RIFLESSIONI SUL DDL N.1934 DI RIFORMA DEL SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE

RIFLESSIONI SUL DDL N.1934 DI RIFORMA DEL SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE

L’Fsi Scuola ritiene che per  una scuola di qualità sia necessaria una
politica di  investimenti e non una politica di tagli alla spesa pubblica.
Con il DDL sembrano  infatti disattesi i continui appelli dell’Europa che
raccomandano agli stati membri, di operare attraverso politiche economiche e
sociali  di  crescita intelligente e di aumento del PIL , puntando sulla
formazione  e mettendo  in primo piano la scuola,  unica agenzia formativa
sistematica che può condurre  ogni singola persona al raggiungimento del
successo formativo. Nel  DDl all’ esame del Senato, infatti , riecheggia   la
frase “senza maggiori oneri” per lo Stato: ciò vuol dire ad esempio che  , gli
istituti comprensivi non potranno più contare sui fondi statali  già
insufficienti a coprire le esigenze di spesa, cui si è provveduto, negli ultimi
anni, con il “contributo volontario” dei genitori, di cui è dubbia ad oggi la
detraibilità a differenza delle scuole paritarie. Tutto ciò aprirà la strada
al ricorso istituzionalizzato a donazioni di sponsor privati, snaturando  il la
funzione della scuola pubblica e consegnando di fatto ai capricci “privati” ciò
che dovrebbe essere espressione di interesse pubblico della collettività. E’
indubbio che l’impianto centrale della riforma evincibile dal ddl n.1934,
contravviene ai dettami costituzionali che affermano la libertà didattica,
controllata , dal dirigente scolastico e dai benefattori privati che detteranno
le linee guida dei Piani triennali ! Altro effetto paradossale derivante dalla
riforma, sarà quello creare una disparità notevole tra le scuole pubbliche dei
quartieri ricchi e quelle delle zone di periferia. Ciò detto ci si chiede ma
secondo la nostra carta costituzionale ,invece, non è forse “compito dello
Stato rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano l’eguaglianza e impediscono
agli individui di sviluppare pienamente la loro personalità sul piano
economico, sociale e culturale?”.!

L’Fsi Scuola  è contraria alle deleghe in Bianco che il DDL  concede al
Governo nell’art.22. E’ assurdo,  infatti, pensare che una materia così
delicata sia attribuita esclusivamente all’ Esecutivo.

L’Fsi Scuola ritiene che una riforma debba contenere principi chiari : è di
tutta evidenza, invece, che  il DDL  contenga molteplici  punti  poco chiari ,
che aprono le porte a non pochi ricorsi di studenti, di docenti , tra le
diverse categorie, per non parlare delle famiglie, che potrebbero  paralizzare
il funzionamento della riforma della scuola.

L’Fsi Scuola ritiene illogico operare una riforma in tempi rapidi, che
coniughi il miglioramento della qualità della scuola, con  il piano di
assunzioni straordinario: per tali motivi chiede lo stralcio delle norme in
tema di assunzioni  e l’immediata approvazione. Temiamo invece che il Governo
servendosi della riforma, voglia sanare l’annoso problema della stabilizzazione
dei precari della scuola dopo la  sentenze della Corte di Giustizia Europea del
26 novembre 2014 .

L’Fsi Scuola chiede inoltre la previsione nel Ddl di disposizioni specifiche
che affrontino le peculiari problematiche della scuola dell’infanzia : appare
infatti di tutta evidenza che non sia possibile ignorare che la scuola dell’
infanzia è una delle colonne portanti della scuola italiana . Chiunque abbia
studiato psicologia dell’età evolutiva sa che in quella fascia di età, sono
necessarie altre competenze e altre figure lavorative come quelle della
puericultrice,  problema  che non può essere affrontato con una delega in
bianco al Governo .

L’Fsi Scuola   ritiene indispensabile l’abolizione delle classi pollaio con l’
inserimento nel DDL   di un  tetto  massimo di alunni per classe  pari a 20
alunni e minimo, pari a 15 . Si sa bene che con 27 o più alunni soprattutto
nella scuola primaria , non si può conseguire l’efficacia del progetto
educativo.

L’Fsi Scuola inoltre, ritiene che la disposizione dell’art.8 circa gli albi
territoriali necessiti di totale ripensamento e riscrittura, sia perché  poco
chiari, ma anche perché introducono temi nuovi, tra cui le reti tra scuole, dai
confini assai indefiniti . Di fatto il Governo con tali proposte sembra voler
realizzare come unica ratio, quella di  bloccare i docenti  già assunti nelle
scuole di attuale titolarità ; inoltre, un eventuale richiesta di trasferimento
, comporta  la perdita della titolarità e in casi estremi, cioè in caso di
mancata “chiamata”, di essere utilizzati per supplenze in un territorio
abbastanza vasto !

