Scuola e disabili

da Redattore sociale

Scuola e disabili, partita aperta sull’insegnante di sostegno “a vita”

Il ddl sulla Buona scuola delega il governo tra l’altro a “riformare” il sostegno. E recepisce le richieste della Fish tra cui la separazione delle carriere. Critico Adriano Sofri: “saranno professori di serie B”. Ma la Fish ribatte: “Basta marginalità, servono competenze”

22 maggio 2015

ROMA – La “Buona scuola” cambia e trasforma l’insegnante di sostegno. O almeno, promette di farlo, attraverso la delega al governo prevista nell’articolo 23 del ddl appena approvato. In pratica, entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge uno o più decreti legislativi provvederanno al “riordino, la semplificazione e la codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione”. E tra i “criteri direttivi” cui il governo dovrà attenersi, c’è la “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”.

L’annunciata “riforma del sostegno” già accende il dibattito tra chi saluta con fiducia il promesso cambiamento, considerandolo necessario. E chi teme che, invece, il domani possa essere peggiore dell’oggi. Tra questi ultimi, c’è Adriano Sofri, che ieri ha espresso i suoi dubbi su Repubblica, mettendo a fuoco una delle misure “non scritte”, ma forse pensate, dal governo: la “condanna” dell’insegnante di sostegno a restare tale per tutta la vita. E’ questa, infatti, una delle richieste contenute nella proposta di legge di Fish e Fand, che il governo ha in parte ripreso nel ddl sulla scuola.

La cosiddetta “separazione delle carriere” è espressamente invocata dalla Fish nel suo testo, mentre – va precisato – nessun riferimento esplicito è contenuto nel ddl approvato, che affida la materia, appunto, al governo. Esiste quindi, per ora, solo la possibilità che un decreto legislativo accolga effettivamente questa proposta. Proposta che, intanto, divide. Da un parte la Fish, che tramite il presidente Vincenzo Falabella, aveva così illustrato a Redattore sociale uno dei cardini della sua “Proposta di legge per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica”: “innanzitutto, l’istituzione di ruoli per il sostegno e quindi di una laurea dedicata: in questo modo, fa sostegno chi ha la vocazione a farlo, mentre attualmente questa posizione è spesso usata come tramite per diventare insegnanti curriculari”. Posizione confermata dall’avvocato Salvatore Nocera, proprio nei giorni in cui montava la protesta contro il ddl ancora in discussione: “abbiamo trovato nel ddl importanti riferimenti ai principi fondamentali della nostra proposta: maggiore formazione per i docenti di sostegno e per i futuri docenti curriculari separazione delle carriere: questo ci garantirebbe una maggiore continuità e autonomia delle scuole”.
Critico, invece, Sofri su Repubblica, proprio su quest’idea dell’insegnante di sostegno “a vita” che, come titola il suo articolo, rischia di diventare “professore di serie B”. Sofri non cita la Fish, ma fa riferimento alla “proposta di legge firmata con altri dal sottosegretario Faraone e sostenuta da alcune associazioni”. Una proposta che, tra l’altro, “mira a separare gli insegnanti di sostegno da quelli delle materie. Faraone ritiene che il sostegno venga spesso usato come una scorciatoia per entrare in ruolo e poi passare alla propria materia: dunque andrebbero forzati fin dall’inizio a una scelta irreversibile”. Ma Sofri avanza qualche dubbio, facendosi portavoce di quella preoccupazione che, riferisce, è diffusa tra genitori, insegnanti e pedagogisti: “E se l’insegnante di sostegno scopre di non farcela – obietta Sofri -, di mancare di idee e stimoli, è meglio che possa cambiare, passando alla sua materia, piuttosto che restare nel sostegno per obbligo normativo. In realtà già oggi il passaggio si può fare solo dopo 5 anni di ruolo nel sostegno. Piuttosto, le ragioni per cui i ragazzi cambiano spesso l’insegnante di sostegno sono i ritardi burocratici, la precarietà e i tagli: l’organico di sostegno è inadeguato, e quando, a stagione avanzata, arrivano dei precari (che non vuol dire affatto meno capaci) estratti dal fondo della graduatoria, l’anno dopo non riusciranno a tornare”. Perché, quindi, condannare “a vita” gli insegnanti di sostegno, impedendo loro di passare ad altri ruoli, nel momento in cui ne sentissero la necessità e la motivazione?

