Riforma della scuola, l’ultimo scontro

da Il Messaggero

Riforma della scuola, l’ultimo scontro

Corteo dei sindacati, sit-in e proteste fuori da Montecitorio con Sel, M5S e gli ex dem usciti dal partito. Fassina contestato. Oggi alla Camera parte la votazione del disegno di legge per l’approvazione definitiva. Il Pd: «La svolta è dietro l’angolo»

ROMA «Contro la scuola di classe». Questo lo slogan con cui ieri, nel giorno in cui il ddl di riforma della scuola ha iniziato l’ultimo passaggio dell’iter parlamentare, una fetta di prof e studenti sono tornati in piazza, davanti a Montecitorio, lanciando un appello «alla coscienza dei deputati». Altrimenti, avverte l’Anief, «la riforma uscirà da Montecitorio per entrare nelle aule dei Tribunali». Sono già migliaia, infatti, i ricorsi annunciati come ultima arma di una battaglia che, nel tempo, non ha lesinato i colpi.
CARTELLI E FISCHIETTI
Con cartelli, fischietti, bandiere e striscioni in centinaia, insegnanti e sindacati, si sono radunati davanti alla Camera auspicando un «pentimento» dell’ultimo minuto da parte del Governo. Appelli, affidati agli striscioni, anche al presidente della Repubblica: «Ddl incostituzionale: Mattarella non firmare!». In piazza con i lavoratori anche esponenti dei partiti d’opposizione, come Sel e M5s, e gli ex Pd, Pippo Civati e Stefano Fassina (al quale non sono mancate le contestazioni). «Anche se la varano, questa legge non si applicherà mai. Li rimandiamo a settembre quando si parlerà anche del rinnovo dei contratti», ha detto in piazza il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. «L’applicazione di questa riforma incontrerà enormi difficoltà. La nostra mobilitazione – ha avvertito il coordinatore della Gilda, Rino Di Meglio – continuerà anche durante l’estate e a settembre ogni istituto diventerà la Stalingrado della Buona scuola». «Renzi ha con violenza chiesto e ottenuto la fiducia al Senato ma ha perso la fiducia del mondo della scuola», ha commentato il piazza con i lavoratori anche esponenti dei partiti d’opposizione, come Sel e M5s, e gli ex Pd, Pippo Civati e Stefano Fassina (al quale non sono mancate le contestazioni). «Anche se la varano, questa legge non si applicherà mai. Li rimandiamo a settembre quando si parlerà anche del rinnovo dei contratti», ha detto in piazza il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. «L’applicazione di questa riforma incontrerà enormi difficoltà. La nostra mobilitazione – ha avvertito il coordinatore della Gilda, Rino Di Meglio – continuerà anche durante l’estate e a settembre ogni istituto diventerà la Stalingrado della Buona scuola». «Renzi ha con violenza chiesto e ottenuto la fiducia al Senato ma ha perso la fiducia del mondo della scuola», ha commentato il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, assicurando che i sindacati sono pronti a dar battaglia ben oltre l’approvazione della legge che ormai, loro malgrado, danno per scontata.
IL CORTEO
Per il leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo «si sta creando una situazione di confusione che rischia di far cominciare l’anno scolastico nel peggiore dei modi». Il «tanto sbandierato» piano di assunzioni previsto dalla riforma «è un bluff» a parere dei sindacati secondo i quali nel prossimo anno scolastico ci saranno circa 60mila cattedre senza insegnanti di ruolo». La maggioranza politica, in ogni caso, non sembra avere intenzione di fermarsi. La Buona Scuola potrebbe essere approvata già oggi. Non sono le date a preoccupare gli insegnanti. Ieri sera, a sit-in esaurito (con corteo finale improvvisato fino a piazza Santi Apostoli con tanto di insegnanti incatenati), la Camera ha avviato la discussione sulla riforma della scuola.
ORE DECISIVE
Sul testo, che non è stato modificato in commissione a Montecitorio rispetto a come è stato approvato dal Senato, potranno essere presentati al massimo 40 emendamenti per gruppo. Le votazioni avranno inizio stamattina. « La svolta è ormai dietro l’angolo», ha commentato Maria Coscia, capogruppo Pd in Commissione Cultura alla Camera e relatrice del provvedimento. Ma tra gli oppositori della Buona scuola c’è chi ancora spera che il Presidente della Repubblica rifiuti di votare la legge restituendola al Parlamento. Il piano delle assunzioni, previsto dalla riforma, prevede diverse fasi. «A settembre – spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi – entreranno nelle scuole solamente i 36.625 professori che andranno a coprire i posti disponibili e vacanti. Tutti gli altri verranno assunti nel corso dell’anno con decorrenza giuridica dal 1 settembre 2015, ma con decorrenza economica dall’entrata in servizio».
Valeria Arnaldi