Raptus o corto circuito emotivo

Raptus o corto circuito emotivo

di Adriana Rumbolo

Negli ultimi tempi per le maggiori informazioni che riceviamo si è sentito molto parlare di delitti efferati, uccisioni incomprensibili con  comportamenti dell ‘assassino,o degli assassini sempre più gravi e violenti.

Ne  parlano molto in televisione,  la cronaca è piena di articoli  di professionisti come psicologi, psichiatri, criminologi ma quello che mi stupisce è che in questi esperti predomina sempre il proprio “io”,Se si parla di adolescenti predomina l’io adulto se si parla di un assassino prevale sempre  la propria opinione che riflette , naturalmente il loro percorso interiore.

Ora un po’ meno ma prima veniva tutto catalogato come un “raptus”.

Finalmente , recentemente una psicologa ha esclamato: “insomma diciamolo pure che  non si presta la dovuta attenzione all’educazione e alla gestione del percorso affettivo-emotivo-sessuale dei nostri ragazzi che quindi  mancano della conoscenza e della gestione delle emozioni”.

Le emozioni  che possono essere positive o negative e soprattutto quelle che del nucleo primario del cervello  come la paura, la rabbia, l’angoscia da separazione non sono cambiate  nonostante siano passati migliaia , migliaia di anni mentre altre parti del cervello hanno fatto dei percorsi molto importanti specialmente con la tecnologia , ma è sempre sufficiente un’emozione non ben modulata per distruggere secoli di storia in una manciata di secondi.

Vediamo con stupore  in video, in televisione come opere d’arte meravigliose, opere maestose che hanno segnato la storia e per secoli sono state testimoni di cosa cosa l’uomo è stato capace di creare con i materiali più vari via via che ne veniva a conoscenza influenzati da un momento storico vengano abbattute quando dei soggetti  guidati solo da un’emozione scontrollata per la rabbia distruttiva o per ossessioni compulsive figlie della paura  che hanno tracimato nei loro cervelli per  un tempo breve.

Quando ho sentito con tanta superficialità usare la parola “rottamare” in una lingua  che gode di precisione e di sintesi. sono rimasta stupita:.ma allora  perchè   il cervello ci offre , la memoria a lungo termine che se si ammala ,(alzheimer) cancella addirittura la nostra identità e gli scienziati la stanno studiando tanto per quanto è importante.

Perchè  non usare “potare” come fa naturalmente il cervello quando elimina  SOLO ciò che è diventato in sovrannumero  per fare posto a vere cose nuove e più necessarie., rispettando un filo conduttore  di cui la nostra storia ha bisogno.

Quando la psicologa ha detto: “I nostri ragazzi hanno un vuoto emotivo” ha detto una frase tragica perchè vuol dire che  l’educazione del percorso emotivo è stata ignorata in famiglia, a scuola eppure il cervello emotivo  è come le fondamenta di una costruzione che dipende dal loro equilibrio.

Quando la psicologa ha espresso il suo pensiero  lei non ha proseguito su cosa si può fare per rimediare a questo vuoto; c’è , in questi salotti, come  la commemorazione di quanto avviene ma sembra manchi la voglia di capire meglio e se possibile ottenere piccoli miglioramenti.

Io vorrei sentire. Alla luce delle nuove scoperte delle neuroscienze sul cervello in generale e in particolare sul cervello emotivo possiamo fare in modo che famiglia e scuola ricevano informazioni scientifiche circa l’educazione delle emozioni e i ragazzi a seconda dell’età partecipino di queste informazioni attraverso il dialogo e che i programmi delle varie discipline   siano in sintonia con la struttura cerebrale per migliorare  comportamento e apprendimento.

Non si parla di ricerca della felicità quell’illusione la lasciamo alla bellissima canzone di Gino Paoli “Una lunga storia d’amore” dove due soggetti   nell”innamoramento possano credere che  avvolgendosi nella loro passione dopo averla isolata dal mondo possano vivere un’eterna storia d’amore .

Penso che ci si accontenterebbe di raggiungere un equilibrio emotivo che riduca i più gravi e delittuosi episodi a danno nostro o altrui.