L’Fsi Scuola è contraria al Dirigente manager con potere assoluto. La
previsione della figura  del Preside Manager  con possibilità di scelta dei
docenti , è  da considerarsi  un  atto irresponsabile . Appare funzionale
invece, prevedere un dirigente responsabile della gestione delle risorse
finanziarie e strumentali  che, nel rispetto delle  competenze degli organi
collegiali scolastici, operi  a garanzia della  unicità dell’istituzione. La
scuola non è un sistema piramidale è un sistema ove ogni parte è indispensabile
al funzionamento del tutto . Il troppo potere attribuito  al Dirigente
Scolastico , con il riconoscimento del  ruolo  manageriale nella gestione delle
risorse umane e nel reclutamento dei docenti, apre la strada, gioco forza, a
possibili clientelismi, modificando strutturalmente il ruolo della docenza
nella scuola, che rischia di essere fortemente legato al dirigente per
riconoscenza o per il merito. E’ inaccettabile un legame di tipo aziendalistico
tra dirigente e docente in un rapporto di lavoro pubblico, nonché  affidare al
dirigente scolastico e senza un vero e proprio controllo, la  scelta del
lavoratore  in base ad un curriculum e non su una graduatoria fondata su
punteggio oggettivo con il rischio di penalizzare non pochi lavoratori es.
docenti  con grave patologia, lavoratrice in maternità, o chi beneficia della
L. 104 art. 3 comma 3 .

L’Fsi Scuola richiede  l’ istituzione della vice dirigenza in quanto non è più
tollerato che il Vicario della scuola ora chiamato Collaboratore del Dirigente
continui a sostituirlo e a assolvere per nome e per conto della scuola non
pochi incarichi , nella fattispecie la sostituzione dello stesso in estate
durante le sue ferie senza essere il legale rappresentante e in contrasto con
la normativa vigente

L’Fsi Scuola richiede poi, la riscrittura degli articoli sull’alternanza
scuola- lavoro che sembrano quasi ritenere lecito il “lavoro minorile”, venendo
incontro agli interessi di Confindustria.  E’ di tutta evidenza infatti, come
la riforma  regali un bacino infinito e rinnovabile di manodopera gratuita all’
industria italiana, che poi si guarderà bene dall’assumere visto che ricorre
sistematicamente alle esternalizzazioni e alle delocalizzazioni. Insomma, per
farla breve, i giovani italiani saranno sfruttati e poi abbandonati, mentre gli
industriali potranno continuare ad accumulare capitali da esportare nei
paradisi fiscali per assicurare ricchezza alle loro future generazioni. Su tali
delicatissimi temi, devono essere gli organi collegiali ad individuare i
percorsi formativi adeguati alle esigenze, in coerenza con il Piano
dell’offerta formativa e con il piano di miglioramento. Il dirigente deve solo
verificarne la fattibilità economica e organizzativa. I percorsi di alternanza
scuola lavoro dovrebbero  essere coerenti con l’indirizzo di studi seguito
dall’alunno, con l’analisi degli sbocchi lavorativi e di possibile formazione
superiore in uscita dal suo percorso, con le sue attitudini e le sue
aspettative.  In caso contrario la norma pone in essere solo un parcheggio
minimo tempo presso un’unità lavorativa, senza alcun  coinvolgimento dello
studente. L’individuazione dei soggetti con cui la scuola può dialogare in
relazione all’orientamento scolastico, deve necessariamente coinvolgere
attivamente il tutor della scuola che segue l’alunno in alternanza in costante
rapporto con le imprese.

L’Fsi Scuola  è contraria all’insegnamento delle discipline scienze motorie e
musica, da parte di docenti con abilitazione di  grado diverso, non
specificando se l’insegnamento sia possibile, anche in possesso di abilitazione
per la primaria, requisito finora necessario per insegnare ai bambini di questa
fascia d’età. Viene poi, fatta passare come novità nel Ddl, come se chi lo ha
scritto ignori che queste discipline vengono già insegnate in questo grado di
scuola, per tutti gli anni, con un orario settimanale prefissato a livello
nazionale dai docenti curricolari . Anche in questo caso la motivazione
pedagogica o didattica appare oscura, a meno che non si tratti, come molti
sostengono, di un tentativo di “piazzare” docenti delle medie e superiori che
saranno assunti ma per cui non esiste, allo stato attuale, una idonea
collocazione, visto la carenza di posti nelle rispettive classi di concorso.
Chiediamo a tal proposito chiarezza anche in relazione alle motivazioni
pedagogica della proposta.

L’Fsi Scuola  inoltre chiede chiarezza  sui requisiti richiesti, per l’
insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria . Ci si dimentica forse
che  insegnano inglese alla primaria sia docenti abilitati che durante il
concorso hanno superato apposita prova di lingua straniera, sia docenti con
certificazione ottenuta con corsi di formazione in servizio, che insegnano sia
in qualità di specialisti (solo inglese su più classi), sia in qualità di
specializzati (inglese in aggiunta alle altre discipline su un’unica classe).
Riteniamo infatti, di dover precisare che alcuni di questi corsi, anche di
durata triennale, sono tuttora in corso, con una spesa dello Stato non certo
esigua, perché l’ultimo intervento legislativo voleva l’eliminazione degli
specialisti a favore di docenti specializzati!

L’Fsi Scuola  dice poi no  alla  formazione  a costa zero “peer tu peer”,  tra
pari. Infatti riteniamo che sia  necessario investire sulla formazione che va
affidata enti di ricerca e università . Discutibile la scelta delle discipline
della formazione uguale per tutti !. I docenti devono avere la possibilità di
scegliere la propria  formazione consci delle pecualiri esigenze di ogni
docente che si sviluppa nel contesto territoriale e socio-culturale di
riferimento.