Che cosa sono, ma soprattutto a cosa servono le prove INVALSI?

Che cosa sono, ma soprattutto a cosa servono le prove INVALSI?

di Cristina Lerede

 

Anche quest’anno a maggio si terranno le tanto discusse prove del Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (Invalsi).

I test standardizzati nazionali per la rilevazione degli apprendimenti, che vengono somministrati nelle seconde e quinte elementari, prime e terze medie e in tutte le seconde superiori, sono test preparati dall’Invalsi e servono, nelle intenzioni del Ministero dell’Istruzione, a valutare il livello di preparazione degli alunni italiani, in Italiano e Matematica.

Occorre però chiedersi quale finalità abbia questa valutazione, cioè se essa incida sulla valutazione del singolo studente o se invece abbia una valenza “sistemica”. Questa seconda ipotesi pare essere quella che il decisore politico ha voluto far prevalere. In altre parole, gli esiti delle prove Invalsi sono importanti perché il Ministro conosca il livello di apprendimento e di preparazione degli studenti italiani su una scala macroeconomica, finalizzata a decidere quali interventi migliorativi attuare e ove attuarli.

Contro i test, il loro significato e il loro scopo si crea ogni anno un movimento di opinione contrario, sostenuto dalle componenti scolastiche, in particolare da insegnanti e genitori, con le motivazioni più varie. I genitori temono che questa prova “valuti” in qualche modo i loro figli e che di questa valutazione venga tenuto conto a livello di certificazioni finali.

Gli insegnanti, dal canto loro, temono che la valutazione degli studenti sia un primo passo verso l’introduzione di differenze retributive basate sui risultati delle classi o delle scuole. Altri ancora temono che le analisi condotte sui risultati degli studenti vengano utilizzate per introdurre differenziali di risorse tra scuole, tra province o tra regioni del Paese.

Niente di tutto ciò; in realtà le prove Invalsi devono essere collocate all’interno della valutazione di un sistema che risponde alle finalità di rendere trasparenti e accessibili all’opinione pubblica informazioni sintetiche (la lettura di dati sintetici è necessariamente schematica e scevra da elementi valutativi soggettivi) sugli aspetti più rilevanti del sistema educativo, e di offrire ai decisori politici ed istituzionali elementi oggettivi per valutare lo stato di salute dell’istruzione e formazione dei nostri giovani.

Il problema semmai è quello di integrare una prospettiva di sistema in senso ampio con quella della singola istituzione scolastica in modo da permettere anche ai singoli operatori percorsi di lettura delle stesse informazioni ottenute dai risultati delle prove.

Deve essere chiaro che i test non possono sostituire la valutazione fatta dai docenti del singolo studente, né i test possono valutare da soli l’operato del singolo docente o dirigente; e d’altro canto non sono questi gli scopi per cui tali test vengono somministrati.

 

La concezione dei test Invalsi è frutto di analisi dei sistemi europei dell’istruzione con i quali in una prospettiva di una policy dell’educazione e dell’istruzione a livello Europeo è necessario confrontarsi.

Nella maggior parte dei paesi occidentali, infatti, le scuole convivono pacificamente da molti anni con la rilevazione degli apprendimenti su base nazionale o regionale.

Certo gli aspetti da indagare e le dimensioni e le aree di indagine sono molteplici, proprio per questo è necessario che sia i docenti che i genitori siano consapevoli della valenza delle prove, che non sostituiscono né integrano la valutazione singola dell’alunno, ma rivestono un’importante fondamentale per il decisore politico in ordine all’implementazione di correttivi che permettano al sistema italiano dell’istruzione di essere al pari con i sistemi presenti nel panorama europeo.

Una problematica a parte riveste la possibilità e l’opportunità da un punto di vista didattico-valutativo di inserire la prova Invalsi in ambito di esami finali. Dalle riflessioni sopra riportate proprio per la diversa finalità che un esame conclusivo di un ciclo di studi comporta in merito alla valutazione personale dell’alunno, che necessariamente deve essere distinta da una valutazione di sistema, tale problematica necessita di un approfondimento nelle sedi opportune. Sotto questo profilo appare quanto meno discutibile la prassi di far valere il risultato della prova Invalsi di terza media ai fini del voto finale dell’esame del primo ciclo di istruzione.

E’ comunque auspicabile che le prove Invalsi che saranno somministrate nel prossimo mese di maggio siano affrontate con serenità e serietà in un ottica di miglioramento costante del sistema di istruzione che ci conduca davvero ad una “Buona Scuola”.

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