Cei: pericolosa sentenza su Ici paritarie

da Il Sole 24 Ore

Cei: pericolosa sentenza su Ici paritarie

di Eugenio Bruno

Nella complessa e lunga partita su Ici e istituti paritari scendono in campo anche i vescovi. Definendo «ideologica» e «pericolosa» la sentenza (che in realtà sono due, le n. 14225 e 14226 del 2015, ndr) con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che due scuole livornesi gestite dalle suore debbano pagare l’ex imposta comunale sugli immobili perché – a detta dei giudici – «idonee a configurare un’attività commerciale». Parole che sembrano aver fatto breccia nel Governo. Dal momento che Palazzo Chigi annuncia l’avvio di un confronto per arrivare «a un definitivo chiarimento normativo».

A farlo è in serata il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Confermando l’intenzione di fare sedere allo stesso tavolo tutte «le organizzazioni non profit, comprese quelle religiose», l’esponente democrat si sofferma sulla soluzione trovata nel 2012 dal Governo Monti sull’Imu, definendola «una norma senza dubbio equilibrata, dal momento che riconduceva il pagamento solo alle componenti di natura commerciale».

Il suo intervento giunge dopo un fiume di polemiche che è andato avanti per tutto il giorno. Da registrare c’è innanzitutto la posizione della Cei che parla di pronuncia che mina gravemente «la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall’Europa» e mette fortemente a rischio la «sopravvivenza» degli istituti paritari. A dirlo è il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino che invita chi è chiamato ad adottare decisioni a «essere meno ideologico» e avverte: «Non ci si rende conto del servizio che svolgono gli istituti pubblici paritari». Una dichiarazione accompagnata dai numeri: «Non è la Chiesa cattolica ad affamare l’Italia – denuncia il numero due della Conferenza episcopale italiana -. A scegliere le scuole paritarie sono un milione e 300 mila studenti, con grandi risparmi per lo Stato. Mentre gli istituti paritari ricevono contributi per 520 milioni di euro, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo».

L’ultima fotografia delle paritarie in Italia – che a differenza di quelle tout court private rientrano a pieno titolo nel sistema nazionale di istruzione – risale all’anno scolastico 2013/2014. Quando erano 13.625 e ospitavano quasi un milione di studenti: il 71,8% dell’infanzia, l’11% della primaria, il 5% delle medie, il 12,3% delle superiori. Mentre per i primi cicli gli istituti religiosi sono oltre il 60%, tale rapporto si ribalta alla secondaria di II grado. Senza dimenticare che di paritarie si è occupata recentemente la «Buona scuola». Sia prevedendo una detrazione Irpef del 19% sulle rette fino a 400 euro, sia avviando una stretta contro i “diplomifici”.

Rinviando agli altri articoli in pagina per l’eventuale impatto sul fronte Imu delle sentenze contestate, in questa sede restiamo sul piano delle reazioni. Prima di De Vincenti a nome del Governo era intervenuta anche Stefania Giannini. Nel ricordare che secondo i giudici «c’è un trattamento diverso» tra scuole pubbliche e paritarie «perché sono istituzioni diverse», la ministra dell’Istruzione ammette: «Penso che forse ci sia una riflessione da fare». E invita ad affrontare il tema «in un quadro anch’esso europeo di riferimento e l’Italia l’ha fatto 15 anni fa, con una bella legge a firma Berlinguer». Mentre il sottosegretario Gabriele Toccafondi (Ncd) si concentra sul discrimine del fine di lucro. «Quando c’è un’attività non solo commerciale ma lucrativa – spiega – e quindi per esempio una scuola con rette di decine di migliaia di euro l’anno, è giusto che quella paghi l’Imu, ma per tutto il resto si tratta di scuole che operano per il bene di pubblica utilità ed è giusto che non siano gravate da spese di 20, 30mila euro in media l’anno di imposta municipale sugli immobili».

Un altro sottosegretario, sempre centrista ma stavolta all’Economia, Enrico Zanetti, a sua volta, concorda apertamente con la Cei quando intravede nella pronuncia dei profili di «prevenzione ideologica» ed evidenzia come, dal punto di vista soggettivo, l’esenzione si applichi «a tutti gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato comprendendo, quindi, nel novero degli enti privati, anche gli enti ecclesiastici».

A invocare un intervento diretto del premier Matteo Renzi è infine l’ex ministro dell’Istruzione, Beppe Fioroni. Mentre il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, preferisce spostarla sull’immigrazione. Con un post su Facebook: «Premetto: per fortuna che ci sono tante scuole private, anche religiose, che fanno quello che lo Stato non riesce a fare. Ma che la Chiesa – scrive – si lamenti che fanno pagare l’Imu ai suoi immobili e alle sue scuole quando ogni giorno qualche giorno invita ad accogliere immigrati a casa degli italiani mi pare strano. Sacrifici per gli altri, esenzioni per loro…».