La buona scuola senza soldi

da La Tecnica della Scuola

La buona scuola senza soldi

Linkiesta.it analizza i dati del Dipartimento Politiche dello Sviluppo (Conti pubblici per funzioni) che permettono di costruire il quadro delle risorse dedicate all’istruzione scolastica dal 1996 al 2012. Le risorse considerate sono quelle complessive, a carico di Stato, Regioni, Province e Comuni

Sulla base dell’andamento nel tempo della spesa pubblica per istruzione scolastica con lo spaccato tra corrente e capitale, posto pari all’unità il valore del 1996, si notano tre fatti importanti:

1) In termini reali, la spesa corrente è ritornata al livello del 1996, anno che ancora risentiva in maniera acuta della compressione di spesa pubblica per l’ingresso nell’Euro.

2) La spesa in conto capitale – voce di gran lunga minoritaria rispetto alla corrente nei bilanci della scuola – dopo aver tentato un recupero dopo gli anni di austerity, è crollata con l’avvio del Patto Interno di Stabilità.

3) Sia sul fronte corrente che su quello capitale si notano anche gli effetti della riforma “Gelmini-Tremonti” (Legge del 6 Agosto 2008, n. 133), che ha contribuito a correggere verso il basso gli andamenti di spesa.

Se si replica, scrive ancora Linkiesta.it, lo stesso confronto, invece che sulla spesa assoluta, sulla spesa per residente tra i 0 e i 19 anni, le fasce di età a cui l’istruzione scolastica si rivolge, si notano ancora tre fatti importanti:

Spesa per l’istruzione pro-capite (per fascia d’età 19-30)

1) In termini reali, la spesa corrente 2012 appare meno appiattita sui livelli del 1996, ma segna un modesto +7,3% che su 17 anni significa +0,4% all’anno, da leggersi sempre considerando che il 1996 già risentiva delle scelte di austerity per l’ingresso nell’Euro;

2) Sul fronte della spesa capitale, resta evidente la cesura rappresentata dal Patto Interno di Stabilità (la spesa in conto capitale è per una quota considerevole a carico di Province e Comuni);

3) In termini pro-capite, la correzione al ribasso impressa dalla riforma “Gelmini-Tremonti” appare ancor più evidente che in termini assoluti.

Per fare buona la scuola, conclude Linkiesta.it, servono risorse. Questo è il messaggio lampante che emerge dai dati. Attenzione: si tratta delle fondamenta del capitale umano