9 maggio III Piano biennale nazionale infanzia

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 106 del 9 maggio 2011 viene pubblicato il terzo Piano biennale nazionale per l’infanzia (Decreto Presidente della Repubblica 21 gennaio 2011)

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 106 del 9 maggio 2011 il terzo Piano biennale nazionale per l’infanzia, che contiene le linee strategiche fondamentali e gli impegni concreti che il Governo intende perseguire per sviluppare un’adeguata politica per l’infanzia e l’adolescenza e stabilisce le priorità fra i programmi riferiti ai minori, rafforza la cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo, le forme di potenziamento e di coordinamento fra le pubbliche amministrazioni, le regioni e gli enti locali, individua le modalità di finanziamento degli interventi previsti.

La novità del Piano riguarda principalmente due dimensioni:

rispetto all’approccio (pur non affrontando tutto il complesso delle politiche e dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza, identifica alcune direttrici di intervento su cui sviluppare proposte di azioni coordinate);

rispetto al metodo (adotta un processo partecipato nella fase della costruzione e della sua attuazione programmando un percorso di accompagnamento e monitoraggio permanenti).

Queste le direttrici che rendono più agile il percorso di attuazione del Piano:

Consolidare la rete integrata dei servizi e il contrasto all’esclusione sociale;

Rafforzare la tutela dei diritti;

Favorire la partecipazione per lo costruzione di un patto intergenerazionale;

Promuovere l’integrazione delle persone immigrate(i minori stranieri ed i minori rom).

L’approvazione dello schema del Piano di Azione da parte del Governo, (che recepisce le condizioni espresse dalla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza nella formulazione del suo parere favorevole), costituisce l’avvio dell’ attuazione, che dovrà vedere la massima partecipazione di tutti i livelli amministrativi e dei corpi intermedi (come le famiglie e il terzo settore).

Particolare attenzione nell’attuazione del Piano sarà posta nell’assicurare sinergia tra la Commissione stessa e le istituzioni e gli enti promotori e collaboratori nella programmazione e nella realizzazione delle azioni previste. I 10 milioni di bambini e ragazzi italiani, infatti, costituiscono una risorsa unica per lo sviluppo del Paese c il dovere dell’intera comunità è di offrire loro un contesto in cui possano crescere, scoprire la propria vocazione, maturare le proprie capacità.

È necessario garantire che il disagio delle famiglie, dei bambini e degli adolescenti possa essere sostenuto e accompagnato dai servizi pubblici e da professionisti qualificati.

La lotta alla povertà è un obiettivo da declinare in una serie di obiettivi/azioni che rimuovano gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della personae che rendano effettivamente fruibile il diritto ad una esistenza libera e dignitosa.

La Convenzione per i diritti del fanciullo sancisce il diritto dei bambini di partecipare attivamente in ambito familiare, scolastico, sociale, politico, amministrativo e giuridico. Il tema della partecipazione è strettamente legato al tema del dialogo fra generazioni. l rapporti tra le generazioni, oggi, sono sicuramente influenzati dalla persistenza di un basso livello di natalità, dal processo di invecchiamento della popolazione, dai cambiamenti sia nelle strutture che nei comportamenti familiari. Da qui l’esigenza di rendere oggetto di consapevolezza culturale e di cura sociale il valore del rapporto costruttivo tra le generazioni attraverso la formulazione di un “patto”, ispirato ai principi della reciprocità, del rispetto, della fraternità, della solidarietà, e della responsabilità .

L’obiettivo generale che il nuovo Piano assume relativamente al tema della partecipazione dei minori per la costruzione di un “patto intergenerazionale” è, da una parte , favorire il passaggio dalla fase sperimentale ad una fase di consolidamento degli spazi per l’espressione del punto di vista dei minori sulle questioni che li riguardano; dall’altra, promuovere una “cultura del patto” fuori da ogni logica opportunistica.

Il potenziamento della partecipazione dei ragazzi alla vita quotidiana, familiare e di comunità è un passo ineludibile per la costruzione del patto tra le generazioni.

Le giovani generazioni sono chiamate a costruire una convivenza plurietnica. avendo come riferimento valori fondamentali su cui l’impegno sociale e istituzionale e l’educazione possono non convergere: il rispetto della democrazia, della legalità, della persona, della famiglia, delle diversità, dei sentimenti.

Affrontare, poi, la situazione dei bambini rom, sinti e caminanti presuppone di intervenire in molteplici ambiti di vita con un approccio sistematico e integrato, che non separi artificiosamente i temi dell’abitazione, della scolarizzazione, della socializzazione, delle specificità culturali. della salute, del tempo libero e dell’ integrazione.

Per realizzare una società interculturale è necessario in primo luogo garantire l’effettivo accesso ai servizi ed alle prestazioni che concorrono al pieno godimento dei diritti inviolabili dell’uomo. Il pieno godimento di tali diritti, in particolare di quelli declinati dalla Convenzione del 1989, passa attraverso la realizzazione di una serie di obiettivi/azioni, fra cui, ad es.: la tutela della salute e dell’assistenza sanitaria, la facilitazione dei ricongiungimenti familiari, il contrasto del fenomeno dei matrimoni precoci e la valorizzazione dell’affidamento familiare omoculturale, la formazione degli insegnanti e la prevenzione dell’abbandono scolastico per i minori rom e per gli immigrati in genere.

La Cooperazione italiana è fortemente impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti dei minori “in conflitto con la legge”. l progetti finora realizzati e quelli in fase di avvio lo scopo di assicurare a livello istituzionale, un sistema di amministrazione di giustizia minorile applicato e funzionante, e di tutelare i diritti dei bambini e adolescenti, (la salute fisica, mentale e l’educazione), rafforzando il ruolo sociale della famiglia con iniziative volte alla riabilitazione dei bambini in condizioni di maggiore vulnerabilità e a rischio.

L’Italia è impegnata per la tutela e la promozione dei diritti delle bambine e delle adolescenti affinché, alla pari con i loro coetanei maschi, possano partecipare a tutti i livelli della vita sociale, economica. politica e culturale del loro Paese ed eliminare fenomeni di abuso e violenza sessuale. Tra le problematiche affrontate vi è quella concernente la lotta contro le mutilazioni genitali delle bambine e delle adolescenti (FGM, Female Genital Mutilation) e quella della mancata registrazione alla nascita.

La Cooperazione Italiana attribuisce particolare attenzione alla problematica connessa alle migrazioni irregolari che coinvolgono i minori. I minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono diverse migliaia, soprattutto provenienti da Marocco e Afghanistan. Un’importante iniziativa di cooperazione in questo ambito è rappresentata dal programma SALEM, realizzato in collaborazione con rOIM e il Ministero per gli Affari Sociali marocchino, che promuove servizi di informazione e una campagna di sensibilizzazione.

Infine, in riferimento alle modalità di finanziamento del Piano, si precisa che:

le azioni richiamate e da attuarsi nell’ambito della legislazione vigente risultano finanziabili nei limiti degli stanziamenti previsti;

gli impegni assunti alla presentazione alle Camere di nuovi provvedimenti legislativi saranno condizionati al rispetto della disciplina ordinaria in tema di programmazione finanziaria.

A tali impegni è, quindi, da riconoscere carattere esclusivamente programmatico, in quanto la sede nella quale saranno ponderate le diverse esigenze di settore è la Decisione di finanza pubblica (DFP), sulla base della quale verrà definito il disegno di legge di stabilità.

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