Libero pidocchio in non libero docente

Libero pidocchio in non libero docente

 di Claudia Fanti

 

Mi metto comoda dopo una giornata a scuola. Incollo orecchi e occhi allo schermo e cerco nelle parole del premier qualcosa. La cerco nonostante tutto con quella caparbia speranza nell’essere umano, propria della maestra, non certo speranza  nel politicante.

 

La cerco con il lanternino, con la lente di ingrandimento, ma non la trovo.

Sento parlare di cifre ballerine: bonus ai professori di 500 euro per la preparazione individuale. Possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi delle famiglie una parte della retta di iscrizione a una scuola privata. 100000 assunzioni di precari. Scatti di anzianità tutelati così come uno stanziamento per il cosiddetto merito.

Ok, le cifre si fermano qui, a parte l’accenno a quella stanziata per l’edilizia.

Sono contenta per i precari, ma la gioia si ferma qui (e si fa speranza anche per loro) a questo annuncio tanto atteso dai tanti/e che hanno investito un’esistenza nell’insegnamento senza alcun riconoscimento.

 

Dopodiché ricomincio a cercare e ascoltare.

 

Ci parla di formazione in servizio, poco prima di aver nominato il bonus dei 500 euro per la preparazione culturale (mostre, libri, dvd, ecc…), ma l’associazione mi pare non pertinente, perché ritengo che le due cose siano ben diverse. Il premier forse non sa che il fondo dell’autonomia in relazione all’aggiornamento in servizio nella  scuola è ridotto all’osso quando esistente!

 

Eh già, ciò che non trovo è come sempre la parte viva, quella della pedagogia. So che ormai sindacati e opinione pubblica si accontentano di non fare pollice verso appena sentono odore di denari, tuttavia per gli insegnanti e le insegnanti le preoccupazioni più importanti sono quelle che riguardano la praticabilità di una pedagogia attenta a bambine e bambini nel contenitore-riforma che verrà disegnandosi nel tempo.

 

Il premier dice scuole aperte il pomeriggio, ma non accenna al tempo pieno e al tempo lungo. Allora mi tornano in mente le “antiche” attività integrative: che voglia una cosa analoga? Non ci voglio credere.

 

Ma mi rimetto in ascolto, non si sa mai.

 

Si mostra scandalizzato per le classi pollaio, tuttavia non accenna alle modalità di sdoppiamento delle classi. Non vorrei allora che fosse l’anticamera della suddivisione in gruppi al posto delle classi, idea-proposta organizzativa di Berlinguer. Intanto che le parole si fanno retorica e sciorinano ogni due minuti la favola dello studente al centro del pensiero renziano, io penso che se la classe-comunità di incontri.scontri, conflitti da sanare in tempi di riflessione e recupero, fosse smembrata, si perderebbe l’ultima occasione di conoscenza tra il sé e l’altro in azione costante di interscambio per essere sostituita da una piccolo-gruppo-squadra diretto alla conquista di  scopi-competenze formato da individui “simili” per “vocazione” e “interesse”: sarebbe una specie di quelli che si formano durante le attività extrascolastiche a pagamento. No, spero che non sia così. Spero che la classe resti come è: unica comunità-laboratorio, vero laboratorio di convivenza civile, momento di conversazioni durature e continuative, di conflitti da affrontare per imparare a reggerli e a superarli qui ed ora ma anche nella vita. Non mi piace la fuga nelle nicchie se pur divertenti, se pur fiorite di talenti.

 

Ma voglio ascoltare ancora.

 

Ci dice di volere il potenziamento della lingua straniera affermando che essa non può essere insegnata da maestre con alle spalle un “corsetto” di poche ore, ma non ci spiega cosa ne farà proprio di quelle poverette che già da alcuni anni si sono sobbarcate l’onere di frequentare corsi, da quando furono eliminati gli specialisti. Basterebbe intervistare queste maestre per comprendere quanto hanno profuso in termini di energia fisica e psichica per correre dal posto di lavoro verso sedi lontane per seguire corsi di inglese alla bella età di quarant’anni e oltre per appropriarsi di una lingua che a volte non avevano neppure studiato alle superiori.

 

Ci dice di potenziamento della motoria, affermando il solito mens sana in corpore sano di antica memoria, ma non ci spiega cosa faranno le maestre delle classi nel momento in cui entrassero alla primaria docenti di altri ordini di scuola specializzati in educazione fisica. Egli non sa che la palestra è un locale prezioso per ogni maestra di classe che insegni motoria, unitamente ad altre materie, per conoscere, valutare comportamenti, per organizzare squadre e gruppi disomogenei che in tale spazio cominciano a condividere, a cooperare, a interiorizzare concetti che difficilmente lo sono in altri contesti e momenti di studio e lavoro. Mi dico che di questo passo la figura della maestra potrebbe scomparire per lasciare il posto alla professoressa di lettere, a quella di musica, a quella di storia, a quella di geografia, a quella di disegno e di educazione tecnica…tutte specializzate in una disciplina. Anzi, ora che ci penso, si potrebbero eliminare pure i professori e sostituirli con docenti universitari certamente ancora più specializzati.

 

E ascolto di nuovo.

 

Ci parla di curricoli professionali trasparenti di ogni insegnante senza ricordare che nel 2012 fu avviata proprio una ricognizione del ministero della carriera di ognuno di noi e che dovemmo inserire on-line una marea di dati personali che a fatica recuperammo visto che nessuno ce li aveva mai chiesti e non era in alcun modo obbligatorio conservarli. Molti documenti non erano neppure stati trovati, quindi non inseriti. In ogni caso, tutta la fatica che facemmo noi e anche le segreterie dove è finita? Nel 2013, provai a informarmi sia nella mia città attraverso l’USP, sia presso il ministero: impiegati su impiegati si passarono la palla, ma nessuno sapeva più nulla di tutta l’operazione che tante ore ci era costata, tanto tempo anche perché i pc continuamente si bloccavano non appena tentavamo di accedere al sito del ministero. Io mi chiedo allora a che curricoli si riferisca il premier se non si sa dove siano finiti quelli prodotti. Non dovremo mica rifare tutto!

 

In ogni modo, la chiamata diretta dei dirigenti sulla base dei titoli dei docenti pare proprio una specie di scherzo sia verso la categoria dirigente sia verso quella dei docenti: per far sì che la scuola funzioni per merito e meriti, si sceglie proprio la strada meno chiara e trasparente che ci sia. Non occorre qui fare illazioni e ricordare come siano fragili gli animi umani e gli equilibri della scuola. Non siamo più bambini anche se ci lavoriamo.

 

Non ho più voglia di ascoltare perché in ciò che ho sentito non ho mai trovato quello che cercavo: un riferimento alla pedagogia, alla psicologia dell’età evolutiva, alla scuola di Stato, al tempo pieno, all’integralità dello sviluppo della persona, quindi dell’insegnamento e di un apprendimento che portino in sé tutti i segni dell’intero. Non mi riconosco nella scuola on-demand.

 

Vado a farmi esaminare il cuoio capelluto. La scuola ha un enorme bisogno di aiuto anche contro i volgarissimi pidocchi, ma pure in questo caso, nessuno dà una mano: per fare un trattamento anti succhiasangue ci vogliono circa 40 euro tra sterminio e mantenimento, ma forse è compreso nel bonus dei 500 euro. Mi rassereno.