Obiezioni respinte però puntualmente proprio da Fish, che oggi ribatte la propria posizione in una nota, confermando, di fatto, la necessità e l’urgenza di una “riforma del sostegno”, così come tratteggiata nella sua proposta di legge. “L’esigenza di una riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno parte proprio ‘dal basso’ – ricorda Fish – dai primi portatori di interessi, dall’intenzione di garantire innanzitutto il miglior diritto allo studio delle persone con disabilità”. La riforma, però, va letta alla luce del ruolo dell’insegnante di sostegno, su cui permane un forte malinteso: e Fish coglie l’occasione per ricordare che “non deve avere un ruolo di assistente alla persona, ma di facilitatore. E questo ruolo – chiarisce Fish, rispondendo a Sofri – impone alcuni presupposti”, tra cui una “specifica formazione in pedagogia speciale. Il sostegno adeguato lo si garantisce non con le inclinazioni personali o con una innata sensibilità, ma con specifiche competenze”.

Di qui, il ragionamento continua: se si riconosce che l’insegnante di sostegno debba avere ruolo, mansione e competenze precise, allora “non si comprende quindi perché qualunque disciplina non sia intercambiabile, il sostegno sì – osserva Fish – Ecco la discriminazione: la marginalità. Tutte le discipline sono intoccabili, ma tutti, al contempo, possono – nel regime attuale – gestire il sostegno. Nella realtà dei fatti la situazione assume connotazioni assai gravi di rinnovata marginalizzazione e confinamento”. Confinamento che spesso si traduce in “classi di sostegno – riferisce Fish –:5 a 7 alunni con disabilità con 1 – 2 insegnanti di sostegno. Un ghetto illegale!”.


Ben venga poi, secondo Fish, una riforma che impedisca a “insegnanti senza alcuna formazione” di votarsi al sostegno solo “per maturare punteggio nella propria classe di concorso (cosa consentita solo in questo caso), col risultato di dare scarse risposte all’alunno con disabilità e di praticare concorrenza sleale ad altri precari che non scelgono questa scorciatoia. Avere il coraggio di denunciare questo fenomeno – lo sapevamo – infastidisce interessi consolidati e visioni corporative che hanno poco a che vedere con il diritto allo studio e la qualità dell’educazione. Per questi motivi – conclude Fish – riteniamo benvenuti i tentativi di sanare queste distorsioni, di garantire ai nostri figli una prospettiva diversa da quella del parcheggio in corridoio assieme al bidello”. Se il governo saprà davvero “sanare” e “garantire” tutto questo, potranno dirlo solo i decreti legislativi che verranno nei prossimi 18 mesi. (cl)
Buona scuola e alunni disabili, Anief: senza sostegno una scuola su tre

Lo denuncia l’Anief: con la riforma non si andrà oltre le immissioni di ruolo già previste dalla legge 128/2013. “Serve una modifica per garantire diritto allo studio di tutti i ragazzi. Sbagliato anche non permettere a docenti specializzati di spostarsi sulle discipline curricolari”

ROMA – La Buona Scuola non risolve la carenza di docenti di sostegno: rimane ancora scoperto un istituto su tre. Lo denuncia l’Anief in una nota, sottolineando che con la riforma voluta dal Governo non si andrà oltre le immissioni in ruolo previste dalla Legge 128/2013, la cui ultima tranche di 10 mila assunzioni, prevista nei prossimi mesi, porterà l’organico di diritto a 90 mila unità. Mentre quelli effettivi, indispensabili per garantire il diritto allo studio dei circa 240 mila alunni disabili o con problemi di apprendimento, sono non meno di 120 mila.

“Serve una modifica al piano di riforma, con l’immissione in ruolo dei docenti specializzati su tutti i posti vacanti – spiega Marcello Pacifico, presidente di Anief e segretario organizzativo Confedir – In caso contrario continueremo ad assistere alla corsa in tribunale per vedersi riconosciuto il diritto allo studio e al supporto didattico adeguato. È sbagliato, invece, pensare di imporre la continuità didattica impedendo ai docenti specializzati di spostarsi sulle discipline curricolari”.

Secondo l’Anief il problema è che il legislatore, nell’approvare la legge. 128/2013, ha preso come riferimento la realtà scolastica di sei anni prima. E non quella aggiornata, utile a rispettare il rapporto uno a due tra docenti e studenti disabili. L’adeguamento, tra l’altro, è stato ribadito dalla sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale, che ha annullato i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, in base a cui l’organico dei docenti di sostegno va tarato con l’obiettivo primo di garantire il rapporto uno a due tra docenti specializzati e alunni disabili certificati.

