Giraffa, sciacallo

Giraffa, sciacallo

di Adriana Rumbolo

Comunicare senza aggredire gli altri.Come nella savana.Si chiama così, linguaggio giraffa, non solo perché questo animale dall’alto del suo collo, ha orizzonti più ampi, ma soprattutto perché si tratta del mammifero con il cuore più grande. E’ il linguaggio della comunicazione non violenta è quello che viene dal cuore.Lo ha ideato anni fa, Marshall Rosenberg. Rosemberg lavora in ambiti diversi: famiglia. Scuola, aziende,ma anche in politica e tra i popoli in guerra. Il suo linguaggio aiuta, infatti, a comunicare efficacemente in tutte le situazioni di incomprensione, siano esse familiari, coniugali, professionali politiche,scolastiche o religiose.Rosemberg.Il suo metodo può migliorare la qualità della nostra vita quotidiana.”La parola crea confusione, malintesie, in genere, la comunicazione passa attraverso la diagnosi, la classificazione o il giudizio dell’altro”., spiega Costetti.”Ci sono tre modi di parlare che rendono difficile la comunicazione: esprimere pretese, giudizi, oppure ordini”. Si tratta degli elementi “del linguaggio sciacallo”, un modo di comunicare che rende pressocchè impossibile godere delle differenze tra persone.”Chi usa il linguaggio sciacallo classifica il suo interlocutore, lo giudica, usando spesso categorie come “giusto”, “sbagliato”, “normale”, “buono” o “cattivo” e, soprattutto “dovere”, osserva Rosemberg. “In questo modo, però, crea o aumenta le resistenze dell’altro rendendo difficile la comunicazione”. Questo atteggiamento, infatti, implica che la persona con cui stiamo interagendo non abbia alcuna possibilità di scelta e toglie ogni gioia nel dare. Chi cambia il suo comportamento dopo la sfuriata di uno sciacallo, allora lo fa solo per senso di colpa, vergogna o paura.Esattamente opposti i principi su cui si basa il linguaggio giraffa, ovvero l’osservazione e la descrizione di ciò che sta accadendo, l’espressione dei propri sentimenti, valori e bisogni, e la formulazione di richieste precise, Chi prla giraffa non esprime giudizi e non ha pretese, semplicemente osserva i fatti e cerca di comprendere cosa si nasconde dietro le parole, spesso astiose, dell’altro.Quali sono i sentimenti che prova, quali bisogni e quali richieste si celano dietro insulti o atteggiamenti scontrosi?Così i genitori o il partner con orecchie da giraffa percepisce i bisogni del figlio o del compagno indipendentemente da come sono espressi,mentre quello che ha orecchie da sciacallo riversa il torto sull’altro e interpreta ogni parola come critica o giudizio, dimenticando che ogni critica e ogni giudizio sono l’espressione maldestra di un bisogno.