Compiti per le vacanze: utili o dannosi?

da La Stampa

Compiti per le vacanze: utili o dannosi?

Anche quest’anno si riapre il dibattito, saranno 6,3 milioni gli alunni italiani che si preparano ad affrontare lo studio in estate, con una spesa stimata per le famiglie di circa 200 milioni di euro
paolo martone

Compiti per le vacanze, male necessario o inutile accanimento? Una questione che va avanti da tempo, e che si ripropone con la scadenza dell’anno scolastico. Il pesante fardello estivo riguarderà 6,3 milioni di alunni italiani, con una spesa stimata per le famiglie di circa 200 milioni di euro tra libri nuovi, cancelleria e (per chi se lo può permettere) costose lezioni private.

Si salveranno gli alunni di quinta elementare e terza media, per tutti gli altri ci sarà da studiare. Il fronte dei contrari cresce a dismisura, in particolare tra pediatri e pedagogisti. Secondo Italo Farnetani, medico dell’infanzia, i compiti per le vacanze sono inutili, dannosi per i ragazzi e costosi per le famiglie. Inoltre quasi nessuno li controlla”. Diverso l’approccio del pedagogista Luigi Domenighini, che sostiene come “posizione pedagogicamente corretta” l’idea “che venga elaborato dal figlio studente nella prima settimana di vacanza un “piano” di svolgimento dei compiti, con date ed orari, terminante con la frase: “Mi impegno a rispettarlo”. Un piano visto da tutti ed appeso in una parte ben visibile della casa. Questo è un grosso intervento pedagogico teso ad abituare il figlio a “progettare i suoi lavori” ed a tener fede a quanto deciso”. Un metodo, una sorta di tabella di marcia. Che è l’esatto contrario di quello che si verifica nella maggioranza dei casi, con due terzi degli alunni che si trascinano i compiti da giugno a settembre, facendoli diventare un tormento per loro e per i genitori.

Poi ci sono i “forzati di giugno-luglio”, coloro che concentrano lo sforzo e il sacrificio nel periodo iniziale delle vacanze, rinunciando ovviamente a diverse belle giornate di svago. Seguono gli “agostani”, che nella maggior parte dei casi sono stati in vacanza a luglio e si dedicano alla sgradita incombenza di ritorno in città e nel mese più torrido. Dopo gli agostani troviamo le “cicale”: si sono goduti in pieno le vacanze e pensano di poter far tutto in pochi giorni. La fatica, in questo caso, è mostruosa, e quasi nessuno di loro riesce a fare tutti i compiti. L’ultimo stadio è rappresentato dagli “irriducibili”, quelli che i compiti “non li fanno” punto e basta. Una minoranza composta da circa il 2% degli alunni.

L’associazione dei presidi italiani, per bocca del presidente Giorgio Rembado, non prende posizione trincerandosi dietro “l’autonomia scolastica”. Mentre Maurizio Parodi, anche lui dirigente scolastico, è tra i più attivi sostenitori dello stop ai compiti a casa, sia quelli giornalieri che per le vacanze. Parodi ci ha scritto anche un libro dal titolo “Basta compiti! Non è così che si impara”, ha creato la pagina Facebook “Basta compiti” (oltre 4.500 iscritti) e raccolto 4.290 firme per una petizione. “I compiti per le vacanze – dice Parodi – sono una contraddizione in termini, un assurdo logico e pedagogico, giacché le vacanze sono tali, o dovrebbero esserlo, proprio perché liberano dagli affanni feriali: vacanza, in latino vacantia, da vacare, ossia essere vacuo, sgombro, vuoto, senza occupazioni”.