Imparare a saltare

IMPARARE A SALTARE di Umberto Tenuta

CANTO 352 Volevo imparare a saltare.

Cercai su Internet un buon Manuale del salto.

Lo lessi tutto d’un fiato, avidamente.

Provai a saltare.

Niente da fare.

Non riuscivo a saltare.

 

Me la presi col Manuale.

Stupido Manuale!

Scritto con le mani.

Non con i piedi.

Ne comprai un altro, dall’allettante titolo:

COME MUOVERE I PIEDI.

Lo lessi in men che non si dica.

Con la fretta di saltare, finalmente!

Ci provai.

Mica bello!

Non riuscivo nemmeno a fare un saltello.

Allora, sapete cosa feci?

Andai da chi aveva scritto il manuale.

Gli chiesi se aveva imparato a saltare con quel manuale.

Mi rispose: ma davvero pensi che io sia un cretino?

Ed io pronto: cretino no, ma certamente stupidino!

Disperato, andai dalla mamma mia:

−Mamma saggia, saggia mamma, dimmi tu come hai fatto a insegnarmi a camminare?

E lei, per sua natura saggia, mi rispose:

−Figlio mio, a camminare si impara camminando!

−Bello della mamma tua, a correre si impara correndo!

−Bello mio, a saltare si impara saltando!

−Cocco della mamma tua, a parlare si impara parlando!

−Gioia della mamma tua, a contare si impara contando!

Mamma bella, mamma cara, come sei brava!

Ho capito!

−Ho capito che a leggere si impara leggendo.

Leggendo tante belle fiabe, tanti bei racconti, tante belle novelle, tanti bei romanzi d’avventura, romanzi romantici, romanzi che piacciono alla mia cara Flora!

−Ho capito che a scrivere si impara scrivendo.

Scrivendo le cose belle che ti voglio dire, scrivendo i regali che mi regali per Natale.

−Ho capito che a contare si impara contando, contando le caramelle che mi regali, contando le carezze che fai a Pasquale.

−Ho capito che a cantare si impara cantando, mica col pentagramma.

−Ho capito che viene prima la pratica, e poi la teoria, come par si dicesse al tempo che fu.

−Però, dolcissima Mamma, una cosa non ho capito.

−Non ho capito perché a scuola non si canta, non si balla, non si suona, non si legge.

−E addirittura, a scuola non si parla! Né in italiano, né in inglese, né in portoghese.

Testardo, com’Ella, la Mamma mia, mi ha fatto, continuai.

−Mamma, Mammina cara, manco ho capito perché a scuola non si impara a scalare le montagne, ma si impara la scala del S.I., quello che tu chiamavi S.M.D.!

Il suo silenzio non mi azzittì.

E Le dissi:

−O saggia Mamma, un’ultima cosa ti vorrei chiedere, una cosa che mi tormenta la notte e il dì!

−Se a scuola non si impara a imparare, come farò a imparare durante tutto il corso della vita mia?

Mia madre tacque.

Buona, analfabeta e saggia, la Mamma mia!

 

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