#riformabuonascuola, bordate da opposizione e sindacati: questo è un ricatto al Parlamento

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, bordate da opposizione e sindacati: questo è un ricatto al Parlamento

Forti critiche da Elena Centemero (FI), Movimento 5 Stelle, Cgil, Cisl Scuola e Anief: tutti chiedono di finirla con gli annunci e di assumere senza indugi su tutti i posti vacanti, la cui entità però varierebbe tra le 50mila e le 100mila cattedre.

L’opposizione politica e i sindacati non ci stanno. Il cambio in corsa del Governo su riforma e assunzioni, con il decreto legge sulle disposizioni più urgenti inglobato in un disegno di legge dall’improbabile approvazione, viene reputata davvero una missione impossibile.

“Per l’immissione in ruolo dei docenti necessari a garantire il regolare avvio dell’anno scolastico non ci sono sei mesi perché, oltre al Parlamento, anche la burocrazia ha dei tempi che vanno considerati. Nelle nostre scuole ci sono 50.000 posti vacanti che vanno coperti il prima possibile per assicurare che a settembre tutto sia pronto”, spiega la responsabile comunicazione di Forza Italia Elena Centemero.

Critiche arrivano pure dai parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura, malgrado poche ore prima avessero aperto la porta del dialogo sull’approvazione del ddl di riforma. “Forse al governo va di scherzare: chiedere al Parlamento di approvare entro il 15 aprile un ddl che affronti complessivamente la riforma della scuola è un ricatto nei confronti del Parlamento stesso e un’offesa verso studenti, insegnanti e genitori. Per rispettare quei tempi bisognerebbe correre all’impazzata”.

Per i ‘grillini’, “l’unica soluzione di buonsenso e chiara consiste nello spacchettamento del provvedimento, dando al reclutamento dei docenti un canale preferenziale per consentire l’approvazione di un provvedimento in tempi rapidi”.
“Tutte le forze politiche – proseguono i 5 Stelle – sono consapevoli della necessità di trovare una rapida soluzione per il reclutamento dei docenti, anche se non mancano i distinguo: noi chiediamo assunzioni su tutti i posti vacanti, quindi più di 100 mila unità, mentre c’è chi nella maggioranza e in Forza Italia parla di 40-50 mila immissioni in ruolo. Una cifra, questa, che sarebbe inaccettabile, soprattutto dopo i proclami del governo che per sette mesi ha parlato di 150 mila assunzioni.
Riguardo al resto della riforma, che affronta tematiche molto diverse tra loro, quali il finanziamento alle scuole paritarie, la valutazione o gli scatti stipendiali, riteniamo impensabile che possano essere liquidate in fretta e furia”.

Siamo alla “totale confusione”, tuona Camusso, il leader della Cgil a margine di un convegno a Firenze. “Sono mesi – ha detto – che il governo annuncia che avrebbe stabilizzato 150mila precari della scuola”, ma “si continua a non capire quali sono i criteri, come entrano, che tempi si danno rispetto alla stabilizzazione”.

“Direi che siamo nella lunga stagione degli annunci invece che delle operazioni concrete – ha aggiunto – con anche un tono che non fa onore ne’ al governo ne’ al Parlamento perché il rimbalzo fra disegno di legge oppure decreto, a parte che si scarica poi sulle incertezze o le certezze del sistema scolastico, in realta’ dice che non siamo di fronte ad un piano organico ma siamo al continuo rimbalzo delle responsabilità”.

Anche secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, la piega che sta prendendo il progetto sulle assunzioni è da bocciare: “da settembre è stato solo un susseguirsi di annunci, slogan, consultazioni ad alto tasso coreografico ma povere di sostanza; e mentre si alimentavano a dismisura le attese di soluzioni sul versante del precariato, si è continuato a eludere i problemi su cui chiedevamo di porre la dovuta attenzione”.

Anche Marcello Pacifico, presidente Anief, sostiene cheè sempre più evidente che questo Governo è in confusione. Ammesso che ci si fermi ai posti attualmente liberi, le immissioni in ruolo devono essere almeno il doppio. Se al Miur facessero un censimento nazionale se ne renderebbero conto. Se si persevera con questa politica, il costo per l’erario sarà altissimo: considerando che ogni supplente viene indennizzato con cifre che vanno dai 35mila ai 50mila euro è evidente che più alto il numero di mancate assunzioni, più l’amministrazione scolastica si esporrà al pericolo di condanne. Siamo nell’ordine di 2, forse anche 3 miliardi di euro”.