“Non stiamo qui dibattendo su dei freddi numeri – aggiunge  Pacifico– ma sulla necessità di garantire il diritto all’istruzione di tutti i bambini e ragazzi, non uno di meno, iscritti nelle nostre scuole. Come sindacato, inoltre, non possiamo accettare che il piano di riforma del Governo debba costringere i docenti di sostegno a dover rimanere sull’insegnamento agli alunni disabili per tutta la loro carriera professionale. Precludere ogni possibilità di passare sull’insegnamento curricolare, come costringere un alunno ad avere sempre lo stesso docente di sostegno per un intero corso di studi, non possono essere delle scelte condivisibili”.

Il sindacato ribadisce, quindi, che è sicuramente più formativo favorire la mobilità dei docenti, anche sulle discipline, piuttosto che creare dei cervellotici paletti per impedirla: “è decisamente meglio assegnare un docente bravo ogni anno ad alunni diversi che uno meno bravo per diversi anni ad un solo alunno”, spiega Pacifico. “E non possiamo essere d’accordo con chi pensa che quando un docente di sostegno si sposta sull’insegnamento curricolare, ricorra solo a una ‘scorciatoia’: quel docente, infatti, rimarrà sempre specializzato, realizzando l’obiettivo della formazione sulle attività di sostegno per tutti i docenti”, sottolinea il presidente Anief.

“Non si può poi parlare di continuità didattica sul sostegno, quando il docente curriculare ha sempre avuto accesso alla mobilità all’interno della provincia. E non a caso, l’organico di sostegno per le superiori è in dotazione su base provinciale e non all’istituzione scolastica. Se vogliamo continuità didattica, assumiamo subito in ruolo i quasi 40mila supplenti chiamati quest’anno fino al 30 giugno. E modifichiamo il ddl di riforma: perché quello sinora prodotto, non solo per il sostegno, non ci darà una scuola migliore. Altrimenti continueremo ad assistere al fenomeno della corsa in tribunale, per vedersi riconosciuto il diritto allo studio e al supporto didattico adeguato”.


La buona scuola: prevista l’assunzione di 15 mila insegnanti di sostegno

Saranno 35 i master disponibili per i docenti di sostegno grazie a un accordo tra Miur e le università: già pervenute oltre 12 mila domande a fronte di 3.500 posti disponibili. Giornanta autismo: monumenti illuminati di blu

01 aprile 2015 – 14:10

ROMA – Palazzo Madama, Montecitorio, il Miur e il Quirinale, in contemporanea ad altri monumenti mondiali, saranno illuminati di blu, domani, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo. L’evento – che verrà seguito dalla Rai, con programmi di approfondimento e una diretta serale con collegamenti dalle varie piazze, su Rai3 – sarà accompagnata da alcune iniziative, tra cui il concerto ‘Ci siamo’ all’Auditorium Parco della Musica di Roma – organizzato dalla Fondazione italiana per l’Autismo -, lo spettacolo teatrale e fiaccolata al teatro Politeama di Palermo – organizzato dal comitato ‘L’autismo parla’ – e il flash mob a Torino, ‘Mille persone abbracciano la Mole’.

Della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, ne ha parlato questa mattina il sottosegretario alla Pubblica istruzione, Davide Faraone, durante un conferenza stampa nella sede del Miur. Faraone, per l’occasione, ha anche illustrato alcuni elementi contenuti nel ddl ‘La Buona Scuola’ recentemente approvato al Consiglio dei Ministri, per “favorire l’inclusione scolastica egli alunni disabili”. Tra questi, tra le 100.701 assunzioni previste nel ddl, 15 mila saranno docenti di sostegno. Novità importanti riguardano anche la formazione. Saranno 35 i master disponibili per i docenti di sostegno grazie a un accordo tra Miur e le università. Le domande pervenute sono già oltre 12 mila a fronte di 3.500 posti disponibili. A questi vanno ad aggiungersi 14 master specifici sull’autismo per 1.500 docenti in queste città: Milano, Bergamo, Padova, Torino, Firenze, Bologna, Macerata, Roma, Napoli, Salerno, Bari, Cosenza, Cagliari e Palermo. La formazione per la quale sono stati stanziati 40 milioni annui, sarà “obbligatoria, permanente e strutturale” per tutti i docenti.

Infine 106 saranno i Centri terriitoriali di supporto ai territori (Cts) che avranno la sede nelle “scuole polo” con al loro interno 2 docenti specializzati, e 13 gli sportelli autismo, un servizio quest’ultimo che si aggiunge a quello dei Cts e cone pbiettivo avranno quello di “fornire consulenza a distanza o in presenza alle scuole che ne faranno richiesta”. (DIRE)