Ici scuole paritarie, Cassazione: polemiche infondate, decidere spetta al giudice caso per caso

da Repubblica.it

Ici scuole paritarie, Cassazione: polemiche infondate, decidere spetta al giudice caso per caso

Il primo presidente Santacroce interviene per placare la bufera “in larga parte fuor d’opera”: “Sentenza in linea di continuità con il consolidato orientamento”. Spetta al giudice di merito decidere se spetta o meno l’esenzione. Servizio Informazione Religiosa: “Spallata alla libertà di educazione”

ROMA – Nessun ‘obbligo’ a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche, ma sarà il giudice di merito a dover decidere. Dopo un weekend di accese polemiche intorno alla sentenza della Cassazione, che ha stabilito che due scuole religiose di Livorno dovranno pagare l’Ici, l’Imposta comunale sugli immobili, oggi sostituita dall’Imu, l’imposta municipale unica, con il il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha parlato di “sentenza ideologica”, interviene il primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che ha deciso di spiegare la sentenza per fare chiarezza. Al fine di evitare qualunque strumentalizzazione, la Corte precisa che la sentenza “si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato circa l’interpretazione dell’esenzione prevista”, per cui “si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto – e la sentenza vi fa esplicito riferimento – di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”.

L’interpretazione, dunque, “è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale”. E la Corte chiarisce: “L’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente”.

Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto “che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa”. Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: “Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.

Ma le critiche non si placano: “La sentenza della Corte di Cassazione è oggettivamente, comunque la si guardi, una spallata alla libertà di educazione”, si legge in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei. “Il retrogusto della sentenza è ideologico e non sorprendono gli applausi che vengono dai settori più ideologizzati sia della società sia del Parlamento. Applausi dietro i quali si intravedono, purtroppo, pregiudizi coltivati negli anni, nel tentativo di affermare un principio assoluto di laicità dello Stato che facilmente sconfina nell’arbitrio del più forte”, scrive il direttore del Sir, Domenico Delle Foglie, nell’editoriale, destinato ai 150 settimanali cattolici italiani, che commenta la sentenza della Cassazione sull’Ici alle scuole pubbliche paritarie di Livorno.

“Si rimedi quanto prima al passo del gambero sulle scuole paritarie. Il tavolo di confronto annunciato dal Governo va nella direzione giusta, ma si deve accelerare per fare chiarezza e scongiurare questa mannaia che può essere vitale per le paritarie”, ha detto il deputato di Area popolare Alessandro Pagano. “Anche dal principale partito di maggioranza ci aspettiamo quindi la stessa solerzia riscontrata su altri temi meno urgenti. Per cui – prosegue Pagano – va assolutamente salvaguardata la parità scolastica, sia sul piano della libertà educativa che della sostenibilità economica. La scuola è tutta pubblica, senza contare che lo Stato risparmia 6 miliardi di euro grazie alle paritarie. Non può essere, infine, ancora una volta una sentenza giudiziaria a decidere, anche quando la politica adempie ai suoi doveri di legislatore”.

Per il senatore di Forza Italia e segretario della commissione istruzione e beni culturali di palazzo Madama, Marco Marin,  “la sentenza della Cassazione sul pagamento degli arretrati Ici per le scuole paritarie rischia di avvalorare quel malinteso da cui scaturiscono, da anni, una serie di pregiudizi ideologici nei confronti degli istituti paritari”, dando forza all’idea “che si possa assimilare questi istituti ad attività commerciali con fini di lucro. Un presupposto sbagliato che travolge un principio riconosciuto dalla nostra Costituzione: la libertà di scelta educativa delle famiglie. Di più, un presupposto che nega la realtà: la retta pagata dalle famiglie per far sì che i loro figli possano frequentare un istituto paritario è infatti a mala pena sufficiente per la sopravvivenza stessa di questi istituti”. E conclude: “Tutti devono ricordare che circa 13.500 istituti paritari garantiscono il servizio scolastico a oltre un milione di studenti. Mettere in pericolo tutto questo – prosegue – significa smantellare il nostro sistema scolastico. Altro che indebolire le scuole paritarie, vanno sostenute. Cosa che andava prevista già nell’ultimo disegno di legge sulla scuola. Un’altra occasione persa dal governo. Renzi almeno ora faccia qualcosa”, conclude.

“Proprio noi siamo oggetto di una campagna ideologica sulla scuola scatenata dalla stampa ecclesiastica. Un onore!”, afferma il segretario del Psi, Riccardo Nencini, dopo le polemiche che hanno riguardato la sentenza della Cassazione che ha stabilito che due scuole religiose dei Livorno dovranno pagare l’Ici e la risposta del segretario della Cei, Nunzio Galantino, che ha parlato di ‘sentenza ideologica’. “Eppure la posizione socialista è chiara: tutela della libertà di insegnamento, consapevolezza che spesso, in molti comuni italiani, le scuole paritarie colmano disservizi dovuti a carenza di strutture statali, nessun privilegio circa il pagamento delle tasse – aggiunge Nencini -. Poche ore fa la Cassazione ha chiarito l’orientamento assunto. Bene. La conferma che, quando il legislatore non decide, è la magistratura a sostituirlo. E’ successo spesso anche nel campo spinoso dei diritti di terza generazione. Meglio di nulla ma meglio la politica”, conclude.

Di decisione sbagliata parla il sindaco di Verona, Flavio Tosi: “Il Comune di Verona, che ritiene sbagliata la decisione della Cassazione, riconoscerà alle scuole paritarie presenti sul territorio le risorse necessarie per garantire la loro continuità lavorativa”, ha annunciato. “Le scuole paritarie – prosegue – offrono un servizio capillare importante sul territorio, garantendo lo stesso servizio delle scuole pubbliche, a pari qualità formativa e con la metà dei costi. Riconosciute come un servizio formativo paritario, queste scuole dovrebbero operare in uguaglianza di risorse e supporti statali riconosciuti”. “Una decisione che porterà solo alla chiusura di queste strutture, decretando la fine del loro importante lavoro a supporto del servizio offerto dalla scuola pubblica”. Tosi conclude auspicando che “al più presto il governo intervenga a correzione della decisione presa dalla Cassazione e che la Regione, oltre alle proteste verbali, riconosca effettivamente delle risorse per garantire aiuti in favore delle scuole paritarie del Veneto”.