La riforma della scuola e i buoni insegnanti

da La Stampa

La riforma della scuola e i buoni insegnanti

mario calabresi

Riforma della scuola, si poteva fare di più

E quindi la riforma della scuola, o come ora la vorranno chiamare, è giunta al Senato e il governo chiederà la fiducia, ma dopo i soliti compromessi, che sanno tanto di concertazione stantia, superata, ma, a quanto pare, non per il modo di fare politica in Italia. Mi viene da dire: peccato.
Poteva essere l’occasione per svecchiare una scuola che va a rilento, perché legata a sistemi del passato; ma credo che il sindacato ha troppo potere politico, ancora, soprattutto nella Pubblica amministrazione e certo non era disposto a tirarsi indietro; e poi la minoranza interna al Pd doveva, deve portare avanti una lotta tutta ideologica contro la maggioranza renziana del partito, obbligare il governo a rivedere diversi aspetti di questa benedetta riforma. Mi auguro solo che i miei colleghi, che aspettano, non so più da quanto tempo, finalmente entrino in ruolo. Una Nuova Scuola non credo ci sarà, continueranno le concertazioni, il tirare la coperta da una parte e dall’altra, con buona pace di chi crede veramente nel cambiamento.

Lara Zinci

Vi spiego chi è un buon insegnante

Ci siamo. Buona scuola uguale assunzioni, premi e riordino del personale con qualche concessione a ipotesi possibili per l’utenza. Chiedo chi è un buon insegnante.

Buon insegnante è colui che insegna bene ed è facile saperlo perché chi insegna bene insegna a tutti, i più diversi. Chi sceglie di insegnare alle medie, chi sceglie di insegnare in istituti con gravi problemi come il numero elevato di stranieri, chi accetta di insegnare altre materie oltre a quelle che insegna da una vita.
Insomma, quelli che da soli dimostrano di sapere e voler imparare più che insegnare. L’ispettore è opzionale. Mentre è fondamentale per chi non sa fare un piano speciale per un alunno in difficoltà e sta attaccato alla “sua” scuola come un’ostrica, anche se titolato e abilitato.

Ci vorrebbe una scuola più “mobile”, più aperta, più capace di accogliere gli esuberi reimpiegando il personale, meno attenta alla corona del sapere e più rivolta al saper fare. Anche per gli insegnanti.

Paola Belli