L’indignazione della scuola è al massimo: anche oggi e domani in piazza in tutta Italia

Renzi, in guerra totale con il popolo della scuola, impone al Senato: o votate la fiducia sul Ddl  o il governo va a casa. Ancora una volta le “opposizioni” interne al PD accetteranno il ricatto?
L’indignazione della scuola è al massimo: anche il 24 e il 25 in piazza in tutta Italia; a Roma oggi presidio davanti al Senato (P. Cinque lune, ore 17); e domani corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori. Ma se l’ignobile Ddl verrà approvato, provocherà una “guerriglia vietnamita” nelle scuole
Renzi ha fugato gli ultimi dubbi, riconfermandosi nella sua versione più autentica di ducetto  indifferente ad ogni opposizione e dissenso, fossero pure oceanici. Dopo i passati annunci di rinvio, che sembravano un ritorno alla ragione, ora il Conducator si gioca le sorti della legislatura – forse conoscendo bene la tempra dell’“opposizione” interna – sull’ignobile Ddl, del quale gli emendamenti hanno addirittura peggiorato la sostanza. In tutto ciò, quel che continua a sorprenderci è l’incredibile sottovalutazione dell’intreccio tra la grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti tracolli elettorali del PD, due eventi che anche il più sprovveduto degli italiani/e non può non aver collegato. Abbiamo ascoltato in questi giorni due tipi di spiegazioni di tale arroganza e cecità: a) la definitiva affermazione della scuola-azienda, privatizzata e mercificata, viene imposta a Renzi dai potentati politici ed economici della UE, da cui dipenderebbero le fortune del Conducator; b) i cittadini/e italiani dimenticano presto; e siccome le prossime elezioni ci saranno tra un anno, nel frattempo anche il popolo della scuola si sarà fatta una ragione della propria sconfitta. La prima tesi dimentica che in Italia non votano né la Merkel, né la BCE o la Wolkswagen. Votano gli stessi italiani/e che si sono astenuti al 50% nelle ultime elezioni ma che hanno pure punito drasticamente il PD togliendogli un paio di milioni di voti. E di questa sottrazione il popolo della scuola è stato artefice principale, come già successe nel 2000 quando il fallimento del “concorsaccio” berlingueriano costò la sconfitta del governo D’Alema alle elezioni regionali e le sue conseguenti dimissioni.
La scuola pubblica trae spesso in inganno il potere politico: per anni inghiotte tutto, ma quando si ribella, lo fa con ondate improvvise, potenti e travolgenti che, vincenti o meno, lasciano segni duraturi. Imporre con la “fiducia” una legge odiosa e unanimemente rifiutata, non significa solo l’ostilità attuale del popolo della scuola (che, grazie al suo enorme “indotto”, sposta milioni di voti) ma la sua inimicizia duratura. Anche se il Ddl otterrà i voti in Parlamento, nessuno dei protagonisti della lotta dimenticherà la guerra che il governo ha dichiarato loro, perché, ad esempio, per i docenti è intollerabile perdere la libertà di insegnamento, essere assunti e licenziati da un preside-padrone, essere premiati o puniti da un “gran Giurì” composto dallo stesso “padrone”, da alcuni colleghi, più uno studente e un genitore (o due genitori) che nulla sanno per valutarli: un Giurì che instaurerebbe un potere insindacabile, alla Marchionne, in ogni istituto. Si romperà ogni collegialità, lo scontro interno diverrà la norma quotidiana, il preside-padrone dovrà affrontare non solo l’ostilità dei non-premiati ma dotarsi anche di un buon ufficio legale e di consulenza permanente: insomma, una sorta di “guerriglia vietnamita”, certo disarmata e non-violenta ma altrettanto pervasiva, diffusa e duratura. E alla prima occasione, una raffica di schiaffoni elettorali al ducetto e alla sua corte PD. Cui prodest? È la domanda che in extremis facciamo ad un governo al contempo antidemocratico e velleitario, ma soprattutto a quella “opposizione” interna che potrebbe ancora bloccare il Ddl.
In ogni caso, di certo l’indignazione della scuola è al massimo e la lotta proseguirà potente fino all’ultimo secondo. Anche il 24 e il 25, le scuole, le Rsu, i COBAS e gli altri sindacati saranno in piazza in tutta Italia; oggi a Roma presidio davanti al Senato (P. Cinque lune, ore 17); e domani corteo da P. Bocca della Verità (ore 17) a Campo de’ Fiori.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS