSORI, La scoperta del bambino

Solo così, la BUONASCUOLA diventa un BUON LABORATORIO.

Un Laboratorio matematico, scientifico, geografico, storico, linguistico, musicale, pittorico…

Operando, preferibilmente in gruppi, gli studenti acquisiranno conoscenze e matureranno competenze ed atteggiamenti.

SAPERI (conoscenze)

SAPER FARE (competenze)

SAPER ESSERE (atteggiamenti).

Al riguardo, forse è il caso di ribadire che il risultato più importante è il rafforzamento dell’innato bisogno umano di conoscere.

Parafrasando Lessing, si potrebbe concludere che, al di sopra delle conoscenze acquisite, sta la capacità di acquisirle e soprattutto il desiderio di acquisirle.

L’augurio è che dalla BUONASCUOLA escano giovani che abbiano accresciuto, e non mortificato, il loro innato bisogno umano di conoscere.

Giovani che, terminata la loro esperienza scolastica, si portino dentro più domande che risposte!

Domande alle quali altre domande si aggiungeranno.

Ma domande alle quali essi sapranno dare accettabili risposte nel lungo corso della loro vita.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html