Scuola Famiglia

497 SCUOLA FAMIGLIA UNA TESTIMONIANZA SCOLASTICA di Umberto Tenuta

CANTO 497 RAPPORTO SCUOLA FAMIGLIA

Tema sempre attualissimo

PVediamolo dalla parte della SCUOLA.

 

Scrive la maestra Marilena Alderuccio:

DIPLOMAZIA

Quando ho iniziato a lavorare nella scuola ho portato con me, oltre a tutto ciò che avevo imparato, anche parte del mio carattere.

Soprattutto quella parte di me spontanea e trasparente che vede il buono nelle persone.

Del resto iniziavo un lavoro che molti considerano, non a torto, una missione: insegnare a fanciulli.

Pensavo che insegnare significasse guidare i ragazzi alla scoperta delle conoscenze offrendo loro l’opportunità di acquisire delle abilità e degli atteggiamenti.

Purtro…ppo, però, con mio rammarico, ho capito che il lavoro non consisteva solo nell’insegnare ai bambini, instaurando con loro un rapporto di fiducia, ma c’era dell’altro, e questo altro è ciò che mi è piaciuto meno: i genitori!

Il genitore dovrebbe affidare il proprio figlio con fiducia agli insegnanti, personale qualificato scelto per formare, per istruire, insomma per accompagnare nella crescita.

Poi eventualmente potrei ammettere che un genitore col tempo possa farsi un’idea più o meno precisa del docente, apprezzandone o meno il suo operato.

Invece mi sono accorta, sin dall’inizio della mia attività lavorativa, che il genitore è completamente diffidente ancor prima di conoscere il docente.

Inizia il rapporto con la docente come se toccasse all’insegnante dimostrare di essere all’altezza del suo ruolo.

Tocca al docente dover operare per “piacere ai genitori”, come se fosse questo il suo fine ultimo.

Quindi, il docente, invece di pensare ad improntare una relazione educativa efficace con i suoi allievi, deve preoccuparsi di “entrare nelle grazie “ dei genitori.

Sembra un paradosso!

Da ciò nasce la fama del docente troppo severo, di quello troppo debole, di quello molto esigente, di quello troppo accondiscendente, di quello culturalmente preparato, di quello incapace,….

Io sono la “maestra buona”!!!

Le cose poi si complicano maggiormente quando, durante un colloquio, bisogna spiegare ad un genitore il rendimento scolastico del figlio o, peggio, il suo comportamento: un arzigogolo di parole, col sorriso sulle labbra, per cercare di condurre il genitore a dedurre da solo quanto si vorrebbe dire con poche dirette parole.

Quindi, in questi dodici anni di lavoro ho dovuto imparare, non nuove strategie di insegnamento, ma a costruire pian piano un rapporto di fiducia con i genitori, a parlar con loro senza essere troppo esplicita e soprattutto ho dovuto coltivare un talento, la diplomazia.

“ Insomma il mio lavoro è fatto per il bene dei miei alunni, per offrir loro delle opportunità, ma perché diventa tutto così complicato?????”

A me non serve l’applauso dei genitori.

La mia ricompensa, oltre a quella economica, la voglio poter leggere negli occhi dei ragazzi!

 

Segno non vi appulcro.

Non ce n’è bisogno.

Più chiaro di così?