Caro Luigi! Mai più margaritas ante porcos!

Caro Luigi! Mai più margaritas ante porcos!

di Maurizio Tiriticco

 

Ottimo il tuo discorso, caro Luigi alla convention della Buona scuola, ma… Sono tanti i “ma”, credimi! In effetti, l’alto profilo delle tue parole collude con il basso profilo delle proposte che emergono dalla “Buona scuola” di Renzi, Faraone, Fusacchia, Luccisano § C. In altri scritti ho sottolineato che, disponendo di un governo di sinistra e di una Legislatura a tempi lunghi, avremmo potuto por mano a un riordino – non chiamiamolo riforma, vivaddio – che avesse un minimo di spessore. La tua legge 30/2000 mirava alto! Avevi – avevamo intuito – che il percorso di un’istruzione obbligatoria di base dovesse avere un respiro e un profilo alti: quello che chiamavamo e chiamiamo curricolo continuo, verticale e progressivo. Un curricolo che, invece, lo spezzatino attuale di infanzia, primaria, media, biennio, triennio, eredità di sovrapposizioni che vengono da un lontano passato, non è assolutamente in grado di assicurare. Sai meglio di me che la certificazione delle competenze di fine obbligo nelle nostre scuole non è sentita come dovrebbe e spesso si riduce a una semplice operazione formale! E ciò, anche se le competenze di cittadinanza e culturali che i nostri studenti dovrebbero acquisire hanno, almeno sulla carta, una stretta corrispondenza con le competenze di secondo livello che l’UE ha indicato a tutti i 28 Paesi membri: competenze che in altri Paesi si perseguono.

Ovviamente, riparare le scuole che crollano è un’urgenza. E’ un’urgenza dare certezze a 150mila precari. Dare spazio all’arte e alla musica è più che doveroso; e così dare spazio all’alternanza, alla banda larga veloce! Molto discutibile, invece, creare gerarchie tra gli insegnanti. Ma non mi dilungo su questi aspetti.

Non c’è alcun accenno, nella Buona scuola, a un riordino complessivo dell’intero sistema educativo di istruzione, che resta quello degli anni Settanta e che i riordini della Gelmini non hanno affatto messo in discussione, anzi! Basti pensare all’istruzione professionale che ha perduto tanto, se non tutto, di quanto avevamo innovato, e con tante difficoltà, con i Progetti ’92 e 2002. Assolutamente incompiuto è il discorso sulle competenze, se non impasticciato: basti vedere i modelli di certificazione per il primo ciclo di cui alla CM 3/15, su cui mi sono già espresso in altro scritto. Per non dire dell’esame di Stato del secondo grado di istruzione! Quest’anno – come sai – va a regime il riordino avviato nel 2010 dalla Gelmini e le Linee guida degli istituti tecnici e professionali indicano chiaramente le competenze terminali che gli studenti devono raggiungere (le Indicazioni nazionali per i licei sono estremamente vaghe al proposito), ma… l’esame di Stato resta quello che è. Di quella certificazione che nella tua legge 425/97 è chiaramente prescritta all’articolo 6, neanche l’ombra! Così, sono più di dieci anni che con l’esame di Stato non si certifica nulla! I punteggi lasciano il tempo che trovano! E i nostri studenti non posseggono diplomi leggibili anche oltralpe.

In effetti, abbiamo un ministero che non sa quel che fa. Però, abbiamo strani amici di una Buona scuola che pontificano non si sa in base a quale mandato. E vanno avanti come treni, anche se centinaia di collegi dei docenti hanno avanzato molte riserve sulle 135 pagine del loro documento.

Tu hai parlato – e io lo condivido da sempre – di una scuola senza banchi e senza cattedre con cui si liquidi per sempre una scuola logocentrica per dare spazio all’immaginazione, alla fantasia, al sogno, per attivare quelle operazioni di un cervello destro mutilato – sono parole tue – che entusiasmino gli alunni, da sempre annoiati da quelle lezioni cattedratiche di cui non riusciamo a liberarci: la “scuola che spalla”! Sono sempre parole tue. Ma la responsabilità non è degli insegnanti, è dell’organizzazione scolastica che la Buona scuola non mette in discussione, perché non ne è capace! Sai meglio di me che una materia, o meglio, più correttamente, una disciplina, non è un oggetto “da” apprendere, ma uno strumento “per” apprendere. Ma, e lo sai meglio di me, persistono le classi di età, le aule fatte di banchi, di cattedre – oggi ci sono anche le Lim, ma non sempre sono utilizzate al meglio – e di 18 ore per disciplina, tutte spese in uno stancante vis a vis con gli alunni! Stremati dopo cinque ore seduti su scomodi banchi! E poi ci sono le campanelle che scandiscono i tempi, uguali per tutti, come nelle fabbriche! Sono tutte cose che i Casati e i Coppino adottarono… allora… ma ora? La scuola caserma – corridoi e aule-camerate – la scuola collegio, la scuola convitto ha fatto il suo tempo. E non voglio tirare in ballo la Finlandia! Tu stesso hai accennato a scuole “altre” dove si apprende – e si insegna – in modi altri. Sui documenti del riordino gelminiano si insiste sulla “didattica laboratoriale” – ed è un accenno importante – ma è e resta un flatus vocis! L’organizzazione rigida rende vana la possibilità stessa di una didattica altra!

Con la Buona scuola abbiamo perso una grande occasione! Abbiamo un governo “da 40 per cento” che, invece di pensare in grande per una scuola che sia veramente Diversa e Migliore, ci costringe a bivaccare su una scuola Buona. Non vado oltre. In altri scritti, che tu per altro conosci, ho tentato di disegnare modi e tempi per una scuola diversa, una scuola attiva e centrata veramente sui bisogni dei nostri alunni, normali o speciali che siano.

Caro Luigi, tu hai volato alto e hai riscosso mille applausi e mille riconoscimenti. Vorrei solo che le tue parole spingessero i nostri anonimi estensori della Buona scuola a qualche ripensamento! Ma non credo! Ormai hanno avuto anche il tuo viatico! E procederanno per la loro strada. Les jeux sont faits, come si suol dire.