Per il Cts ruolo centrale nell’alternanza scuola-lavoro della riforma che verrà

da Il Sole 24 Ore

Per il Cts ruolo centrale nell’alternanza scuola-lavoro della riforma che verrà

di Francesca Lascialfari

Uno degli interventi previsti dal disegno di legge di marzo 2015, sulla riforma del sistema di istruzione e formazione e il riordino della legislazione scolastica vigente, è l’aumento delle ore che gli studenti del secondo ciclo, a partire dall’età di 15 anni, dovrebbero svolgere in modalità di alternanza scuola-lavoro: l’articolo 4, c.1, del Ddl prevede, infatti, che «al fine di incrementare le opportunità di lavoro degli studenti, i percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77 sono attuati negli istituti tecnici e professionali per una durata complessiva nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi per almeno 400 ore e nei percorsi liceali per una durata complessiva nel triennio di almeno 200 ore».
Questo intervento appare in linea con la Raccomandazione emanata il 2 giugno 2014 dalla Commissione europea in merito alla necessità di accrescere l’apprendimento basato sul lavoro negli istituti per l’istruzione e la formazione-professionale del ciclo secondario superiore e rafforzare l’orientamento professionale nel ciclo terziario.
Inquadramento normativo dell’alternanza scuola-lavoro
L’alternanza scuola-lavoro viene introdotta dal ministro Moratti, con la legge 53/2003, come modalità di realizzazione dei percorsi del secondo ciclo, nel sistema dei licei, dell’istruzione e della formazione professionale.
Il Dlgs 77/2005 ha definito in maniera puntuale ed esaustiva le norme generali relative all’alternanza scuola-lavoro, determinando l’ambito, le finalità e le modalità di realizzazione, l’organizzazione dei percorsi, le caratteristiche della funzione tutoriale e le condizioni per la verifica delle competenze acquisite.
Dopo che erano trascorsi alcuni anni nei quali i percorsi di alternanza faticavano a decollare, la “riforma Gelmini” con i Dpr 87-88-89/2010 ha ripreso e valorizzato tali esperienze lavorative in relazione alla loro valenza laboratoriale, formativa e orientativa nei diversi percorsi di istruzione secondaria di secondo grado. La riforma del secondo ciclo ha, peraltro, previsto l’introduzione dell’alternanza come percorso obbligatorio per gli studenti delle quarte e quinte degli istituti professionali in sostituzione dell’allora (2010) esistente terza area professionalizzante, fino alla messa a regime del riordino, oggi attuato.
Organizzazione e criticità
L’organizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, per permettere agli studenti di raggiungere livelli di apprendimento di conoscenze e competenze in accordo con il profilo di uscita dalla scuola, dovrebbe coinvolgere gran parte dei docenti del consiglio di classe in una ri-programmazione didattica individualizzata e calibrata sulle finalità concordate con l’azienda ospitante. La realizzazione di detti percorsi si scontra non solo con le oggettive resistenze di una parte del corpo insegnante, ma anche con la difficoltà di reperimento delle aziende disposte ad ospitare gli studenti e a delineare un progetto formativo da seguire in sinergia con il tutor scolastico: l’alternanza scuola-lavoro troverebbe infatti la piena realizzazione se estesa a tutti gli studenti della classe.
Al fine di favorire il coinvolgimento dei docenti è opportuno far sì che essi possano frequentare corsi di formazione/aggiornamento mirati, stimolando altresì la loro crescita professionale e mantenendo la scuola al passo con le innovazioni metodologiche e tecnologiche, oltre che con le sempre nuove richieste in termini di competenze specifiche provenienti dal mondo del lavoro.
Il coinvolgimento dei docenti di area non professionalizzante si rende necessario perché il percorso di alternanza prevede una conoscenza complessiva dell’organizzazione del lavoro e dell’azienda e non solo il settore specifico dell’attività professionale.
In questo contesto, riveste un ruolo fondamentale il Cts (Comitato tecnico scientifico), organo consultivo costituito nelle scuole e composto, oltre che dal dirigente scolastico e dai docenti che curano il contatto con il mondo del lavoro e con la formazione post-diploma, da rappresentanti delle associazioni di categoria, delle imprese del territorio ed esponenti degli enti locali. Compito fondamentale del Cts è quello di indicare le competenze maggiormente spendibili nel mondo del lavoro, collaborando per la realizzazione di percorsi che consentano di orientare gli studenti all’uscita dalla scuola superiore, ovvero individuare e sollecitare le realtà imprenditoriali del territorio per l’accoglienza di studenti in scuola-lavoro.